AGI 20.11.10
LAICITA’: BONINO, TORNARE IN PIAZZA PER LIBERTA' DI SCELTA
(AGI) ‑ Roma, 20 nov. - “La laicità è uno straordinario metodo di governo dei temi eticamente sensibili, i diritti civili, che sono in realtà giganteschi problemi sociali, e vanno sempre protetti, senza soste o tentennamenti. E oggi non mi sembra affatto anacronistico un invito a tornare in piazza per la libertà di scelta, l’autodeterminazione, la difesa della libertà e della identità degli individui. La migliore difesa, ho sempre pensato, è l’attacco”. Con questo appello a una grande mobilitazione di massa, in nome della laicità, Emma Bonino, vicepresidente del Senato, ha concluso questa mattina al Teatro Eliseo la manifestazione “Per un’Italia più laica”, promossa dal Pd di Roma, da Iniziativariformista e dal settimanale Left. Il punto di partenza del dibattito, al quale hanno preso parte, tra gli altri, Giovanna Melandri, Massimo Teodori e Massimo Fagioli, il disegno di legge Tarzia, presentato ai consiglio regionale del Lazio, che intende affidare la gestione dei consultori ad associazioni di famiglie, sottraendoli di fatto al servizio pubblico, in nome della tutela della vita fino dal concepimento. “La laicità e la libertà sono e devono ricominciare ad essere il nostro strumento di attivazione di massa; sono temi che coinvolgono milioni di persone”, ha affermato la Bonino, rivolta al pubblico, a prevalenza femminile, che qremiva il teatro. In tempi “di vizi privati e pubblici divieti”, ha aggiunto, la sinistra dovrebbe mostrare maggiore coerenza o adottare “comportamenti politici netti, chiari, comprensibili, che vadano oltre i bofonchiamenti e le cose dette a metà, mezze sì e mezze no”.
“Servono idee più chiare alla sinistra”, ha detto subito dopo lo psichiatra Massimo Fagioli, “oltre a una maggiore nettezza di comportamento. A sinistra non vogliono accettare che la vita umana inizia alla nascita con il pensiero, così come la fine della vita non è quando il cuore cessa di battere. Il diritto all’eutanasia? Sono d’accordo, se fatto con l’assistenza del medico e dello psichiatra, se necessario, per stabilire che non si tratti di una depressione”.
“La Legge 40, quella sul testamento biologico, la proposta Tarzia sui consultori, sono anticostituzionali e hanno tutte un fondo persecutorio”, ha detto Giovanna Melandri: "si sta smantellando lo stato sociale e la legge di sistema porterà un segno pesante, in questa direzione. Berlusconi è l'espressione di una cultura che pensa che tutto si può comprare, anche le donne che vanno al consultorio. Invece no, la libertà e l'autodeterminazione sono diritti intangibili, non sono in vendita. L’Italia - ha concluso la parlamentare del Pd ‑ è sotto sopra, bisogna ripartire con battaglie di libertà e autodeterminazione, facendo fronte comune contro questo familismo moralistico e clericale". Massimo Teodorì ("sono un laico archeologico”, si è autodefinito), storico esponente radicale, ha tracciato la storia degli ultimi 45 anni di battaglie in favore dei diritti civili, a partire da quella sul divorzio, iniziata nel 1965, sostenendo “che la questione laica è provocata dall’incalzante offensiva neoclericale e neotradizionalista”. Maurizio Turco, radicale eletto nel Pd alla Camera, ha ricordato che gli attacchi alle libertà civili, in nome della difesa della famiglia, giungano senza tenere conto della realtà, per cui “a Roma, ad esempio, secondo le più recenti statistiche, il 40% delle famiglie è monoparentale, fatto cioè di persone singole”. “Mai come in questo momento ‑ ha concluso Ilaria Bonaccorsi, direttore editoriale di Left ‑ la laicità è sinonimo di libertà. Una laicità netta, rigorosa, rispettosa. Bisogna creare un anello di congiunzione tra intellettuali e ricerca e ricerca scientifica, tra scienza e sviluppo sociale, prassi politica Questo è quanto Left sta tentando di fare”.
l’Unità 20.11.10
«La piazza del Pd argine contro la deriva del berlusconismo»
Il leader democratico scrive a l’Unità in occasione della mobilitazione di oggi «Basta lezioni e scetticismi siamo l’unico partito presente in tutto il territorio che sceglie i dirigenti con le primarie e che fa della democrazia la sua bandiera»
di Pierluigi Bersani
Oggi, in tutta Italia, i militanti e i simpatizzanti del PD sono in piazza per parlare con i propri concittadini. Migliaia di democratici sono impegnati a spiegare le proposte programmatiche che il PD sta mettendo a punto per dare un futuro all’Italia, a ricordare i fallimenti e le bugie del governo, a invitare tutti alla manifestazione nazionale che il PD terrà l’11 dicembre a Roma, in piazza San Giovanni.
Questa mobilitazione, che abbiamo chiamato porta a porta perché è destinata a portare la politica tra le persone, non è solo uno sforzo organizzativo. Al contrario, è un’iniziativa che ha un obiettivo politico fondamentale ai fini della democrazia, oltre a testimoniare la rivendicazione del ruolo che il PD ha avuto nella spinta per voltare pagina.
Non dobbiamo dimenticare che il PD ha capito per primo che cosa stava accadendo nel paese, ha visto per primo la possibilità di lavorare per far maturare una crisi del centrodestra, ha indicato da molto tempo una strategia capace di provocare il cambiamento ed è riuscito a imporre i temi da mettere al centro dell’agenda politica per il bene dell’Italia. Senza tacere le difficoltà e, se si vuole, anche le debolezze che pure ci sono state, il PD può rivendicare che ciò che sta accadendo è per non poca parte frutto della propria iniziativa.
Molti di coloro che oggi danno lezioni e consigli come fossero il CT di una nazionale di calcio che ha vinto ogni torneo, criticarono, come fosse un’idea fuori dal mondo, la linea indicata dal PD di fare argine a una deriva populista invitando ad un comune senso di responsabilità, se necessario, tutte le forze che tengono alla Costituzione. Il PD incontrò uno scetticismo forte quando disse che la crisi economica sarebbe stata lunga e profonda e quando indicò nella riforma della legge elettorale il passaggio necessario per garantire la democrazia. Lo stesso accadde quando il PD previde la rottura della maggioranza; una previsione che non si basava sulle case di Montecarlo o sui divertimenti diurni e notturni del premier, ma sul fatto che questo centrodestra non era e non è in grado di incrociare i problemi reali del paese, a cominciare da quello del lavoro. E’ per questa consapevolezza che da tempo diciamo che è utile un governo di transizione per affrontare subito alcuni temi urgenti: una nuova legge elettorale che ridia il potere di scelta in mano ai cittadini, una riforma del fisco e alcune misure urgenti per l’occupazione.
