Corriere 9.4.15
Le due Sonate a Kreutzer Della famiglia Tolstoj
risponde Sergio Romano
Ho saputo che la moglie di Tolstoj scrisse un romanzo che oggi si potrebbe definire femminista, perché prende la difesa della donna contro l’idea che si faceva suo marito di lei (e di tutte le donne) come oggetto di soddisfazione del suo desiderio e basta. Tutto gira intorno alla Sonata a Kreutzer. Non è sorprendente che in questa epoca di rivalutazione delle figure femminili la moglie di Tolstoj non riceva il suo giusto plauso?
Michele Montagna
Caro Montagna,
Sofia Tolstaja non fu soltanto la devota moglie del grande scrittore russo e la madre dei suoi tredici figli. Copiava e correggeva le opere del marito, teneva i rapporti con gli editori e i funzionari della censura, amministrava i suoi beni. Avrebbe fatto una brillante carriera letteraria se non avesse deciso di vivere nell’ombra di Lev limitandosi a due traduzioni dal tedesco e dall’inglese, a qualche poesia, alla occasionale pubblicazione di articoli su giornali e riviste.
Non è sorprendente, quindi, che questa donna sensibile e intelligente abbia letto con un certo smarrimento un romanzo breve che Tolstoj scrisse nel 1889. Nella Sonata a Kreutzer è raccontata la lunga conversazione di un uomo con il suo compagno di viaggio sul treno che attraversa da un paio di giorni le sterminate pianure russe. L’uomo (Pozdnyshev) prova l’irresistibile bisogno di confessare una pagina oscura e drammatica della sua vita. Aveva sposato la donna di cui era innamorato, una giovane pianista, ma non aveva mai cessato d’interrogarsi sulla sessualità maschile e femminile alternando propositi virtuosi a turbamenti carnali. Era convinto che ogni donna, nobile dama o prostituta, fosse dominata dal desiderio di sedurre e che tutte, quindi, fossero virtualmente impure.
Il dramma della gelosia esplose quando nella vita dei coniugi apparve un brillante violinista con cui la moglie amava esercitarsi al pianoforte. E si concluse drammaticamente quando il marito assistette a una esecuzione della Sonata a Kreutzer di Beethoven in cui il violino e il piano erano appassionatamente affiatati. Convinto di un adulterio che non era avvenuto, Pozdnyshev aveva ucciso rabbiosamente la moglie con un colpo di pugnale. Durante il suo lungo viaggio attraverso la Russia, il marito si dimostra consapevole della propria colpa, ma il racconto sembra suggerire che il potere seduttivo della donna possa giustificare la gelosia maschile.
È probabile che Sofia Tolstaja abbia visto nel romanzo alcuni tratti del carattere e della natura del marito. La Sonata a Kreutzer non era soltanto un’opera della fantasia. Era anche la confessione dell’autore, la rivelazione della sua latente misoginia e delle sue ossessioni sessuali. La risposta, quindi, doveva essere letteraria. Qualche anno dopo la pubblicazione del breve romanzo del marito, Sofia scrisse una «contro-Sonata a Kreutzer» in cui Anna, una giovane donna sensibile, attratta dall’arte e dalla natura, sposa un uomo dominato da una sessualità prorompente e da una incontrollabile gelosia. Come nella Sonata, anche nella «contro-Sonata» il marito, convinto dell’infedeltà della giovane moglie, la uccide. Ma la mano che guida il lettore attraverso questo secondo dramma della gelosia è quella di una donna che si riconosce nei sentimenti della protagonista. E il risultato è una versione rovesciata del racconto di Tolstoj.
Il manoscritto di Sofia Tolstaja, intitolato Di chi la colpa? A proposito della Sonata a Kreutzer di Lev Tolstoj, è rimasto lungamente inedito. Ne esiste ora la traduzione italiana di Nadia Cicognini pubblicata da La Tartaruga Edizioni con il titolo Amore colpevole.