giovedì 9 aprile 2015

Corriere 9.4.15
Italicum, Boschi chiude la porta alla sinistra
Il ministro dopo la lettera di Speranza: funziona così, no a modifiche
di M. Gu.


ROMA Nessuna apertura, nemmeno una concessione piccola piccola. L’appello di Area riformista a Renzi, perché riapra la riflessione sulla legge elettorale, è stato respinto senza tanti complimenti dai vertici del Pd. I deputati della minoranza vicini al capogruppo Roberto Speranza avevano raccolto in calce al documento oltre ottanta firme. E per convincere il premier che, una volta approdato nell’Aula di Palazzo Madama, i «falchi» non avrebbero fatto scherzi, stavano per chiedere la sottoscrizione anche ai senatori. Ma il secco «no» al dialogo scandito da Maria Elena Boschi ha congelato ogni sforzo diplomatico.
«Il testo dell’Italicum è corretto e funziona, non c’è la necessità di modifiche» ha stoppato la minoranza dialogante la ministra delle Riforme, uscendo dalla riunione della commissione Affari costituzionali della Camera. «Ci sono tutti i presupposti per rispettare i tempi». La legge elettorale, incardinata ieri a Montecitorio per la terza lettura, approderà in aula il 27 aprile e Renzi punta ad approvarla senza cambiare una sola virgola, per non doversi infilare nella «palude» del Senato. E se il capogruppo Speranza ha cercato, con la sua lettera-appello, di non spaccare il Pd ed evitare imboscate a voto segreto, il premier sembra pronto ad assumersi i rischi di una navigazione al buio.
La minoranza chiede di diminuire il numero dei nominati e di consentire gli apparentamenti di liste al ballottaggio, ma l’unica concessione che il leader è disposto a fare riguarda la riforma del Senato: solo piccoli aggiustamenti, perché l’impianto della legge non si tocca.
Quanto all’Italicum, il vicesegretario Lorenzo Guerini ribadisce la fermissima intenzione di non modificarlo: «Ci siamo confrontati a lungo, sia nel gruppo che negli organi del partito. Il testo ha ricevuto l’ok di tutta la maggioranza e di Forza Italia nel voto al Senato. Cambiarlo ancora vorrebbe dire allontanare l’obiettivo dell’approvazione». Cosa che Renzi, assolutamente, non vuole.
La commissione ha nominato relatore di minoranza il presidente Francesco Paolo Sisto e relatore di maggioranza Gennaro Migliore, che ha da poco lasciato Sel per il Pd. La scelta ha provocato qualche ironia. Giuseppe Lauricella, deputato della minoranza che è in commissione Affari costituzionali, ha affidato il suo disappunto a Twitter: «Anche Migliore sfata il detto “chi tardi arriva male alloggia”. Ma per avere rilievo nel @pdnetwork occorre passare prima da #Sel?». L’ex collega di partito Stefano Quaranta, capogruppo di Sel in commissione, si è esercitato sull’aspetto «grottesco» della nomina di Migliore a relatore: «Già fieramente contrario all’Italicum e sostenitore del Mattarellum. Il messaggio è: no al dialogo si al trasformismo». La saldatura tra vendoliani e bersaniani potrebbe continuare quando si tratterà di votare gli emendamenti. La minoranza Pd ne sta scrivendo diversi, anche per questo si continua a parlare della possibile sostituzione dei membri della commissione che fanno capo all’ala sinistra del Pd. «Il tema è aperto» confermano al Nazareno, dove assicurano che gli avvicendamenti non avranno il sapore di una epurazione di massa. L’auspicio dei vertici del Pd è che siano gli stessi deputati della minoranza (come Bersani, Cuperlo, Bindi, D’Attorre) a chiedere di farsi sostituire per non intralciare l’iter dell’Italicum.