Il fatto che la maggioranza di centrodestra sia entrata effettivamente in crisi e che, tranne la Lega e il Pdl, tutti affermino oggi che la legge elettorale attuale costituisce un problema per la democrazia, non significa tuttavia che la partita sia finita. L’astro di Berlusconi è in declino, ma il presidente del Consiglio ha ancora potere. Lo userà per i propri interessi: i problemi marciscono, ma a lui importa solo di restare a galla. E in caso di sconfitta il suo motto sarà: “Muoia Sansone con tutti i filistei”. Berlusconi, nato come fenomeno politico dal discredito della politica, oggi rischia di concludere il suo ciclo portando al discredito la politica.
Alcuni sondaggi danno oggi il centrosinistra sopra al centrodestra, con in mezzo le forze di centro. Ma sbaglia chi presta ogni giorno attenzione al punto in più o in meno nei sondaggi. Il dato importante è un altro: il 40 per cento degli elettori non vuole più andare a votare. C’è tensione e paura per il futuro, perché la crisi morde. Ma non ci si fida più della politica.
Ecco dunque il senso della mobilitazione di questi giorni e della manifestazione nazionale dell’11 dicembre: rompere il muro del silenzio che si è creato tra la politica e la società, andare fra i cittadini, spiegare che è possibile cambiare, far capire che c’è una politica positiva la quale, pur con i suoi limiti, si sforza di dare risposte per il bene di tutti. E solo il PD può svolgere questa missione.
Il PD è l’unica forza politica presente in tutto il paese. E’ l’unico partito i cui militanti sono capaci di organizzare oltre duemila feste politiche. E’ l’unico partito che, pur con tutti i limiti, elegge i propri dirigenti, a cominciare dal segretario nazionale, con il metodo delle primarie. E’ il PD la testimonianza che la democrazia è difficile, perché presuppone la libertà di parola, di critica, di organizzazione, perfino di contesa nei gruppi dirigenti, ma è anche la strada più efficiente e più giusta per affrontare i problemi che abbiamo di fronte, con l’occhio al bene della collettività.
Noi soli possiamo farlo. Con la nostra passione, siamo l’unico partito che fa della democrazia la sua bandiera anche interna. Noi il presidio nelle piazze d’Italia della democrazia.
L’orgoglio, la responsabilità, la pazienza, la tenacia in questa battaglia lunga non fanno difetto ai militanti del PD. Mettiamole in campo e chiediamo a tutti di venire con noi a Roma l’11 dicembre per voltare pagina, per dare all’Italia un futuro migliore.
l’Unità 20.11.10
Il governo contro i registri
I centralisti di fine-vita
di Marco Cappato, Simonetta Dezi, Luigi Manconi
Il ricatto finanziario. La stessa tecnica utilizzata da Sacconi per minacciare la clinica disponibile ad accogliere Eluana Englaro è oggi rivolta contro i comuni disponibili ad istituire il registro dei testamenti biologici. I ministri del Lavoro, Salute, Interno ovvero Sacconi, Fazio e Maroni, con una circolare hanno infatti dichiarato i registri comunali che raccolgono il cosiddetto biotestamento privi di “effetti giuridici” e hanno aggiunto che i comuni che aderiscono all’ iniziativa potrebbero essere chiamati a rispondere di un uso distorto di risorse umane e finanziarie pubbliche. L’affondo era, da noi radicali, previsto dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi del sottosegretario alla salute Eugenia Roccella.
I promotori del registro dei testamenti biologici presso i comuni hanno un nome: le associazioni A Buon Diritto e Luca Coscioni. Questa iniziativa è in effetti, al momento, l’unico strumento a disposizione dei cittadini per testimoniare una scelta della persona e per tutelare il diritto all’autodeterminazione in materia sanitaria sancito in primo luogo dalla nostra Carta Costituzionale. Quello che viene proposto a chi abbia redatto un documento, autenticato, contenente decisioni relative al fine vita (scelte mediche, sospensione delle cure, rianimazione, tumulazione o cremazione, rito religioso o civile ...), è di far registrare presso un ufficio comunale l’esistenza di tale documento e il luogo dove hanno deciso di conservarlo. Nel Registro, riservato ai cittadini residenti nel Comune, dovrebbero essere riportati gli estremi dei testamenti biologici al fine anche di garantire la certezza della data di presentazione e la fonte di provenienza.
I principi a cui si fa riferimento e che spingono le associazioni a continuare sulla strada intrapresa sono affermati, come si è detto, dalla nostra Carta Costituzionale, ribaditi da Convenzioni internazionali, quale quella di Oviedo, e confermati da alcune sentenze. Proprio la giurisprudenza della Cassazione relativa alla vicenda Englaro fa ritenere l’isituzione del Registro comunale dei testamenti biologici un passo essenziale per la concreta tutela di un diritto fondamentale della persona. E contrariamente a quanto sostenuto nella circolare ministeriale, il ruolo che le amministrazioni possono svolgere a riguardo è insostituibile. In assenza di una normativa di legge, ricordiamo inoltre ai ministri – o saranno direttamente i tribunali a farlo -, che è solo l’autorità giudiziaria che può stabilire quali siano gli effetti giuridici dei testamenti biologici e del relativo Registro. In particolare il ministro Maroni dovrebbe rendersi conto che con queste posizioni, assolutamente irrispettose dell’autonomia dei comuni, costituzionalmente garantita, finisce per vestire i panni di un autentico ministro “federalista” del peggiore Stato etico centralista e clericale.
