venerdì 24 aprile 2015

Corriere 24.4.15
Un team dall’estero per il fotosegnalamento I timori del Viminale: «Siamo commissariati»
Tutti i nodi irrisolti. I posti da trovare, l’ipotesi di usare i capannoni
di Fiorenza Sarzanini


ROMA A tarda sera, quando il comunicato ufficiale certifica il mancato accordo su una serie di misure proposte dall’Italia, si comprende che la collaborazione dell’Unione Europea è solo di facciata. E al Viminale appare sempre più evidente la necessità di trovare con urgenza strutture dove sistemare i migranti, visto che sulla distribuzione dei profughi ci si è limitati ad «avviare un percorso» però nessuna decisione è stata presa. Ma anche in attesa dell’arrivo nel nostro Paese di quei team internazionali delegati alle operazioni di fotosegnalamento.
È questa la parte più spinosa, quella che scatena l’ira dei tecnici, perché viene vissuta come una sorta di «commissariamento». Non è l’unica. Il rinvio di una decisione sulla distruzione dei barconi utilizzati per trasportare i migranti, costringerà le autorità italiane a procedere in autonomia con «azioni mirate», come conferma il ministro della Difesa Roberta Pinotti quando dichiara: «Faremo tutto quello che può essere necessario. Su questo i tecnici sono capaci di dare delle soluzioni. È il loro lavoro e quando si prepara un piano militare svelarlo prima, in genere, non è utile. Noi siamo pronti. Speriamo che l’Europa sia al nostro fianco, pronta come noi».
L’ipotesi è quella di autorizzare i comandanti delle navi impegnate nei soccorsi a distruggere gommoni e pescherecci per evitare che, quando loro riprendono la rotta per mettere in salvo le persone, gli scafisti tornino a riprendere l’imbarcazione come è già accaduto in centinaia di casi. E la utilizzino per organizzare altri viaggi della disperazione con i quali guadagnano centinaia di migliaia di euro in un traffico di essere umani ormai senza fine.
Il problema del fotosegnalamento è stato posto più volte, l’Italia è stata accusata di non aver identificato numerosi stranieri tra le migliaia giunti sulle nostre coste. Una questione posta nuovamente ieri in maniera più che esplicita prima della proposta di collaborazione avanzata dalla Francia e condivisa da numerosi altri Stati. La decisione di affiancare a poliziotti e volontari, personale specializzato proveniente dall’estero in realtà sembra nascondere la volontà di controllare che la procedura sia rispettata in maniera rigida. Le parole di Angela Merkel pesano come macigni: «Siamo pronti a sostenere l’Italia ma la registrazione dei rifugiati deve essere fatta in modo adeguato secondo le regole Ue».
Questo costringerà le autorità a fermare i migranti nei porti di arrivo — Lampedusa, ma anche Porto Empedocle e gli altri approdi siciliani — in attesa che avvenga l’identificazione completa. E ciò vuol dire che bisognerà trovare altre strutture adatte all’accoglienza temporanea. L’ipotesi è quella di utilizzare capannoni industriali o addirittura di affittare traghetti delle compagnie marittime private per prendere le impronte digitali e accogliere tutte le istanze di chi si dichiara rifugiato politico e richiede asilo.
La carenza di posti è lo scoglio che si trova ad affrontare ogni giorno la Direzione Immigrazione del Viminale. Già oggi potrebbe essere diramata la nuova circolare che sollecita i prefetti a trovare entro la fine della settimana altri 5.000 posti. Anche perché l’impegno dell’Europa a prenderne 10.000 riguarda il cosiddetto «reinsediamento», dunque riguarda chi si trova all’estero — in particolare nei Paesi africani e mediorientali segnati dalla guerra — ma non contempla al momento una redistribuzione di quelli che invece sono già in Italia. E dunque non fornisce alcun aiuto, anche tenendo conto delle stime di arrivi: secondo i dati aggiornati a ieri sono giunti 25.100 stranieri e due giorni fa, di fronte al Parlamento, il prefetto Mario Morcone ha parlato di arrivi nel 2015 di almeno 200.000 persone. Un’emergenza di cui l’Europa non pare disposta a farsi carico.