venerdì 10 aprile 2015

Corriere 10.4.15
La sparatoria del Palazzo di Giustizia di Milano
il neuropsichiatra Claudio Mencacci
Sensi di colpa e manie compulsive Psicopatologia di un fallimento
di Mario Pappagallo


Vero. La crisi economica e sociale in atto ha determinato e determina pesanti ripercussioni sulla salute mentale della popolazione: basti pensare all’aumento del numero dei suicidi. Vero. Le difficoltà economiche aggravano malattie, quali depressione e ansia, e ne fanno emergere di nuove. Quelle, in crescita dagli anni 90, caratterizzate da un sé fragile, da narcisismo, da dipendenze compulsive: alcol, sostanze, gioco, shopping, lavoro («working addiction»), successo. E sono questi i pazienti maggiormente a rischio per effetto dei disagi economici, di un fallimento. Fino a raptus inconsulti, come quelli dei paranoici che cominciano a sparare a caso. Diverso però il modo di agire dell’omicida del Palazzo di Giustizia di Milano. Per il neuropsichiatra Claudio Mencacci «è persona capace di intendere, volere e seguire una logica criminale. Lo dimostrano premeditazione, organizzazione e modalità usate nell’uccidere. Ha pianificato anche la via di fuga». Quindi? «Nessun raptus, né scatto d’ira, né psicopatologia dietro il suo comportamento. Non c’è giustificazione, dovrà esserci certezza della pena». Mencacci ne disegna l’identikit: un antisociale, narcisista maligno che non accetta frustrazioni, con un’aggressività di fondo finalizzata verso obiettivi precisi. Per esempio la vendetta.