l’Unità 20.11.10
Gli immigrati sulla gru prima ingannati poi cacciati dall’Italia
A malincuore dobbiamo raccontarvi che fine hanno fatto alcuni degli stranieri che per 17 giorni sono rimasti sulla gru a Brescia. Due di essi, egiziani, di 20 e 29 anni che, secondo la Questura, avrebbero organizzato la protesta, sono stati espulsi dal nostro paese. Insomma li hanno fatti scendere con l’inganno e li hanno espulsi con un ulteriore inganno. Sopraffazione e beffa, insieme. Ma prima che il caso Brescia sparisca dalle cronache italiane – perché, lo sappiamo, abbiamo la memoria corta proviamo a spiegare il danno prodotto dalle decisioni governative a quanti speravano di uscire dall’anonimato con la sanatoria per colf e badanti. Nel 2009 gli italiani che avevano assunto stranieri “in nero”, utilizzandoli nel lavoro domestico, potevano regolarizzarli presentando una domanda di assunzione all’Ufficio Immigrazione della prefettura della provincia di residenza. Cio’ attraverso il versamento nelle casse erariali di 500 euro. Un’operazione che ha fruttato allo Stato circa 154milioni di euro. Ma quei soldi, a che cosa sono serviti? Pare che la metà sia stata destinata ad un fondo rimpatri che finanzia le procedure di espulsioni di stranieri privi di documenti. Questo significa che i soldi versati per la regolarizzazione, quando è stata ottenuta o quando non è stata ottenuta, finanziano il rimpatrio dei non regolari. Compresi i due egiziani. I quali lasciano l’Italia chiedendo a tutti gli uomini di buona volontà di mettersi nei loro panni. Almeno questo. Resta un interrogativo: cosa fareste se uno stato straniero vi offrisse di uscire allo scoperto rassicurandovi e garantendovi un permesso di soggiorno per vivere e lavorare – perché di questo si tratta – e poi, dopo avervi imposto una tassa, vi desse la caccia per espellervi?
l’Unità 20.11.10
Allarme vaticano «Libertà religiosa a rischio anche in Europa»
Concistoro oggi in Vaticano con la nomina di 24 nuovi cardinali. Ieri nella riunione preparatoria il Papa ha denunciato le minacce alla libertà religiosa. Si è discusso di liturgia, rapporti con l’Islam, pedofilia e Anglicani.
di Roberto Monteforte
Gran consulto ieri dei cardinali con Papa Benedetto XVI nell’aula del Sinodo per l’incontro preparatorio del Concistoro straordinario che vedrà oggi creare i 24 nuovi porporati.
In agenda temi caldi sui quali il pontefice attende il consiglio dei suoi più stretti collaboratori: dalla libertà religiosa messa in discussione in tante parti del mondo, al dialogo intereligioso e con l’Islam, alla liturgia nella vita della Chiesa, sino all’applicazione della Domus Jesus e a come procede l’accoglienza nella Chiesa cattolica dei sacerdoti e dei fedeli anglicani che ne facciano richiesta. Tra gli argomenti vi è anche la difesa dei minori vittime di abusi da parte del clero. È la collegialità. Ma il Papa non si è limitato ad ascoltare il collegio cardinalizio, responsabili dei dicasteri della curia romana e della Chiesa territoriale. È stato lui stesso con una breve introduzione ad aprire la discussione.
LIBERTÀ RELIGIOSA MINACCIATA
Due i temi proposti: la libertà religiosa e la liturgia. Papa Ratzinger informa la sala stampa vaticana ha ribadito come nell’annunciare il Vangelo, sia implicita l`esigenza della libertà di farlo e tuttavia ciò incontra, nella storia, diverse opposizioni. Il rapporto fra verità e libertà è essenziale, ma oggi si trova di fronte alla grande sfida del relativismo, che sembra completare il concetto di libertà ma sottolinea il pontefice «in realtà rischia di distruggerla proponendosi come una vera “dittatura”». Ma è stato il segretario di Stato, cardinale Bertone che ha svolto la relazione sulla libertà religiosa, in crisi anche nei paesi occidentali di tradizione cristiana, per effetto «del processo di secolarizzazione, con tentativi di emarginazione dei valori spirituali dalla vita sociale». L’altro punto critico richiamato da Bertone è la situazione della libertà religiosa nei Paesi islamici. Ha ricordato le conclusioni a cui è giunta la recente assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente e l`attività svolta dalla Santa Sede e dagli Episcopati locali «in difesa dei cattolici, sia in Occidente come in Oriente». Compreso l’impegno svolto dalla Santa Sede in campo internazionale e alle Nazioni Unite, «per promuovere il rispetto della libertà dei credenti».
Nel corso della mattina sono intervenuti 18 cardinali. «Si è parlato anche delle gravi difficoltà che oggi la Chiesa incontra nella difesa di valori fondati nello stesso diritto naturale, come il rispetto della vita e della famiglia».
Il tema della liturgia nella vita della Chiesa, è stato esposto dal cardinale Antonio Canizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino. Anche il caso della Cina, con la nuova nomina di un vescovo non autorizzata dal Vaticano, è stata al centro della giornata di riflessione pre-concistoro con i cardinali. Lo ha confermato l'arcivescovo di Washington, Donald William Wuerl. Nel pomeriggio vi sono state le comunicazioni sugli altri punti svolte dal cardinale Levada e dall'arcivescovo Amato, attuale prefetto della Congregazione dei santi e da oggi cardinale.
il Fatto 20.11.10
Dio e Platone
Monsignor Gianfranco Ravasi diventa cardinale Dall’amore per la filosofia alla Bibbia elettronica
di Maurizio Chierici
La voce di uno dei cardinali che il Papa incorona è il filo che lega Gianfranco Ravasi a milioni di persone. Per vent’anni la sua Bibbia elettronica è entrata in ogni casa: radio e Tv, giornali e conferenze prenotate con lunghe attese. Senza contare i libri per avvicinare i lettori al cammino dei profeti. “Ho scelto la divulgazione attirandomi le critiche di chi non era d’accordo perché la divulgazione è un piano inclinato: può finire nelle sabbie dell'ovvietà. Ma mi ha permesso di realizzarmi come uomo e sacerdote. Se mi fossi chiuso nei libri, sarei ancora molto timido”.
Tempo fa, il monsignore che presiedeva la Biblioteca Ambrosiana raccontava come la vocazione lo avesse raggiunto. Non un innamoramento improvviso. Quando era bambino segue il nonno sulla collina sopra il suo paese della Brianza. Dormono in una baracca per lavorare appena il cielo rischiara. “E al tramonto nella valle passa un treno. Il fischio del treno mi fa capire il senso lacerante e violentissimo della inconsistenza delle cose. Il treno sparisce. Resta la striscia di fumo. Avevo cinque anni, la sensazione mi segue nel tempo; diventa elemento sotterraneo e capitale della vocazione. Il bisogno di scoprire nell'inconsistenza del reale, il senso del fine. Di natura sono pessimista, sento lo sfaldarsi della realtà. Ormai grande ricordo quel fischio e quel treno che se ne andavano come la vita. Emozione che invitava a capire perchè certe cose siano destinate a svanire. Adulto, le ritrovo nella Recherche, Proust e la memoria del passato sulla quale galleggiano foglie morte. Per me è il contrario: diventa l’invito alla permanenza”. Nessun albero degli zoccoli, eppure il nonno e il suo campo riaffiorano in una dimensione fantastica. Si chiamava Giovanni, non era il padre della madre. Solo lo zio. “Ne percepivo il fascino della sicurezza”.
