lunedì 27 aprile 2015

Corriere 27.4.15
Una segretezza sbagliata
Perché va reso trasparente ogni finanziamento ai partiti
di Massimo Teodori


N on sorprende che il finanziamento volontario dei partiti tramite il 2 per mille abbia fatto flop con un gettito totale di sole 325 mila euro versate da appena 16.518 contribuenti.
E non è la prima volta che Ugo Sposetti, storico amministratore del Pci-Pds, e controllore di un tesoro — miliardario? — custodito dalle fondazioni postcomuniste, batta cassa con una proposta di legge che, questa volta, chiede di finanziare con due milioni di euro a colpo le primarie interne ai partiti.
Tornano così d’attualità due questioni che sono qualificanti della natura del sistema democratico: a) come devono funzionare i partiti; e b) chi deve pagare per il finanziamento della politica.
Sul primo punto, mi pare necessario che ai partiti venga attribuita una personalità giuridica in applicazione dell’articolo 49 della Costituzione, magari con una semplice registrazione di cui il potere pubblico prende atto. Commetterebbe un altro errore il legislatore che volesse irrigidire un modello unico di partito quale propaggine anche finanziaria dello Stato.
Sarebbe invece opportuno che fossero stabiliti per legge solo pochi criteri generali — statuto democratico, garanzie per gli iscritti, trasparenza delle entrate e uscite, responsabilità nazionali e locali —, mentre tutto il resto della materia dovrebbe restare prerogativa delle singole formazioni, libere di darsi le proprie modalità organizzative comprese le primarie interne.
Sul secondo punto, in un momento di così scarsa fiducia nei partiti, era prevedibile che fallisse il sistema delle contribuzioni volontarie attraverso la via fiscale centralizzata. Infatti, il finanziamento misto può funzionare per la parte privata (detassata, incentivata e limitata), solo se dalle persone fisiche o giuridiche il denaro va direttamente al destinatario, sia esso partito nazionale o locale, candidato o lista elettorale, senza passare per la cruna dell’ago della fiscalità statale.
Il rapporto tra cittadino e organizzazione politica merita, infine, un’ultima notazione. Si continua a invocare la riservatezza o addirittura la segretezza per l’appartenenza e il finanziamento ai partiti, secondo un’idea del tutto arcaica in un mondo dominato dai social network . Perché mai si dovrebbero conoscere i nostri gusti, consumi, abitudini, e dovrebbero restare segrete le nostre preferenze politiche a cui vogliamo dedicare energie e risorse?
Partecipare alla vita politica, finanziarla e battersi per le proprie idee e i propri interessi dovrebbe essere — è — un’attività nobile che non ha ragione di rimanere nascosta purché compiuta nella legalità e trasparenza.
È finita la stagione dei condizionamenti basati sulle contrapposizioni ideologiche. Se vogliamo che il sistema democratico non cada sotto il potere dei pochi che conoscono, non c’è che da spalancare le porte, comprese quelle delle nostre idee politiche.