Corriere 28.4.15
Reichlin: ho lanciato il partito della nazione non unico e pigliatutto
di Alessandro Trocino
ROMA «Il partito della nazione è una mia espressione. Ma Renzi e i suoi mi pare che ne abbiano rovesciato il significato». Alfredo Reichlin non vorrebbe intervenire: «Sono cose delicate, non voglio entrarci». Però poi alla domanda risponde, perché quest’espressione, «partito della nazione», è entrata ormai a far parte del dibattito pubblico. Fu proprio lo storico dirigente della sinistra a usarla, nell’editoriale pubblicato dall’«Unità» il 28 maggio 2014, a tre giorni dalla vittoria schiacciante di Matteo Renzi alle elezioni europee.
Ancora l’altro giorno, il premier ribadiva con orgoglio la paternità dell’espressione: «L’ha usata Reichlin». Eppure l’autore, che compirà 90 anni il 26 maggio, non ne è contento. Perché «è ovvio, per chi viene dal Pci e da Togliatti, che io volevo dire un’altra cosa rispetto a quello che intendono ora. Io alludevo a un partito che si facesse carico degli interessi del Paese, guardando al di là dell’interesse specifico». Nell’editoriale del 28 maggio spiegava che «Renzi si è presentato come segretario di quel partito della nazione di cui discutemmo a lungo ma senza successo anni fa con Pietro Scoppola, al momento della fondazione del Pd». E in un successivo intervento, aveva chiarito come quell’espressione «un po’ enfatica» alludesse a una «nuova sfida per la sinistra italiana», sfida che parte proprio dalla crisi della nazione e che «travalica i vecchi confini dello Stato e delle classi». Ma attenti: «Altro che rinuncia al cambiamento e alla lotta contro la destra, rispolverando l’inganno di un partito unico».
E proprio qui si incentra la critica di Reichlin. Perché l’espressione «partito della nazione» viene usata ora per legittimare un progetto che non è accettabile: «Renzi e i suoi la usano come sinonimo di partito pigliatutto, in cui destra e sinistra si confondono. Io invece parlavo di un indirizzo culturale e politico, non di un tipo di schieramento, che superi la contrapposizione tra progresso e reazione». Sull’«Unità» scriveva: «Il modello socialdemocratico e il paradigma neoliberista sono obsoleti. La politica deve offrire soluzioni ai problemi collettivi che sfuggono alle vecchie identità».
Reichlin non guarda Renzi con pregiudizio. Il suo progetto politico lo interessa, a patto che il segretario non rompa con l’elettorato di sinistra. Lo stesso avvertimento che lo storico dirigente, che fu vicino a Togliatti e a Berlinguer, ha lanciato in passato alla minoranza Pd, invitandola a resistere alle sirene di una scissione, per un nuovo partito «che non avrebbe un vero spazio nel Paese».