E POI la madre: “Rappresentava la genialità. Non dormiva per sfogliare libri. Ma la cosa che ancora mi accompagna è quel camminare con la mano nella mano del nonno. Non raccontava fiabe. Spiegava cose e persone che incontravamo per strada. Spiegava perché i meno fortunati alla domenica bevono e imbestialiscono e com’è la vita quando si nasce diversi. Spiegava come può presentarsi il potere. Era l'unico a tener testa al signorotto del paese a proposito dell'arroganza sui terreni. Succedeva attorno alla collina chiamata Colle di Brianza; Brianza cattolica e tradizionalista che respirava con distrazione il flusso di Milano”.
La madre era cresciuta nella casa di uno zio senza figli: “Idealmente ceduta”. Monsignore che sorride: civiltà degli affetti contadini. Sposa Paolo Ravasi, antifascista perseguitato, mai un posto vero perché rifiuta la tessera. L’Italia va in guerra, lo mandano in Sicilia a fermare gli americani: prima linea, carne da cannone. Ma il ribelle riempie il fucile di cemento. Non vuole sparare. Diserta e torna camminando. Quando arriva il bambinolorifiuta.Nonsopporta che la vita a tre, con la madre e il nonno, venga turbata dalla presenza di chi non conosce. Comincia la scuola, a Merate, ospite di due zie, maestre alla Gozzano, zitelle molto pie. Ogni tanto torna a casa; solo ogni tanto. Le distanze avevano misure diverse. Quindici chilometri dalla mamma, un’eternità.
Comincia la seconda vocazione, sempre col libro in mano: De Amicis e Cuore e la fantasia di Verne. Le zie influiscono nelle scelte: ginnasio al seminario di Seveso, ambiente che gli sembrava triste. “Quelle relazioni inamidate coi superiori e devozioni richiamate dal suono dei campanelli e nuovi compagni così diversi dagli amici gioiosi della scuola di prima. C’erano ancheleragazze...”.Alliceoscopre una spiritualità di altro tipo. Primo amore, Platone. Divora i libri che gli suggerisce il professor Cipolla: Gian Franco Continiel’amoreperscrittoristranieri qualche volta proibiti: Camus. Ricorda a memoria brani di Goethe e sei dialoghi di Platoneingreco.“Bastavasfogliarli una volta e si fissavano nella memoria. Avevo questa fortuna”. Divide il tempo con due compagni di corso: Sandro Magister e Umberto Galimberti: “Hanno probabilmente sentito la frattura di un ambiente che non li favoriva e sono usciti”. Magister continua gli studi teologi alla Cattolica; sceglie di fare il giornalista all’Espresso. Galimbertièilfilosofo allievo di Severino. Il loro addio al seminario diventa l’allarme sulla possibile frattura tra fede e cultura. “Ma il credere e il mio comprendere andavano di pari passo. Non concepisco l'integralismo religioso; non condivido un cattolicesimo autosufficiente”.
Voleva fare il professore, latino e greco. Colombo (insegnante che diventerà cardinale a Milano) non è dell' idea: lo indirizza alle scienze bibliche. Comincia l'altra vocazione. Si innamora delle lingue morte, l'ebraico lo incanta. Lingua povera perché esprime la poesia della Bibbia “riuscendo a dire Dio in modo bello con appena 5.750 vocaboli. Il greco classico ne ha 40 mila, l'italiano 150 mila, l'inglese 500 mila”. Dedica una parte importante “all'invito dell'esegesi per andare al di là del versetto e scoprire quanto insegna la tradizione talmudica dove ogni parola ha 70 volti”.
PRIMI passi del giovane prete col talento delle lingue. Ormai ne parla tante: lingue dei nostri giorni, compreso il fiammingo. Si immerge nelle scritture dimenticate: siriaco, aramaico, etiopico, samaritano. Arriva la terza vocazione: raccontare alla gente le emozioni del viaggio tra spirito e parole per evitare il pericolo “di diventare studioso da laboratorio e professore in cattedra”. Divide il tempo negli incontri con tre tipi di persone: chi lo ascolta per fede, chi discute alla ricerca del piacere letterario, chi contrasta per convinzione atea con il rigore drammatico di una religione negata, ma che sfugge e deve inseguire. Preferisce gli atei (“purtroppo rimasti in pochi...”) agli indifferenti: “Incolori, inodori, insapori. Appagati e non inquieti”. Il Papa intellettuale gli affida la presentazione del suo Gesù di Nazareth. Lo voleva vescovo ad Assisi, ma i vescovi di Ruini hanno detto no. Lo ha chiamato a governare la cultura della Chiesa e con la rapidità di un lombardo indaffarato Ravasi apre porte trascurate. L’incontro con la modernità, il rapporto con gli artisti, l’elogio della bellezza . Chi ha sempre parlato con la gente non sopporta l’isolamento dei Sacri Palazzi.
Repubblica 20.11.10
I dati nell´annuario Istat. Crescono i matrimoni civili: sono uno su tre
Si separano quattro famiglie su dieci ma le seconde nozze sono raddoppiate
ROMA - Le famiglie italiane sono sempre più in crisi: ogni 1000 matrimoni ci sono 286 separazioni e 178 divorzi. Quattro rotture ogni dieci, lo certifica l´annuario statistico dell´Istat. Sempre più spesso, però, le coppie che decidono di dividersi lo fanno in accordo e senza battaglie per l´assegnazione dei figli: i divorziati in oltre sei casi su dieci scelgono l´affidamento condiviso. Il dato arriva a otto su dieci se si tratta di separazioni.
