Il Sole 17.4.15
Apparentamenti e preferenze, i temi (deboli) dei dissidenti
di Roberto D’Alimonte
Il 30 marzo la direzione del Pd ha votato a favore della approvazione dell’Italicum così come è. La maggioranza dei deputati del Pd alla Camera ha fatto la stessa cosa due giorni fa. Alla Camera il Pd ha 310 voti. Sulla carta gliene basterebbero 6 in più per fare approvare la riforma. Area Popolare, il gruppo che fa capo a Alfano, ha 33 deputati. Alfano non ha alcun interesse a mettersi di traverso con il rischio di far cadere il governo. Il suo partito ha avuto soddisfazione su un punto centrale della riforma: l’abbassamento della soglia dall’8% del primo Italicum al 3% del secondo, in cambio del premio solo alla lista. Scelta civica ha 25 deputati cui si possono aggiungere i 13 di Italia Centro-democratico. A questo punto la questione dovrebbe essere chiusa. E senza Berlusconi. E invece no. Una parte del gruppo parlamentare del Pd alla Camera minaccia fuoco e fiamme. Sarebbe persino disposta a rischiare di mettere in crisi il “suo” governo. E su che cosa ? Su preferenze e apparentamenti.
Ricapitoliamo i fatti. Nel primo Italicum, quello approvato alla Camera nel marzo 2014, la selezione di tutti i candidati avveniva con le liste bloccate. Il testo attuale prevede un sistema misto. Non è un sistema perfetto. È vero che il meccanismo previsto crea una asimmetria. Chi vince avrà più candidati eletti con il voto di preferenza, mentre chi perde avrà più candidati eletti con il voto bloccato. Si poteva fare meglio ma Forza Italia lo ha impedito. Alla fine dei conti però il 50% degli eletti sarà scelto con il voto di preferenza. In più sarà proprio il partito al governo a esprimere una rappresentanza in massima parte scelta dagli elettori. Nemmeno i dissidenti Pd vogliono un sistema di sole preferenze. E allora, che senso ha rischiare di mettere in crisi partito e governo per una manciata di preferenze in più? Come fa la gente a capire?
Lo stesso dicasi sulla questione degli apparentamenti. Se nessun partito vince al primo turno, ci sarà un ballottaggio tra i due partiti più votati. L’Italicum non prevede che tra primo e secondo turno i due sfidanti possano fare accordi formali con altri partiti. Si devono presentare davanti agli elettori nella stessa formazione con cui hanno raccolto i voti al primo giro. I voti per vincere al ballottaggio devono cercarseli tra gli elettori dei partiti esclusi dalla competizione. Con l’apparentamento invece i due sfidanti sono incentivati a fare accordi con i partiti esclusi dal ballottaggio. Insomma senza apparentamento contano di più gli elettori perché è a loro che si devono rivolgere direttamente i due sfidanti. Con l’apparentamento contano di più le élites di partito. Inoltre con l’apparentamento rientrerebbero dalla finestra quelle coalizioni che il premio solo alla lista cerca di tenere fuori dalla porta. Si tratta di questione così importante da giustificare una opposizione così dura?
In realtà gli stessi dissidenti si rendono conto della sproporzione tra le questioni specifiche che sollevano e i rischi che la loro azione comporta. E così la difesa di preferenze e apparentamenti è diventata sinonimo di difesa della democrazia. Solo in questo modo pensano di giustificare la durezza dello scontro in atto, senza rendersi conto che così facendo rendono le loro ragioni ancora meno giustificabili. Ci vuole coraggio a spiegare agli italiani che oggi la democrazia è minacciata e che con qualche preferenza in più sarebbe al sicuro.