martedì 21 aprile 2015

Corriere 21.4.15
«Nessuna chance di battere Angela» La Spd e la pazza idea di non candidarsi
Il Partito socialdemocratico è tentato di non correre per la cancelleria fino al 2021
di Danilo Taino


BERLINO Aspettare il 2021 e incrociare le dita: il clima politico, alla Willy-Brandt Haus di Berlino, sede nazionale del Partito socialdemocratico, è questo. Alle prossime elezioni del 2017, la Spd ritiene di non avere sostanzialmente chance di battere Angela Merkel: l’ha detto a una recente riunione interna il leader del partito Sigmar Gabriel.
Sta prendendo addirittura piede l’idea, tra i responsabili della gloriosa socialdemocrazia tedesca, di non presentare nemmeno un candidato per la cancelleria alle elezioni federali che si terranno tra due anni e mezzo: inutile.
Significa che i governi di tutta Europa farebbero bene ad appuntarsi il solito nome su ogni pagina dell’agenda dei prossimi sei anni e mezzo: Merkel. Lo scenario ha ottime possibilità di realizzarsi e ha un rilievo straordinario per l’intera Ue e oltre. «In Germania, la cancelliera il Partito della Nazione lo ha già realizzato», sosteneva qualche giorno fa un importante diplomatico a Berlino.
In pubblico, i dirigenti della Spd discutono su chi candidare per la cancelleria nel 2017. Un sondaggio condotto all’inizio del mese ha rilevato che solo il 18% dei tedeschi pensa che il leader del partito, Gabriel, sia un buon candidato per battere Merkel. L’8% pensa che le chance migliori le abbia il sindaco di Amburgo Olaf Scholz e il 6% indica il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. La maggioranza, il 40%, pensa che le speranze migliori le abbia l’attuale ministro degli Esteri nel governo di Grande Coalizione, Frank-Walter Steinmeier: ma il fatto che le carte meno peggio le abbia un politico che la cancelliera ha battuto facilmente già nelle elezioni del 2009 e che non vuole ricandidarsi dice molto della situazione disperante della socialdemocrazia nell’era merkeliana.
In una riunione del comitato esecutivo del partito, poche settimane fa, Gabriel avrebbe dipinto un quadro buio delle possibilità di vittoria elettorale in tempi accettabili. Stretta tra i cristiano-democratici di Frau Merkel che hanno conquistato il centro politico e la sinistra di Verdi e Linke, alla Spd non resta più del 27% dei voti — ha calcolato.
Dunque — avrebbe detto — «ci vorrà molto tempo prima che possiamo reclamare la cancelleria». Di fronte a questa realtà, più di un membro del partito ritiene che alle prossime elezioni, se non cambia qualcosa di importante, sarebbe meglio fare come fanno i Verdi, non indicare un candidato cancelliere. Ottenendo in cambio dalla Cdu-Csu, formazione con la quale sono al governo, qualche garanzia, magari sulla formazione dell’esecutivo 2017-2021. Tempi lunghi, viene da pensare. Il problema è che quando una prospettiva politica risulta realistica, diventa subito d’attualità.
E l’attualità è il Partito della Nazione tedesca di Angela Merkel. Ciò a cui sono di fronte quasi tutti i partiti tedeschi — ali di destra e sinistra a parte — è la voracità della signora nell’occupare spazio politico.
Se si tratta di ecologia, scavalca i Verdi e decide di chiudere le centrali nucleari a favore delle energie rinnovabili.
Sulle questioni del lavoro, fa sue le proposte socialdemocratiche, a cominciare dal salario minimo, sul quale non è mai stata d’accordo ma che poi ha accettato come fosse una sua priorità. Sempre tenendo ferma la barra della difesa delle imprese e delle banche, dei campioni nazionali — dell’auto in testa —, degli esportatori.
Una capacità di assorbire idee anche altrui che crea il vuoto e fa mancare l’ossigeno agli avversari.
Sul versante interno al blocco conservatore della Cdu-Csu, d’altra parte, non ha avversari.
Sull’altare del potere non ha remore a sacrificare chi ritiene di dovere. Lo fece quando divenne leader della Cdu mettendo fuori gioco il gigante Helmut Kohl, lo ha fatto più di recente lasciando a se stesso il presidente federale Christian Wulff coinvolto in uno scandalo minimo dal quale fu poi assolto. Ha una rete di collaboratori fedelissimi che vedono e le dicono tutto. E un senso dell’opportunità politica non comune. Del Partito della Nazione la Spd ha ormai preso nota: i governi dell’Europa dovranno farlo.