La novità è offerta dalla crescita delle seconde nozze: negli ultimi dieci anni sono passate, in percentuale, dal 6,5% al 13,8%: 34.137 sono le nuove unioni registrate nel 2008. «I dati Istat offrono la fotografia reale della grave crisi del matrimonio in Italia, paese sempre più proiettato verso i modelli sociali e culturali del Nord Europa», dice il presidente dell´Associazione avvocati matrimonialisti, Gian Ettore Gassani. Va detto che le separazioni al Nord sono il doppio del Sud. La Campania è la regione con più matrimoni: 5,3 ogni 1.000 abitanti. Poi la Sicilia (5 ogni 1.000). Ultima l´Emilia Romagna: 3,5. In forte aumento anche i matrimoni civili, uno su tre. La città dove ci si sposa più frequentemente in Comune è Trieste (64,1%) contro il dato minimo di Crotone (11,2%). Aumentano, ancora, le famiglie allargate: oggi un figlio ogni cinque nasce fuori del matrimonio. Il lungo trend di ripresa della fecondità iniziato dal 1995 (1,19 figli per donna allora, soglia minima) si è interrotto. Nel 2009 si è registrata una media di 1,41 figli per donna (1,42 nel 2008). E aumenta l´età in cui le donne diventano madri: 31,1 anni, il valore più alto dell´Unione europea.
Sul fronte del tempo libero, l´Istat registra che il telefonino è presente nell´87,8% delle famiglie, il personal computer nel 52,3%. Si collegano a Internet in 12 milioni: in testa c´è il Nord-Ovest, in coda il Nord-Est. Boom dei collegamenti alla rete per chi ha più di 65 anni. Aumentano i fumatori: sono il 22,8% della popolazione.
il Fatto 20.11.10
Pubblico Impiego
Il flop di Brunetta blocca le elezioni sindacali
di Salvatore Cannavò
Mentre nella politica si invocano le elezioni come salutare bagno di democrazia, nel pubblico impiego circa tre milioni di lavoratori non sanno se e quando potranno votare per il rinnovo delle Rsu, le rappresentanze sindacali unitarie, cioè gli organismi di rappresentanza che consentono di negoziare sul posto di lavoro.
LE ELEZIONI si sarebbero dovute svolgere il 18 novembre. Però in seguito all’approvazione del Decreto Brunetta – quello che ha definito le regole per premiare la meritocrazia – le elezioni sono state rinviate a una data “entro il 30 novembre”. Ma il tempo tecnico per convocarle è già ampiamente superato. Alla questione e a quella più in generale della rappresentanza, ha dedicato una giornata di studio, giovedì scorso, l’Unione sindacale di base che ha chiamato a discutere giuristi, sindacalisti ed esponenti politici. Tutti piuttosto d’accordo sul giudizio di base, ribadito nelle relazioni introduttive, e cioè che il rinvio dipende dal fatto che “le Rsu vengono progressivamente abbandonate in favore di forme di rappresentanza sindacale non su base elettiva ma di nomina interna all’organizzazione”. Il riferimento è in particolare all’accordo sul modello contrattuale del 2009 che “propone di modificare in via pattizia fondamentali istituti di legge quali il welfare e lo sciopero”. Ma c’è anche di più, come ci fa notare il responsabile organizzazione della Funzione pubblica Cgil, Alfredo Garzi: “Rinviare sine die le elezioni Rsu significa anche svuotare la legge sulla rappresentanza del pubblico impiego soprattutto dove segna “l’indice di rappresentatività” come media tra iscritti e voti ottenuti.
Un’indice importante che impone che i contratti abbiano validità solo se approvati da sindacati rappresentativi del 50 per cento più uno dei lavoratori rappresentati”. Se non si vota più, salta anche l’indice che non a caso il decreto Brunetta inchioda a quello misurato il 31 dicembre 2007. Nel pubblico impiego, quindi, si gioca una sorta di prova generale per rendere sempre più marginale la rappresentanza in ossequio a quella stessa logica “neo-corporativa” che anima il progetto di nuovo Statuto dei lavori presentato la scorsa settimana dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi. E si conferma così quell’asse tra Brunetta e Sacconi, entrambi ex socialisti, fortemente impegnati contro i privilegi e le preorogative dei fannulloni, impegno nel quale finiscono per essere presi di mira diritti fondamentali.
MA LA VICENDA ha anche risvolti più concreti. Si parla infatti di un’elezione che, nella tornata 2006/2007, ha visto votare circa l’80 per cento degli aventi diritto. Insomma, un passaggio chiave, al di là dei reali poteri delle Rsu, con cui misurare la reale forza dei diversi sindacati e con cui i sindacati accedono ai permessi e ai distacchi sindacali con ovvie ricadute su risorse e apparati ma anche sull’agibilità sindacale, decisiva per esercitare una funzione efficace.
Ora, il decreto Brunetta fa dipendere l’indizione delle elezioni dall’accordo tra Aran (l’agenzia incaricata della negoziazione e attualmente commissariata da Antonio Naddeo, braccio destro del ministro) e i sindacati sulla ridefinizione dei comparti in cui suddividere il Pubblico impiego. Oggi sono 12 (tra cui ministeri, Regioni e autonomie locali, Sanità, Scuola, Università, Aziende, Enti pubblici) mentre il decreto stabilisce che devono essere ridotti a quattro (l’Aran propone il seguente accorpamento: Agenzie fiscali, ministeri, enti pubblici, ricerca, università; autonomie locali; scuola, accademie e conservatori; Regioni e sanità). Solo dopo questa ristrutturazione organizzativa si potrà andare al voto. Ma la trattativa è ferma. I sindacati non condividono i quattro comparti dell’Aran mentre l’Aran non fa un passo avanti e Brunetta resta a guardare. Quindi, stallo totale.
“Colpa di Brunetta – dice ancora Alfredo Garzi della Fp-Cgil – e ovviamente dell’Aran che del governo è il rappresentante. Entrambi continuano a nascondersi dietro la ridefinizione dei comparti per non far partire la procedure delle elezioni Rsu”. Con due effetti evidenti: “Da un lato non si fanno esprimere i lavoratori, dall’altro si danneggia la contrattazione del posto di lavoro anche perché una volta scadute, a fine novembre, le rappresentanze sindacali decadono. Ecco perché vogliamo l’indizione entro il 30 novembre anche se la trattativa sui comparti non fosse conclusa”.
“IN REALTÀ C’È ANCHE un ruolo negativo di Cgil, Cisl e Uil – dice invece Paola Palmieri dell’Usb che nel pubblico impiego ha una certa forza – che siccome rischiano di subire scossoni dalla riorganizzazione dei comparti frenano. Le elezioni devono farsi subito ma comunque non prima che i lavoratori, e i sindacati, sappiano in quale comparto saranno collocati”.
Contraddizioni su contraddizioni. Che non eliminano il problema principale. Perché anche se elette le Rsu rischiano di vedersi private di reali poteri visto che l’orientamento prevalente, contenuto nel decreto Brunetta, per quanto riguarda la contrattazione di secondo livello, è di affidare tutto alla legge. Il decreto in questione, ad esempio, decide già come distribuire gli aumenti di produttività e il salario accessorio sulla base dei coefficienti di produttività. Con regole rigide e prestabilite. Un modello che affascina la Fiat e Confindustria e che oggi rappresenta l’insidia maggiore per il sindacato italiano.
