Corriere 22.4.15
L’Africa, la Russia, il Pacifico Si combatte su scala globale
Il successo iniziale delle aggressioni naziste Mussolini si accoda e colleziona sconfitte Poi gli attacchi all’Urss e a Pearl Harbor Così l’incendio si estende all’intero pianeta
di Enrico Mannucci
Sei anni di guerra, ma anche il periodo che al secondo conflitto mondiale fece da preludio, e la conclusione in Giappone, con l’entrata in scena dell’arma definitiva, la bomba atomica: a segnare, anche simbolicamente, l’arrivo di tempi ed equilibri completamente nuovi, con il sipario che calava su oltre trent’anni di «guerra civile europea», secondo la formula coniata da Ernst Nolte. Tutto ripercorso in venti puntate di dvd, appositamente realizzati e prodotti da Rai Storia in collaborazione con Rai Teche e Rai Com, che da domani escono in allegato con il «Corriere della Sera» e la «Gazzetta dello Sport». Un inedito racconto presentato da Paolo Mieli e narrato da Carlo Lucarelli, che attinge largamente al prezioso archivio della Rai.
La collana prende le mosse dalle radici del conflitto: le pulsioni nazionaliste, i primi scricchiolii degli imperi coloniali, il razzismo e l’antisemitismo, come pure le questioni rimaste aperte dopo il trattato di Versailles, che aveva concluso la Prima guerra mondiale dando l’illusione di una pacificazione planetaria. Assistiamo all’avvento del nazismo e al riarmo della Germania, che nell’Asse con l’Italia fascista acquista presto un ruolo prevalente, nonostante i roboanti proclami mussoliniani — ad esempio, «la foresta di 8 milioni di baionette bene affilate e impugnate da giovani intrepidi e forti», annunciata a Bologna il 24 ottobre 1936 — che si riveleranno, alla sciagurata prova del fuoco, desolatamente privi di sostanza. Tornano nei filmati importanti programmi, come Storie del Terzo Reich di Liliana Cavani e Trent’anni dopo di Enzo Biagi. E descrivono le prime scintille di guerra e l’inizio vero e proprio dello scontro, con l’invasione nazista della Polonia.
C’è poi il curioso limbo di quella che i francesi chiamano drôle de guerre (la stasi degli eserciti che si fronteggiano sul confine franco-tedesco) per scoprire presto la terribile efficacia della Blitzkrieg nemica, la strategia della Wehrmacht che sfrutta in pieno aviazione e carri armati. Il trionfo germanico sembra vicinissimo. Il 10 giugno 1940 anche l’Italia entra in guerra. Mussolini non vuole mancare al tavolo dei vincitori e dal balcone di Palazzo Venezia annuncia: «Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia…».
In piazza, gli italiani festeggiano, credono a una breve passeggiata. Non sanno che le forze armate sono impreparate, dotate di mezzi spesso superati o poco efficienti, dirette da comandi minati da competizioni e gelosie. Soltanto la Marina (peraltro l’arma meno empatica con il regime) è all’altezza degli avversari, ma verrà rapidamente indebolita da rovesci disastrosi. Per l’Italia è illuminante il primo test. La campagna nei Balcani, voluta dal Duce per essere all’altezza del Führer, s’impantana: per «spezzare le reni alla Grecia», come aveva promesso Mussolini, ci vorrà l’aiuto tedesco. Intanto la Gran Bretagna non si piega. Winston Churchill annuncia agli inglesi «lacrime e sangue», ma non molla neppure davanti a un’altra tremenda novità, almeno su così larga scala: i bombardamenti indiscriminati sui centri urbani.
Ci si avvia al culmine di quella che un altro storico, Niall Ferguson, ha chiamato The War of the World (ovvero «La guerra del mondo», formula che echeggia il celebre romanzo di H.G. Wells e che da noi è stata resa da Mondadori con il titolo Ventesimo secolo. L’età della violenza ). Hitler scatena l’operazione Barbarossa, l’attacco all’Urss, mentre cadono presto le colonie italiane in Africa orientale e, nel deserto libico, italo-tedeschi e britannici cominciano un ping pong di avanzate e ritirate fino all’epilogo di El Alamein. Ma ormai sono coinvolti tutti i continenti. Perché il 7 dicembre 1941, con l’attacco giapponese alla base aeronavale americana di Pearl Harbor, s’insanguina anche il Pacifico. Gli Stati Uniti di Roosevelt entrano in guerra direttamente (fin qui, comunque, il loro sostegno economico e industriale è stato fondamentale per la Gran Bretagna e l’Urss) e, a breve, i soldati americani faranno la loro comparsa anche nel Vecchio continente.
Una singola puntata della collana — la decima — è dedicata alla sciagurata partecipazione italiana alla campagna contro i sovietici, con l’Armir (Armata italiana in Russia). Per i nostri soldati si rivelerà una pagina di sofferenze atroci: quasi 90 mila di loro non torneranno più.
La guerra sta per arrivarci in casa. Non solo quella fra eserciti di nazioni diverse, ma anche quella civile, fra gli italiani che si dividono in due schieramenti in lotta. È un passaggio accuratamente illustrato dalla collana (arricchita da interventi e consulenze di storici come Nicola Labanca, Lutz Klinkhammer, Giovanni Sabbatucci), con una rara e ricca documentazione. L’impegno del Duce di arrestare l’invasione sul «bagnasciuga» evapora rapidamente. I complotti di corte si incrociano con il voto del Gran consiglio del fascismo, il 25 luglio 1943. Mussolini viene arrestato, ma l’esercito italiano si ritrova allo sbando quando viene reso noto l’armistizio con gli Alleati, l’8 settembre 1943. Nasce la Resistenza (raccontata con particolare attenzione al ruolo delle donne). E, al Nord, col sostegno dei tedeschi, viene creata la Repubblica sociale italiana .
Ma i dvd non si concentrano solo sull’Italia. Anche perché cominciano a circolare le prime notizie sull’evento più tremendo del conflitto: l’Olocausto. E intanto gli anglo-americani sbarcano in Normandia, il 6 giugno 1944. Siamo vicini al doppio finale, con Hitler che si uccide nei sotterranei di Berlino, ormai assediata dall’Armata rossa, e col Giappone che attraversa la delirante epopea dei kamikaze e viene piegato dall’impiego americano delle prime due bombe atomiche, su Hiroshima e Nagasaki, il 6 e il 9 agosto 1945.