venerdì 10 aprile 2015

Corriere 10.4.15
Cattolico e omosessuale
L’ambasciatore francese che non ha il sì del Vaticano
I media di Parigi: la Santa Sede rifiuta di dare il suo gradimento
di Stefano Montefiori


PARIGI Il 5 gennaio scorso il Consiglio dei ministri ha indicato per il posto di ambasciatore di Francia presso la Santa Sede il nome di Laurent Stéfanini, 55 anni, cattolico praticante.
Uomo di eccezionale cultura, nominato capo del protocollo dell’Eliseo da Nicolas Sarkozy e mantenuto in quella posizione da François Hollande; forte dell’esperienza come numero due dell’ambasciata francese in Vaticano dal 2001 al 2005 e poi come consigliere per gli affari religiosi del Quai d’Orsay, Stéfanini è il candidato perfetto. Ma il Vaticano non ha ancora dato il suo assenso alla nomina. In occasione del concistoro di febbraio l’arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, ha consegnato a papa Francesco una lettera nella quale sottolinea le qualità di Stéfanini, ma il primo marzo l’ambasciatore uscente Bruno Joubert ha lasciato villa Bonaparte per rientrare a Parigi, alla Corte dei Conti, senza essere sostituito.
L’ambasciata è ancora priva di ambasciatore, e prima il Canard enchaîné poi gli altri media francesi sostengono che il solo ostacolo è l’omosessualità di Stéfanini. Non nascosta né esibita, eppure sufficiente per frenare una nomina che di solito procede senza intoppi.
La Segreteria di Stato non si è pronunciata apertamente, non è stato opposto alcun rifiuto esplicito. Ma il silenzio, in questi casi, è altrettanto eloquente, visto l’oggettiva anomalia di una sede diplomatica priva di titolare da oltre un mese. La sala stampa vaticana ieri sera ha continuato su questa linea, rispondendo con «no comment». La Francia ha individuato e proposto il suo uomo, che gode di stima unanime a destra e a sinistra. Ma il Vaticano non concede l’indispensabile gradimento.
Non è la prima volta che la Francia si trova in difficoltà con l’ambasciatore presso la Santa Sede. Nel 2007-2008 il posto rimase vacante per un oltre un anno, dopo i rifiuti di Benedetto XVI prima nei confronti dello scrittore Denis Tillinac, divorziato e risposato, e poi di Jean-Loup Kuhn-Delforge (oggi ambasciatore francese in Grecia), apertamente omosessuale e unito al suo compagno dall’unione civile Pacs.
Stéfanini è celibe e non militante. Ma contro di lui sembrano avere comunque giocato gli ambienti tradizionalisti francesi, che dopo l’approvazione del matrimonio degli omosessuali hanno portato in piazza migliaia di persone a protestare. Nella loro ottica la nomina di un ambasciatore gay in Vaticano è una provocazione del presidente Hollande.
Mentre già circolavano i nomi di eventuali rimpiazzi (l’ex ambasciatrice in Irlanda, o gli attuali rappresentati in Arabia Saudita e Svizzera), l’Eliseo ieri sera ha fatto sapere che il candidato della Francia resta Stéfanini. Molti ricordano la frase di Francesco del luglio 2013 — «Se una persona è gay e cerca il Signore, e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?» —, e si aspettano che alla fine l’ostacolo venga superato.