Repubblica 20.11.10
Studiare la Resistenza e gli anni del boom
di Gido Crainz
1) Il racconto della nuova nazione
La letteratura permette una prima immersione nell´Italia ottocentesca: dai fermenti e dalle apatie dell´Italia preunitaria che attraversano le Confessioni di un italiano di Ippolito Nievo allo scarto fra retorica e paese reale di una novella come Libertà o I Malavoglia di Giovanni Verga, sino al disincantato sguardo de Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
2) La "grande emigrazione"
I flussi migratori di fine Ottocento danno impulso a una storia che prosegue sino agli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento e poi al trasformarsi dell´Italia da paese di emigrazione a paese di immigrazione: che ruolo hanno nel costruire e ridefinire l´identità nazionale?
3) La prima guerra mondiale
L´irrompere della "Grande guerra" in un´Italia fragile e contadina pone questioni che attengono alla storia e all´immaginario collettivo. Un evento bellico, cui inizialmente larga parte degli italiani era sembrata estranea se non ostile, diventa elemento fondativo nelle memorie private e pubbliche di una nazione capace di risollevarsi dopo Caporetto.
4) La nascita della radio
Dal telegrafo senza fili alla radio, Guglielmo Marconi lascia un segno di grande rilievo nei primi processi di "globalizzazione". Le trasmissioni iniziano in Italia nel 1924, due anni dopo l´instaurazione del fascismo, avviando una storia che permette di riflettere sul rapporto fra dittature e consenso e sul percorso ulteriore dei media, scandito dalla nascita della televisione e dalle trasformazioni successive.
5) La "guerra totale" e la Resistenza
L´irrompere della "guerra totale", con il crollo dei confini fra guerra e vita quotidiana, si intreccia alla crisi del fascismo e condiziona anche l´Italia divisa dopo l´8 settembre ´43. Le differenti forme di Resistenza suggeriscono il nesso fra la "scelta di campo" e l´idea di nazione.
6) La Ricostruzione
Il referendum del 2 giugno, il voto alle donne e la Costituzione repubblicana danno corpo alle speranze di un´Italia che deve risorgere dalle macerie. Un´Italia animata dal fervore intellettuale di cui testimoniano l´affermarsi dei partiti di massa e la stagione del neorealismo. E il Carlo Levi di Cristo s´è fermato a Eboli ricorda il permanere di un "mondo" ancora «serrato nel dolore e negli usi, negato alla Storia e allo Stato».
7) Il "miracolo italiano"
Fra anni Cinquanta e Sessanta la società italiana è attraversata da potenti processi di modernizzazione che investono il lavoro e il tempo libero, la produzione e i consumi. Bisogni essenziali, in primo luogo alimentari, iniziano a esser soddisfatti in modo adeguato mentre irrompono motociclette e automobili, televisori e frigoriferi. Nel 1958 per la prima volta i lavoratori dell´industria superano quelli dei campi, entra in vigore la Comunità economica europea e inizia lo straordinario pontificato di Giovanni XXIII.
8) I movimenti collettivi e il rinnovamento civile del Paese
Gli inediti movimenti degli anni Sessanta e Settanta – dal ´68 al femminismo - favoriscono l´affermarsi di un più ampio orizzonte di diritti e un rinnovamento istituzionale e civile che cancella molti residui del passato.
9) Pier Paolo Pasolini
La testimonianza di Pasolini illumina snodi decisivi: dal declinare del mondo contadino, cui rinviano le poesie friulane o Il sogno di una cosa, ai Ragazzi di vita delle borgate romane sino alla riflessione sulla "mutazione antropologica del paese". E sino alla osservazione delle tragedie della Repubblica, dalla strage di Piazza Fontana – alle cui vittime dedica versi intensissimi - alle trame eversive degli anni Settanta («Cos´è questo golpe? Io so»).
10) La nascita dell´euro
La moneta unica europea realizza un progetto che poteva sembrare utopico. Poco dopo, con l´allargamento dell´area di Schengen, cadono le barriere al nostro confine orientale e ad altri confini-simbolo dei drammi europei del Novecento: un forte annuncio del passaggio dal passato al futuro.
Repubblica 20.11.10
Se le tappe importanti ci fanno delle domande
di Adriano Prosperi
1) 1796-1814 La Rivoluzione francese e l´età napoleonica come inizio non solo simbolico della Nazione italiana
In Italia ci fu una «rivoluzione passiva» (così Vincenzo Cuoco). Che cosa significa? L´unità dell´Italia viene sostenuta dai «patrioti» con argomenti di tipo culturale. Esisteva davvero l´italiano come lingua comune? Che peso ha avuto Dante per l´unità d´Italia? E la Chiesa di Roma? Cosa fu il «Viva Maria»? Chi era Eleonora Sanfelice? Da quanto lontano arriva il problema italiano della frattura tra classi popolari e ceti dominanti?
2) 17 marzo 1861
Il Parlamento nazionale riunito a Torino proclama Vittorio Emanuele II re d´Italia «per grazia di Dio e volontà della nazione». Perché «II»? Perchè per l´Italia si sceglie un modello accentrato e non quello federale?
3) 1863 Legge Pica
Comincia una lunga e spietata guerra civile contro i «briganti» del Sud. È anche una guerra sociale? Che cosa significa l´unità per il Sud (inizio della «questione meridionale»)?
4) 20 settembre 1870 Presa di Roma
Pio IX scomunica tutti i responsabili morali e materiali. 1874: «Non expedit». I cattolici non debbono partecipare alle elezioni politiche. La separazione della Chiesa dallo Stato aveva introdotto in Italia la libertà religiosa, emancipato gli ebrei. Ma ora nasce la «questione romana» come «questione cattolica»: una frattura solo religiosa?
5) 1892, Genova: nasce il Partito Socialista
Primo partito politico di massa. Quali trasformazioni sociali e culturali avevano portato a questo esito?
6) Monza, luglio 1900: Gaetano Bresci uccide Umberto I
È l´esecuzione di una sentenza degli anarchici contro chi aveva decorato Bava Beccaris per aver sparato sulla folla nel 1898 a Milano. Quali effetti ha sulla politica italiana?
7) 1912: suffragio universale maschile
È una riforma timida e tardiva: perché le donne restano escluse in Italia? E altrove cosa succedeva?
