domenica 26 aprile 2015

Corriere La Lettura 26.4.15
L’anima russa è un’anima morta
Una “primavera” che è invece un ennesimo inverno
Il mio Paese è emigrato dal XXI secolo al Medioevo
Un popolo di zombi ama Putin, e l’Occidente arretra
di Mikhail Shishkin


A scuola ci insegnavano che sono stati i russi a inventare radio, lampadina elettrica, macchina a vapore e via dicendo. Poi salta fuori che erano tutte storie finite nei libri di scuola ai tempi della persecuzione dei «cosmopoliti» (gli ebrei, ndr ) sotto il regime di Stalin.
Non ho idea di cosa dicano oggigiorno al riguardo i testi scolastici. Nel Paese imperversa la «primavera russa» o piuttosto l’ennesimo «inverno russo» e così si provvede a riscrivere i testi scolastici. Probabilmente verrà introdotta una nuova materia di studio: «Fondamenti dell’anima russa».
A proposito, l’anima russa l’hanno inventata i tedeschi.

Quando i russi hanno preso a riflettere su di sé, l’anima russa era già da un paio di secoli una categoria della «russologia» occidentale, e prima ancora si incontra alla metà del XVII secolo nel libro Viaggi di Moscovia di Adam Olearius, dove l’orientalista tedesco descrive così la visita a una chiesa ortodossa: «Sul frontone la raffigurazione del Giudizio Universale. E qui il monaco indicandoci un uomo in abiti tedeschi ci ha detto: “Anche i tedeschi e gli altri popoli potrebbero salvarsi, se solo avessero l’anima russa”».
Oggi siamo nel XXI secolo, non più nel XVII. Ma nel nome dell’«idea russa» e del «mondo russo» scorre sangue, si tortura, si prendono ostaggi, si fucila, si radono case al suolo, si abbattono aerei.
E così nel nuovo impero russo s’insinua l’idea sediziosa che non esista alcuna anima russa. C’è piuttosto una banda di corrotti che ha preso in ostaggio il Paese. C’è la televisione contaballe. C’è la fetida Duma che esala leggi asfissianti. C’è il terrore dell’unico uomo che invecchia al Cremlino. C’è l’usanza nazionale di leccare gli stivali ai più forti. C’è lo slogan «Crimeanostra». C’è la credenza immarcescibile che diavolo e demoni abbiano assunto le sembianze degli Usa e dell’Europa. Ci sono le ruberie generalizzate dei burocrati. Ci sono i tribunali con cui è meglio non avere a che fare. C’è la lotta alla corruzione, al motto gogoliano «chiedi per quel che ti spetta». C’è l’umiliazione della dignità umana ovunque: strade, istruzione, medicina, pensioni. E infine c’è la popolazione che sopporta tutto.
La grande letteratura russa ha aiutato a sopravvivere al Gulag, ma non ha potuto scongiurare la trasformazione del Paese in un Gulag. La grande letteratura tedesca non poté fermare i tedeschi che in preda all’esaltazione seguirono il loro Führer nella catastrofe.
Negli ultimi due anni provo esattamente ciò che hanno provato gli scrittori tedeschi alla fine degli anni Trenta. Libri inermi. L’impotenza della letteratura. Il regime guida il Paese alla guerra contro l’Europa e l’America in nome del «mondo russo» e i russi seguono il loro Führer nella catastrofe. Dopo 15 anni al potere, Putin ha ottenuto tutto ciò a cui può aspirare un dittatore. Il popolo lo ama, i nemici lo temono. Ha instaurato un regime che non si regge sui vacillanti articoli della Costituzione, bensì sulle leggi incrollabili della fedeltà del vassallo al suo signore, dalla base della piramide del potere su su fino al vertice. Questa dittatura del XXI secolo ha bene appreso dall’esperienza dei predecessori onde evitare i loro sbagli: frontiere aperte e a tutti gli scontenti l’invito indeclinabile a lasciare il Paese. Durante il governo di Putin milioni di persone hanno lasciato la Russia, l’ondata migratoria cresce di mese in mese. E ad andarsene è l’élite: scienziati, ingegneri, imprenditori. Queste catastrofiche emorragie umane indeboliscono il Paese, rafforzando la dittatura. E per quelli che sono rimasti la ricetta infallibile è la guerra. L’isteria patriottica alla tv è l’asso nella manica del regime. Grazie alla tv spazzatura il quadro generale che il popolo si è fatto è questo: l’Occidente vuole annientarci perciò, come i nostri padri e i nostri nonni, siamo costretti a condurre la guerra santa contro il fascismo e siamo pronti a sacrificarci per la vittoria. E chi la pensa diversamente è un traditore della nazione.
Non si vede la fine della guerra in Ucraina, ma si sa già chi è il vincitore: Putin. Nella corsa alla fornitura di armi nella zona dei conflitti la Nato perderà sempre. L’Occidente non è pronto e non sarà mai pronto a premere il pulsante. Nel ricatto nucleare la democrazia non ha chance. A ogni nuovo passo dell’aggressore l’Occidente arretra sempre più. Saranno mai pronti gli elettori di Berlino, Madrid o Roma ad ardere nel fuoco atomico per una qualsiasi Mariupol’?
Non c’è sanzione che costringa i russi a scendere in piazza contro il regime di Putin. Probabilmente le nazioni occidentali, spaventate dal pericolo della guerra e dalla crisi economica, rieleggeranno i loro governi e sostituiranno gli avversari di Putin con i suoi alleati.
Il sostegno patriottico del popolo-zombi a Putin è garantito, l’opposizione neutralizzata e paralizzata, all’estero i nemici temono la guerra. Cosa volere di più? La piramide di Putin è ben salda, ma ha solo un piccolo difetto congenito: la successione al trono. Quando sarà il momento la salda piramide si rivelerà un castello di carte. Prima o poi ci toccherà vedere i pilastri del regime trasformarsi in clan rivali pronti a dilaniare il Paese.
Nel 1917 il grande impero russo è crollato in pochi mesi. Nel 1991 il colosso dell’Urss è andato in frantumi nel giro di tre giorni. La piramide di Putin si polverizzerà in qualche ora.
Sotto i nostri occhi la Russia è emigrata dal XXI secolo al Medioevo. Impossibile respirare in un Paese in cui l’aria è satura d’odio. Nel corso della storia a tanto odio è sempre seguito tanto sangue. Cosa c’è in serbo per il mio Paese? Un gigantesco Donbass?
(traduzione di Emanuela Bonacorsi )