mercoledì 15 aprile 2015

Il Sole 15.4.15
Sanità, decreto per tagliare 2,3 miliardi


Atteso oggi l’accordo con le Regioni - Al via rinegoziazione dei contratti per 1,4 miliardi
Penalità in busta paga ai medici che prescrivono esami inutili. Ripiano per i buchi di spesa extra-tetto anche per le imprese di dispositivi medici. Rinegoziazione dei contratti per l'acquisto di beni e servizi e dispositivi. Rivoluzione del Prontuario farmaceutico. Risparmi anche sul personale medico per la riduzione di migliaia di reparti e di primariati. È ormai pronta la manovra di tagli alla spesa sanitaria che quest'anno vale da 2,35 mld, da applicare però in soli 7-8 mesi. L'accordo tra Governo e regioni è in agenda per questo pomeriggio. Poi con ogni probabilità l'intesa sarà tradotta in un decreto legge. Ma già cresce il malumore di imprese e categorie.
Frutto amaro del taglio da 4 mld alle regioni deciso con la manovra 2015, il nuovo colpo di scure alla spesa sanitaria è composto di due parti: il mancato aumento (2 mld) del Fondo Ssn e contemporaneamente l'individuazione delle leve che i governatori dovranno applicare per restare ai livelli del 2014. Anche se, ma a parità di risultato, potranno individuare delle misure alternative. La fibrillazione è però già cominciata. «Un dejà vu di manovre contrarie alla crescita del settore: trattare così le imprese farmaceutiche che con il loro impegno hanno fatto crescere export e occupazione fa male al Paese e alla sua economia», contesta Farmindustria. Ma anche i produttori di biomedicali si oppongono. E in genere i produttori di beni e servizi anche non sanitari. Come i sindacati medici. Se decreto legge sarà, c'è da aspettarsi battaglia in Parlamento.
La manovra finanziariamente più pesante tocca l'acquisto di beni e servizi e di dispositivi con circa 1,45 mld. La parola chiave è «rinegoziazione dei contratti»: per beni e servizi dovrà garantire l'abbattimento di almeno il 4% del valore dei contratti in essere e, in mancanza di accordo, le aziende sanitarie potranno rescindere i contratti senza alcun onere, in attesa di nuove gare centralizzate o aziendali potranno accedere a convenzioni-quadro (anche di altre regioni) o ad affidamento diretto a condizioni migliori. Il menu è variegato: dai combustibili alla cancelleria, dalla manutenzione alle collaborazioni, dalle utenze telefoniche ai lavori interinali alle mense e alle lavanderie. In tutto 60 voci di spesa nel mirino. Percorso pressoché uguale vale per l'acquisto di dispositivi medici (nasce anche un Osservatorio), per i quali però è previsto anche il pay back a carico delle imprese produttrici se sarà sforato il tetto di spesa del 4,4%: dovranno ripianare il 30% del rosso nel 2016, il 40% nel 2017 e il 50% dal 2018. Da notare che nel 2014 il buco è stato di 845 mln.
Altro capitolo scottante è la farmaceutica. La revisione del Prontuario sarà anticipata di sei mesi, entro fine giugno, con risparmi calcolati (quest'anno) di 200 mln, 400 dal 2016. L'Aifa dovrà individuare gruppi di farmaci «terapeuticamente assimilabili» e identificare i sottogruppi di confezioni ad uguale intensità di trattamento, per poi fissare il prezzo di rimborso pagato dal Ssn al livello del listino più basso: il resto lo paga l'assistito. Prevista poi la ridefinizione del prezzo (di «almeno» il 20%) dei prodotti biotech scaduti di brevetto e la revisione dei prezzi dei medicinali sottoposti a rimborsabilità «condizionata».
Non manca la voce “buona spesa” per l'«appropriatezza» delle prestazioni. A cominciare dalle prestazioni di specialistica ambulatoriale: quelle non “valide” le pagheranno gli assistiti. Mentre i medici dovranno prescrivere solo ciò che non è spreco e compilare a dovere la ricetta: altrimenti, dopo le verifiche, potranno perdere parte del trattamento accessorio se dipendenti o la riduzione degli incentivi se medici convenzionati. Altra tagliola scatterà per i ricoveri inappropriati di riabilitazione. E si risparmierà sulle spese (indennità ecc) con l'entrata in vigore dei nuovi standard ospedalieri che cancelleranno migliaia di strutture semplici e complesse (queste, con tanto di primari). Sempreché tutte le regioni ce la facciano, i Tar non blocchino qualcosa e il Parlamento approvi il tutto, se decreto sarà.