Il Sole 30.5.15
Istruzione. Il premier rassicura i sindacati sui poteri del preside: non sarà uno sceriffo ma non può essere un passacarte
«Sulla scuola aperti a modifiche»
Renzi: non faremo un decreto ma stop a ideologie e slogan, la riforma è di tutti
di Eugenio Bruno, Claudio Tucci
Roma La maxi-assunzione di 100mila docenti precari era nel disegno di legge sulla «Buona scuola» e lì resterà. «Non faremo un decreto legge, non procederemo con strumenti d’urgenza», ha assicurato ieri il premier Matteo Renzi nella sua tradizionale e-news. Confermando quanto anticipato ieri da alcuni parlamentari a lui vicini e smentendo, di fatto, le indiscrezioni di stampa dei giorni scorsi che davano invece per certo lo stralcio del piano di stabilizzazione dal ddl attualmente all’esame della Camera. Con l’occasione il presidente del Consiglio è tornato anche sulle polemiche dei giorni scorsi tra la ministra Stefania Giannini, che aveva definito squadristi i professori che l’avevano contestata Bologna, e i sindacati, che martedì 5 maggio saranno in piazza per protestare contro la riforma dell’istruzione messa in campo dal governo. Nel definire «comprensibili» le polemiche degli insegnanti l’ex sindaco di Firenze ha sottolineato poi che «chi contesta ha tutto il diritto di farlo». Ribadendo il suo appello a entrare nel merito e la disponibilità a cambiare il testo.
«La scuola è un bene troppo prezioso per lasciarlo alle ideologie e agli slogan», ha spiegato Renzi che si è anche soffermato su alcune delle modifiche che l’esecutivo ha già accolto o è disposto ad accogliere. A cominciare dal ruolo del preside, «che non sarà certo uno sceriffo, ma non può neanche essere un passacarte di circolari ministeriali». Passando per «la riorganizzazione degli organi collegiali» che è stata già stralciata dal ddl («anzi daremo più ruolo al consiglio di istituto», ha aggiunto) il premier si è detto pronto «a discutere nel merito di come valutare i professori (non è possibile che si chieda ai ragazzi di fare del proprio meglio e contemporaneamente si abbia paura del merito». «La stagione del 6 politico é finita», ha chiosato l’inquilino di Palazzo Chigi dicendosi aperto «a ogni modifica se finalizzata all’interesse dei ragazzi e di chi la scuola la vive, giorno dopo giorno». Concetti e toni ribaditi a stretto giro dal sottosegretario, Davide Faraone.
Tra le modifiche in rampa di lancio c’è una nuova riscrittura dell’articolo 2 del provvedimento sul piano per l’offerta formativa. Un emendamento a firma della relatrice, Maria Coscia (Pd) specifica che il piano dovrà essere predisposto, «con la partecipazione di tutte le componenti» della scuola. Sarà quindi elaborato dal collegio dei docenti sulla base degli indirizzi e delle scelte di gestione e di amministrazione definiti dal preside; dovrà essere approvato dal consiglio di istituto (o di circolo), e sarà modificabile annualmente.
Che il ddl è, nei fatti, un cantiere aperto lo dimostra anche l’intera riscrittura dell’articolo 1, per chiarire meglio gli obiettivi della riforma, e valorizzare maggiormente il ruolo dei docenti.
Il punto è che il provvedimento «resta coerente solo se viene mantenuto saldo l’obiettivo di incrementare gli spazi di autonomia - sottolinea in una nota l’Anp, l’Associazione nazionale presidi -. Non si può lasciare un dirigente senza strumenti e senza poteri solo per cedere a mediazioni al ribasso».