Corriere 24.4.15
Il ritardo imperdonabile sull’edilizia scolastica
L’ultimo crollo in una scuola italiana è avvenuto a Venezia, l’altro ieri. Di nuovo intonaco che si stacca dal soffitto vicino alla macchinetta delle merendine nell’atrio dell’Istituto professionale Sanudo. Due settimane fa, proprio nei giorni in cui due bambini erano rimasti feriti nella elementare Pessina di Ostuni, era crollato un pezzo di soffitto anche alla Italo Calvino di Sanremo: tragedia evitata perché i bambini erano passati nel corridoio giusto qualche minuto prima del cedimento. È stato indagato il dirigente del Comune e il sindaco ha deciso di chiudere altre sei strutture: duemila bambini a casa fino al termine dei controlli. Leggendo le cronache e spulciando carte e i decreti l’impressione è che il piano del governo per l’edilizia scolastica non sia ancora decollato. Annunci, una nuova struttura a Palazzo Chigi, promesse di risorse che sono in gran parte rimaste intrappolate nei ritardi dei decreti attuativi, ma per ora un cambio di marcia nella gestione degli immobili che ospitano ogni giorno otto milioni di bambini e ragazzi non c’è stato. L’ultima lentezza è quella che ha costretto il ministro Giannini e il sottosegretario Davide Faraone a rinviare all’ultimo minuto la presentazione dell’anagrafe scolastica, quella radiografia di tutte le scuole italiane prevista da una legge del 1996 e che il ministro Carrozza aveva attivato nel febbraio del 2014 con un accordo con le Regioni che avrebbero dovuto fornire al più presto i dati delle strutture del proprio territorio. Il quadro serve a programmare gli interventi di manutenzione e a rendere più rapidi controlli e azioni: si sa che una scuola su tre avrebbe bisogno di lavori urgenti. Ma all’appello mancano ancora sei Regioni, più di una su quattro: Basilicata, Molise, Sicilia, Campania, Molise e Lazio. E così quello che sarebbe anche stato un bell’annuncio elettorale slitta ancora. Se ne riparla (forse) a fine giugno. A scuole chiuse.