venerdì 24 aprile 2015

Il Sole 24.4.15
Viminale. Finger printing per tutti gli sbarcati
L’Italia fa i conti con gli obblighi di identificazione
di Marco Ludovico


ROMA Una corsa contro il tempo: gli arrivi di migranti sono continui, i centri di accoglienza tutti pieni, il rischio di non trovare un tetto, un alloggio o comunque una sistemazione adeguata, molto elevato.
Il ministero dell’Interno deve fare i conti con le decisioni in arrivo da Bruxelles, il tema discusso del finger printing - impronte digitali e identificazione completa ed esaustiva per ogni migrante sbarcato - ha già fatto scattare l’allerta al ministero guidato da Angelino Alfano.
La questione è annosa: gli altri stati d’Europa pretendono, non senza ragione, che le procedure di identificazione in Italia siano integrali, in grado di garantire senza dubbi nazionalità, provenienza e dati anagrafici del migrante. I motivi sono quelli di pubblica sicurezza, intanto; di verifica delle condizioni per la richiesta di protezione internazionale; ma anche di accertamento, senza alcun dubbio, dello stato di approdo che, secondo il trattato di Dublino, è quello dove poi l’immigrato è obbligato a risiedere.
Il finger printing dovrebbe escludere il fenomeno, che da diverse nazioni Ue è sempre stato contestato all’Italia, di presenze numerose di migranti oltre i nostri confini: il caso dei tunisini giunti sulle coste siciliane e poi arrivati fino in Francia è fin troppo noto. Certo è che se l’Italia fosse costretta ad applicare immediatamente e integralmente i processi di identificazione, con la pressione di sbarchi tuttora in corso - e nulla fa pensare che possa diminuire a breve - potrebbero esserci numerosi problemi organizzativi da risolvere. Intanto il ministero dell’Interno deve, comunque, tenersi pronto all’accoglienza.
È annunciata in queste ore, infatti, una circolare del dipartimento Libertà civili e immigrazione del Viminale - la seconda a distanza di pochi giorni - che coinvolge in pieno i prefetti sul territorio. A loro, infatti, spetta o quantomeno può essere attribuita la capacità di governare l’accoglienza in base agli accordi dell’intesa del luglio scorso tra governo ed enti territoriali per un’equa distribuzione dei rifugiati tra tutte le regioni d’Italia.
La stima del Viminale è che serviranno, anzi servono subito, almeno seimila posti letto. Cifra con buona probabilità arrotondata per difetto per non creare allarmismo o panico. Così come quella, ipotizzata mercoledì dal prefetto Mario Morcone in commissione Affari costituzionali al Senato, di un totale di 200mila sbarchi quest’anno. I prefetti sul territorio, intanto, possono recuperare il loro ruolo, mediare tra le diverse posizioni degli enti locali, superare le resistenze - oggi moltissime, dettate dalla scadenza politica delle regionali il 31 maggio - attraverso confronti, interlocuzioni e, in ultima istanza, requisizioni coatte. La scommessa è di riuscire dove la politica con il suo egoismo non vuole, per ora, risolvere.