Corriere 7.5.15
«Su Lubitz nessun obbligo di informare»
La difesa di Lufthansa. L’agenzia europea avvertì Berlino: controlli blandi
«Non eravamo tenuti a informarli». Il giorno dopo le parole della Lba, l’autorità tedesca dell’aviazione civile («Non sapevamo della depressione di Andreas Lubitz»), Lufthansa replica che non c’era alcun obbligo di comunicazione. Il loro copilota — colui che avrebbe fatto schiantare l’aereo Germanwings portando alla morte altre 149 persone — «è stato abilitato al volo prima del 2013, cioè prima che entrassero in vigore le regole più restrittive».
Il chiarimento del colosso dei cieli arriva dopo l’accusa dei giornali tedeschi di non aver informato sui casi gravi tra i propri piloti come previsto dalla legge di aprile 2013. Legge che però — secondo Lufthansa — non riguardava le licenze di volo rilasciate prima di quel mese dagli enti specializzati come, ad esempio, il Lufthansa aeromedical center.
È per questo motivo che i tecnici dell’ente dell’aviazione civile ricevono le prime informazioni sui problemi di salute mentale di Lubitz soltanto il 27 marzo scorso — tre giorni dopo lo schianto dell’A320 sulle Alpi francesi — quando riescono a leggere i file del Lufthansa aeromedical center.
Lubitz era stato controllato sei volte dai medici della compagnia dopo il 2009 (quando ritornò in cabina dopo la depressione) e ritenuto idoneo.
Intanto il Wall Street Journal rivela che l’Easa (l’agenzia Ue per la sicurezza aerea) aveva espresso anni fa preoccupazioni sulla debolezza dei test in Germania. Per i funzionari europei l’agenzia tedesca per i trasporti aerei «soffre di una carenza cronica di personale che potrebbe minare la sua capacità di eseguire controlli dei velivoli e degli equipaggi, inclusi i controlli medici».
Avvertenze non inusuali, però, secondo un portavoce della Commissione Ue: «Tutti i Paesi membri — precisa — hanno ricevuto le attenzioni di Bruxelles per violazioni nel settore dei trasporti aerei».