8) La Grande Guerra (1915-1918)
Perché e da chi viene deciso l´ingresso dell´Italia? Si suol dire che gli anni di trincea saldano nel sangue e nel dolore l´unità. Ma il dopoguerra conosce violente divisioni. Perché? Che ne è del Partito socialista dopo la rivoluzione russa? Chi è Gramsci e perché è importante?
9) 1919-1938: dalle elezioni politiche, le prime col sistema proporzionale, alle leggi razziali
Perché un esito così lontano dalle premesse e dalle speranze diffuse? Che cosa era il fascismo? Quali alleati e quali avversari ebbe? Perché Matteotti venne ucciso e da chi? Ci fu un consenso collettivo al fascismo? Che cosa differenzia il razzismo fascista da quello nazista? Quale fu il peso della Chiesa?
10) 8 settembre 1943 – 1 gennaio 1948
In cinque anni tutto cambia: fuga del re e decapitazione dello Stato, occupazione tedesca, Repubblica di Salò, deportazioni di ebrei; e poi la resistenza armata, la Liberazione, la fine della monarchia, il voto alle donne, la Costituzione. Come e perché cambia l´atteggiamento del popolo verso il fascismo e la monarchia? La Costituzione della nuova Italia è ancora in vigore? Che cosa resta da attuare? E una domanda finale: perché l´Italia nonostante tutto è rimasta unita?
Repubblica 20.11.10
Dal governo Giolitti al delitto Moro
di Massimo L. Salvadori
1) 17 marzo 1861. Viene conferito il titolo di re d´Italia a Vittorio Emanuele II.
Con questa legge, voluta da Cavour, l´unificazione del paese viene fondata sulla continuità dinastica tra il Regno di Sardegna e il Regno d´Italia, negando al popolo italiano il diritto, rivendicato dai democratici repubblicani, di affidare ad un´Assemblea nazionale costituente il compito di definire le istituzioni del nuovo Stato, così offrendo un argomento alla tesi secondo cui questo fosse il frutto della "conquista piemontese".
2) 8 ottobre 1876. Discorso di Depretis a Stradella.
In quella data Depretis invoca una «feconda trasformazione dei partiti» e attesta la disponibilità del governo ad accogliere «le buone idee, le vere utili esperienze» provenienti anche dagli avversari, invitati a convergere con esso; dal che prende inizio il «trasformismo», che diventerà una caratteristica centrale della politica nazionale.
3) 3 novembre 1903. Giolitti al governo
Con la formazione del suo II ministero, Giolitti, che con Zanardelli aveva chiuso la drammatica «crisi di fine secolo», dà inizio all´età giolittiana, promuovendo una stagione di riforme politiche e sociali e di modernizzazione economica soprattutto del Nord, che però solleverà le critiche di meridionalisti come Salvemini, per la sua sordità verso le esigenze del Sud.
4) 30 ottobre 1922. Mussolini al potere
Dopo che il re lo ha invitato a raggiungere Roma, Mussolini gli presenta il suo governo, segnando così l´avvento del fascismo al potere, che, trasformatosi in piena dittatura tra il 1924 e il 1926, porterà l´Italia alla catastrofe nel 1943.
5) 25 aprile 1945. Il CLNAI dà l´ordine di insurrezione generale
È l´atto conclusivo della lotta di Resistenza al nazifascismo, iniziata nel settembre 1943, che segna la vittoria politica e morale delle forze della rinascita nazionale.
6) 22 dicembre 1947. L´Assemblea costituente vara il testo della Costituzione repubblicana.
Viene approvato, con 453 voti favorevoli e 62 contrari, il testo della Costituzione. Entrata in vigore il 1° gennaio 1948, questa riflette l´accordo che pone le basi costituzionali della Repubblica democratica, conferendo però un carattere solo semi-laico allo Stato per l´inserimento nel testo dei Patti lateranensi.
7) Elezioni del 18 aprile 1948
Le elezioni, vinte dalla Democrazia Cristiana, sanciscono un sopravvento delle forze moderate già delineatosi nel maggio 1947 in seguito alla fine dei governi di coalizione antifascista, che durerà fino al 1962-63 con la fase di centrosinistra.
8) 9 maggio 1978. Rinvenimento del corpo di Moro
Moro, rapito dalle Brigate Rosse il 16 marzo, viene trovato cadavere a Roma. È il culmine dell´attacco delle forze eversive terroristiche allo Stato, a cui i partiti dell´arco costituzionale, la magistratura, i sindacati e le forze di polizia risponderanno con un´azione coronata da successo che, anni dopo, chiuderà infine il periodo delle stragi e degli «anni di piombo».
9) 17 febbraio 1992. Inizio di Tangentopoli.
Con l´arresto del socialista Mario Chiesa incomincia l´azione della magistratura denominata «Mani pulite», che mette a nudo l´intreccio corruttivo tra affari e politica nel quale risultano maggiormente coinvolti i partiti al governo. Gli sviluppi di Tangentopoli determineranno il crollo del sistema dei partiti, già entrato in crisi per effetto degli eventi internazionali del 1989.
10) 11 maggio 1994. Formazione del governo Berlusconi
Si apre l´era berlusconiana, contraddistinta dall´ascesa al governo – pur interrotta in certi periodi da governi di diverso indirizzo – di un plutocrate che concentrerà nelle proprie mani, oltre a quello politico, un enorme potere economico e mediatico; potere, entrato in crisi nei nostri giorni sulla scia anche degli scandali legati alla sua condotta personale.
Corriere della Sera 20.11.10
I teenager: il razzismo è diffuso
Tre su 10 si sono imbattuti nella discriminazione a scuola
l ruolo dei genitori Per il 42% dei ragazzi il rifiuto del diverso è dovuto al retroterra familiare
MILANO — Il razzismo? È una condizione diffusa per il 95,8% degli adolescenti. Che non solo lo conoscono attraverso quotidiani, radio e tivù (il 39,9%), ma anche per esperienze vissute direttamente a scuola (31,6%). Così risulta dalla ricerca condotta da Lorien Consulting su 400 adolescenti e 400 over 18 per la campagna «Io Come Tu» promossa dall’Unicef. Quasi un teenager su due (41,8%) ha ammesso che il rifiuto del diverso proviene dal background familiare, mentre solo per l’11,5% la responsabilità è dell’educazione ricevuta a scuola. Il 35,9% degli adulti, invece, la attribuisce ai comportamenti sbagliati degli stranieri che vivono in Italia.
