domenica 19 aprile 2015

Il Sole Domenica 25.4.15
Riscrivere la fortuna di Beppe
di Armando Massarenti

La rivista «L’Illuminista» celebra il settantesimo anniversario della liberazione con un numero triplo dedicato al massimo “cantore” in prosa della Resistenza: Beppe Fenoglio. Curatore del volume è Gabriele Pedullà (in collaborazione, nella sezione sull’antologia critica, con Alessandro Tucci), che qui a fianco ci illustra il lavoro critico che lo ha portato a ricostruire per Einaudi «Il libro di Johnny». Le quasi 800 pagine della rivista rappresentano un esempio prezioso di un «revisionismo serio», capace di ridimensionare, entrando nei dettagli, molte idee e pregiudizi radicati. Di fronte a questa notevole raccolta di materiali ora non sarà più possibile, per esempio, sostenere che Fenoglio è stato trattato male in vita e “scoperto” solo dopo la morte, come pure si sente dire abitualmente. È vero che, tra gli altri, Eugenio Montale e Carlo Bo gli furono ostili. Ma la quantità e la qualità dei giudizi in suo favore fa impressione, sin dall’inizio. Tra gli estimatori, qui raccolti, ci furono Calvino, Banti, Del Buono, Citati, Pampaloni, De Robertis, Piccioni, Spriano, ecc. Da ridimensionare fortemente è anche l’idea un po’ complottista di una ostilità organizzata da parte dei comunisti nei confronti di Fenoglio. Basti ricordare che nello stesso giorno in cui Marcello Venturi pubblicava sull’«Unità» una stroncatura de La malora, il 19 settembre 1954, sulla edizione di Torino dello stesso quotidiano lo storico ufficiale del Pci, Paolo Spriano, ne scrive un testo molto elogiativo. Tutta la ricezione di Fenoglio è stata però segnata dal durissimo scontro ideologico degli anni 50. Anche Il libro di Johnny, il “libro grosso” di Fenoglio, una volta ricostituito nella sua forma originaria, si rivela con grande chiarezza – tra le altre cose – come ispirato dal clima surriscaldato di quegli anni: una vera e propria opera della Guerra Fredda, dove mostrare i pericoli del comunismo è spesso per l’autore ancora più importante che denunciare i mali del fascismo (in quanto questo appartiene ormai al passato, mentre la lotta al comunismo ha conseguenze pratiche immediate). Grazie allo studio del contesto reale della guerra di liberazione nelle Langhe oggi sappiamo che Fenoglio ha abbondantemente e sistematicamente “corretto” gli eventi che fanno da sfondo alla storia di Johnny per offrire un quadro più ideologicamente marcato e connotato. Ciò ha spinto Pedullà a sostenere che Il libro di Johnny così ricostruito è uno dei capolavori ideologici del romanzo italiano, assieme ai Promessi sposi e al Gattopardo. In altre parole, sostiene Pedullà, il capolavoro della letteratura resistenziale è anche un’opera a tesi, concepita per prendere apertamente posizione nella lotta politica degli anni Cinquanta.