domenica 12 aprile 2015

Il Sole 12.4.15
La «tangentopoli» ischitana
Pressing dei pm sul ruolo di D’Alema, Casari elusivo
L’ex presidente della Concordia in uno degli interrogatori con Woodcock: «Pensavo Renzi non lo avrebbe rottamato»
di Simone Di Meo


NAPOLI Anche i manager di lungo corso sbagliano. «Avrei scommesso che Renzi avrebbe recuperato come commissario europeo, e non tanto rottamato, D’Alema». È l’ex presidente del Cpl Concordia Roberto Casari a parlare nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Amelia Primavera.
Ammette di essere stato tratto in inganno dalla «presentazione cordiale», alla quale lui stesso aveva assistito, che l’attuale premier aveva fatto a Roma del libro di Massimo D’Alema “Non solo Euro”. Lo stesso volume di cui la coop modenese aveva acquistato 500 copie dalla fondazione Italianieuropei insieme a 2mila bottiglie di vino rosso, prodotte dall’ex presidente del Consiglio. E per questo si era lasciato andare a una previsione poi rivelatasi sballata.
È il pm Woodcock a voler approfondire il ruolo del politico Pd nella vita dell’azienda romagnola. Soprattutto in relazione alla ormai famosa frase «D’Alema ha messo le mani nella merda» pronunciata da Francesco Simone, responsabile per i rapporti istituzionali della stessa cooperativa, in un colloquio telefonico con Nicola Verrini, dirigente di area della coop (entrambi arrestati nella stessa inchiesta sulla metanizzazione di Ischia insieme al sindaco isolano Giosi Ferrandino). Per questo, il magistrato chiede all’ex presidente di offrire una sua interpretazione. Casari, però, una risposta specifica non la fornisce. Anzi, sguscia via sottolineando di aver posto, a sua volta, la stessa domanda a Verrini. E il manager gli avrebbe sbrigativamente spiegato che «è un modo di dire per chi fa le cose», nel senso che «c’è chi pensa e chi fa». E D’Alema, secondo Verrini, sarebbe uno operativo. Come dimostra la circostanza, raccontata sempre dall’ex numero uno del colosso dell’energia di Modena, di quando D’Alema fece visita alla sede della Cpl in provincia di Modena con Vasco Errani e Franco Gabrielli (allora rispettivamente presidenti della Regione e della Protezione civile) dopo il sisma del 2012 per spiegare che interventi sarebbero stati fatti dopo il terremoto e verificare le condizioni della cooperativa. «Una visita di solidarietà estremamente gradita, ho apprezzato questo politico che è venuto lì» spiega un po’ pasticciando Casari, senza però rispondere (come egli stesso ammette) alla richiesta di chiarimenti di Woodcock. Alla fine, una risposta il pm non la ottiene. «Non so cosa quella frase significasse», taglia corto il presidente prima di passare a tratteggiare la figura del suo ex “braccio destro” Francesco Simone, uno che - a suo dire - «ha sempre problemi di soldi, un po’ lunatico», che «parla sempre anche di quello che non sa».
Casari è coinvolto anche in un secondo filone che riguarda gli appalti della multiutility dell’energia: il pm Cesare Sirignano della Dda di Napoli lo ha infatti messo sott’inchiesta per concorso esterno mafioso. In totale sarebbero 12 gli indagati di questo procedimento. Tra questi, l’imprenditore casertano Giovanni Di Tella che ha ottenuto dall’azienda di Modena subappalti per la posa dei gasdotti nel Casertano e a Ischia. Di Tella è un personaggio chiave del fascicolo perché ne parla pure il superpentito casalese Antonio Iovine. Racconta di essere stato ospitato a casa sua durante la latitanza e di aver ricevuto da lui denaro e regali sotto forma di tangente per l’aiuto nel procacciamento di appalti e commesse pubbliche.