sabato 4 aprile 2015

Corriere 4.4.15
La via di Mosca: ultimo ricatto di Tsipras all’Ue
di Danilo Taino


Tra i danni collaterali che la crisi greca si trascina, c’è un cambiamento nel modo di trattare fra partner europei che in precedenza non si era mai visto. E che nei prossimi giorni potrebbe raggiungere livelli alti. Il viaggio del primo ministro ellenico Alexis Tsipras a Mosca il prossimo 8 aprile preoccupa e irrita il mondo politico tedesco. Non per il viaggio in sé: anche Angela Merkel e François Hollande hanno incontrato Vladimir Putin, di recente — come ha ricordato la cancelliera stessa. Il problema è che il vertice greco-russo è visto come volutamente minaccioso.
Il sottinteso che lo caratterizza, sia dal punto di vista di Putin sia dal punto di vista di Tsipras, è l’obiettivo di mettere in difficoltà l’Europa. La prospettiva — improbabile, ma che aleggia sull’incontro — è la creazione di una relazione speciale con Mosca che per Atene sarebbe almeno in parte alternativa a quella con Bruxelles. Per il leader russo è un’occasione per creare divisioni nella Ue, la quale nei mesi scorsi è stata inaspettatamente unita nell’imporre sanzioni al Cremlino a causa della crisi ucraina (Atene, tra l’altro, ora si dice contraria a queste sanzioni). Per Tsipras è un modo di dire: se non ci date il denaro che ci serve potremmo cambiare il quadro di alleanze della Grecia, oggi un partner dell’Occidente nel Mediterraneo e vicino al Medio Oriente.
L’iniziativa potrebbe assumere caratteri concreti se la Russia decidesse di promettere aiuti finanziari ad Atene o se, lo stesso 8 aprile, Mosca comprasse titoli a beve termine che il governo greco ha intenzione di mettere in asta quel giorno. Il 9 aprile, la Grecia deve ripagare una rata di prestito da 460 milioni al Fondo monetario internazionale, ha però problemi di cassa e il favore di Putin sarebbe utile a Tsipras per dire ai creditori che Atene ha alternative finanziarie e geopolitiche ai loro aiuti. Non è così, con ricatti avventuristici, che si tratta tra partner — dicono a Berlino. Se questo «nuovo» modo di operare diventasse frequente, l’Europa sarebbe nei guai.