Che fare? Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano proprio ieri, nella Giornata nazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ha avvertito: «Ho già avuto modo di richiamare in più occasioni la necessità che l’azione dello Stato e degli enti territoriali si imperni innanzitutto sul sostegno alle famiglie nel primo, fondamentale, percorso educativo e sulla destinazione alla scuola e alla società civile di risorse economiche e culturali adeguate».
La richiesta, alla vigilia del 21° anniversario della Convenzione sui diritti dell’Infanzia, è stata sottoscritta dall’Unicef. «C’è un’emergenza da risolvere. La situazione sta peggiorando per quanto riguarda il livello di povertà vero e proprio. E bisogna dare risposte», ha detto il presidente per l’Italia del Fondo delle Nazioni Unite Vincenzo Spadafora. Il ministro Mara Carfagna ha assicurato: «Il ministero è dalla parte dei bambini con la lotta alla pedofilia e alla pedopornografia, con le norme contro la prostituzione minorile e il traffico di esseri umani, con la legge sulla conciliazione dei tempi di lavoro e familiari». E ha sottolineato: «Dall’approvazione della Convenzione nell’89 è stato fatto molto, ma molto per l’infanzia non è mai abbastanza».
l’Unità 20.11.10
Giappone, il pianeta dell’eros
Storia del piacere Phaidon pubblica un magnifico volume curato dallo studioso d’arte orientale Gian Carlo Calza: un vertiginoso mare d’immagini firmate dai maestri Utamaro e Hokusai. Pornografia o trionfo della natura?
di Giuseppe Montesano
Il titolo del libro è musicale e evocativo, come i fiori di peonia che sbocciano negli haiku del poeta Basho e nei dipinti di seta che decorano la vita del Principe Genji, e gli autori delle stampe che cantano i misteri sessuali nascosti e rivelati dai paraventi delle camere da letto sono pittori straordinari e raffinati tra i quali ci sono Utamaro e Hokusai: ma le stampe erotiche che formano Il canto del guanciale, uno straordinario volume curato da Gian Carlo Calza e pubblicato dalla Phaidon con 462 pagine tutte illustrate a colori, sono esplicite fino al grottesco e al fantastico. Molte delle stampe del libro del guanciale si spingono sull’orlo di quel vuoto che chiamiamo pornografia e quasi ci cadono, altre danzano su quell’orlo con una voluttà insieme fragilmente algida e ironicamente libera, inquietando lo sguardo occidentale. Se la pornografia sta nell’evidenza del dettaglio isolato dal contesto, allora molte di queste stampe sarebbero pornografiche e non erotiche: i dettagli non sono risparmiati, con lo scopo di attirare chi guarda nelle spirali dell’eccitazione. Ma il dettaglio dei sessi e delle posizioni erotiche è colto in ritardo dallo sguardo, come un panorama nella nebbia: un turbinare di linee che si intricano sinuose, di colori di kimono slacciati a metà e paraventi trasparenti ipnotizza l’occhio, lo devia dal dettaglio fisiologico, lo allontana dalla fissità a cui la pornografia chiede il suo unico cibo, lo travolge e lo fa galleggiare trasportandolo nelle volute delle onde di Hokusai che diventano abiti femminili o maschili, e lo lascia cadere nelle maree sessuali del mondo fluttuante.
CREPACCI E VALLATE
Scene esplicite di amori e congiungimenti sono invase da rami di pesco che entrano dalle finestre o sono dipinti sui muri di carta, gli allacciamenti visti in ogni particolare e in posizioni non di rado impossibili o come minimo difficoltose sono sommerse da piogge di stoffe ricoperte da petali, ghirigori, curve e ondulazioni, curve e ondulazioni che sembrano proseguire nelle curve dei corpi, i corpi che si distinguono dai paraventi e dalle vesti solo perché non sono colorati ma pallidamente lunari o carnalmente rosati; e quando l’occhio del pittore che lavora per i voyeurs che frequentavano le case di piacere di Edo, di Kyoto, di Osaka, si incanta sugli organi sessuali, li disegna in maniera da renderli iperreali e, soprattutto, affini a quel mondo di rami di ciliegio, fiori e stoffe di seta: i luoghi della sessualità fioriscono come crepacci e vallate, si ergono come tronchi di foreste preistoriche e bizzarre, germogliano di petali che sembrano lacrime di pioggia o gocce di rugiada, fanno spuntare fili d’erba che si arricciolano e si incurvano come fiori liberty. Se si ritagliassero gli organi sessuali ritratti nel Canto del guanciale e li si separasse dai corpi, essi apparirebbero come paesaggi naturali, anamorfosi alla Arcimboldo o alla Dalì, visioni e sogni arrivati dall’eros rimosso. I pittori del mondo narrato da Ihara Saikaku nella Vita di un libertino, nelle Cinque donne amorose o nel Grande specchio dell’omosessualità maschile, non smettevano di praticare la loro arte anche quando erano chiamati a fornire un servizio ai gaudenti che frequentavano le case galleggianti dove il piacere veniva venduto da cortigiane arrivate ai vertici dell’eleganza. Cortigiane capaci di improvvisare delicati haiku sulle stagioni, donne che potevano permettersi di rifiutare i clienti se li trovavano arroganti o cafoni, e che vivevano a stretto contatto con il teatro Kabuki, facendo del piacere una rappresentazione artistica, il teatro sempre uguale e sempre diverso dell’erotismo. Dietro lo spumeggiare del «mondo fluttuante», che valutava la vita per l’attimo di piacere che l’ebbrezza amorosa sa dare e conosceva fino alla feccia la fragilità dell’attimo che se ne va, c’era il mondo orrendo dello sfruttamento della prostituzione che arrivava a esporre le donne in gabbia: ma quello che Hokusai, Utamaro e gli altri artisti cantarono non fu il mondo reale, fu un sogno. La festa che questi Watteau e Boucher senza veli riuscirono a esprimere nelle loro stampe più riuscite e meno mercantili fu il perenne desiderio della partenza per l’isola felice, l’imbarco per Citera che sospende l’orrore della vita con il piacere, l’invito al viaggio verso il luogo dove «tutto è ordine e bellezza, lusso, calma e voluttà»: ma quel mondo non poteva essere detto nella raffigurazione esplicita, che è sempre pornografica, e loro tentarono di trasformarlo come la musica trasforma un tema. Questa lezione non andò dispersa, arrivò a VanGogh e a Klimt, a Klinea Wols a Mathieu e oltre: quello che si dissipò e svanì fu il fluttuante sogno del piacere senza fine, ma quello svanisce sempre.