giovedì 29 marzo 2007

l’Unità 29.3.07
«Quarantamila diessini vogliono il socialismo europeo»
Oggi assemblea della mozione Mussi. Deciderà la strategia per il congresso nazionale di Firenze
di Eduardo Di Blasi


Al Congresso di Firenze andranno per dare battaglia, per dare voce alla propria contrarietà al progetto del partito Democratico. Dopo aver raccolto il 15% dei consensi nei congressi di sezione, gli esponenti della mozione Mussi («A sinistra per il socialismo europeo»), si riuniranno oggi in assemblea nazionale presso la sala del Garante della Privacy di piazza Montecitorio per decidere le prossime mosse in vista dell’assise di Firenze. Non vogliono sentir parlare della parola «scissione», e rispondono al segretario dei Ds Piero Fassino che ieri, dalle colonne de l’Unità, lanciava un appello a marciare uniti. Gli chiederanno di «fermare in tempo la locomotiva del partito democratico».

«IL PROBLEMA non è se andiamo o non andiamo al Congresso di Firenze. Il problema è che anche l’apertura fatta ieri su l’Unità da Fassino, alla fine non modifica di una virgola la posizione del segretario sul partito Democratico. Quindi, adesso, la scelta che ci troviamo davanti appare chiara: o si abbandona la posizione che abbiamo assunto fin qui o si va avanti». Il senatore Cesare Salvi non vuole sbilanciarsi sul contenuto della discussione che oggi interesserà il gruppo dirigente della mozione «A Sinistra per il Socialismo Europeo» di Fabio Mussi. Dalle nove e mezza della mattina alle quattro del pomeriggio, in una assemblea a porte chiuse, i componenti del Consiglio nazionale e del Consiglio nazionale dei garanti, i parlamentari italiani ed europei, i coordinatori regionali e provinciali e i dirigenti sindacali vicini alla mozione, si ritroveranno nella sala conferenze, presso la sede del Garante per la Privacy di piazza Montecitorio. «I congressi di sezione ci hanno detto che oltre 40mila compagni credono nel socialismo europeo - spiega il deputato Valdo Spini, tra i firmatari della mozione - Ci rivolgeremo alla maggioranza per chiedere di ragionare sui punti ancora controversi, come i tempi della discussione e l’approdo internazionale. Ma proporremo anche un disegno politico. Bisogna comprendere che sono in moto anche fatti esterni, e che una convergenza di tutta la sinistra italiana è un fatto possibile». Spini ha apprezzato, nei giorni scorsi, la posizione assunta dal segretario dello Sdi Enrico Boselli («Ha chiarito che il rilancio socialista non si può limitare a pezzi della diaspora dell’ex Psi e dell’ex Psdi»), ma non è solo da quella parte che sembra guardare l’ala sinistra dei Ds. L’orizzonte verso il quale navigano i firmatari della mozione Mussi non sembra finire prima del Congresso nazionale (al quale i delegati del «nuovo correntone» saranno presenti), ma quello che accadrà dopo, o durante l’assise di Firenze. Marco Fumagalli approva il distinguo di Cesare Salvi: «La discussione è posta in quei termini. Anche se io sposterei l’asse: non dobbiamo pensare a cosa sia utile che facciamo per noi, ma cosa sia utile che facciamo per l’Italia. Il tema è proprio in questi termini: i Ds scompariranno. Cosa è utile che noi facciamo?».
La domanda non sembra di facile soluzione. Anche perchè, stando a quanto afferma la combattiva deputata vicentina Lalla Trupia («Noi chiediamo a Fassino di tirare il freno. Per quello che mi riguarda il Pd, così come sta nascendo, non è un partito nuovo ma l’ultimo di quelli vecchi»), l’opzione che basti rallentare per raddrizzare la rotta non appare la più semplice da portare avanti. Fulvia Bandoli rimanda al mittente la proposta di Fassino: «Gli appelli pressanti di Fassino a Mussi e alla sinistra Ds ad entrare nel Pd denotano un rispetto ancora modesto delle opinioni diverse e finiscono per farci passare come “coloro che non vorrebbero l’unita”. In effetti la realtà è diversa e l’unità in questo caso non c’entra nulla: dopo il congresso inizia la fase costituente del Pd e mano a mano i Ds si scioglieranno come la Margherita in un nuovo partito, dunque siamo tutti in uscita dai Ds». Massimo Villone rincara: «Mi sento come uno che sta a casa sua e che viene cacciato dalla forza pubblica per ordine del padrone di casa...». Abdon Alinovi analizza: «Il rovesciamento della linea di Pesaro, cioè il rafforzamento dei Ds come forza aggregante della sinistra, dell’Ulivo e dell’Unione non è stato compiuto dalla sinistra. Sarebbe assurdo condividere ora la responsabilità dello scioglimento Ds e di uno sbocco che toglie autonomia e potenzialità alle sinistre ed alle stesse forze cattoliche-democratiche. Coltivo ancora la speranza che si mediti, al di fuori del trionfalismo sostenuto dall’aritmetica, al turbamento che esiste nella coscienza profonda del partito e dell’elettorato». Una riunione alla Camera, ieri sera, ha messo a punto il documento da presentare oggi in assemblea. A Firenze per dare battaglia.

l’Unità 29.3.07
Angius chiede un referendum sull’adesione al Pse
«Il 9% per una corrente che due mesi fa non esisteva neppure è un grande risultato»


GAVINO ANGIUS è soddisfatto. «Raccogliere 23mila voti con una mozione che non è una corrente, e che fino a due mesi fa non esisteva come aggregato umano è stato un fatto straordinario». Adesso, però, chiusi i congressi di sezione e «pesate» le rispettive idee, è il momento di ritornare a discutere. Così, al terzo piano di Palazzo Madama, il vicepresidente del Senato ribadisce le linee guida della propria mozione «Per un partito nuovo, democratico e socialista» (un partito democratico e socialista, di sinistra, parte integrante del Pse, e, soprattutto, «laico») e segna la differenza tra il «suo» partito Democratico e quello disegnato dalla mozione del segretario Piero Fassino. «Non diciamo la stessa cosa, e la maggioranza non può dire che l’85% del partito è favorevole al Partito Democratico, sommando i suoi voti con i nostri. Altrimenti - scherza - anche io posso dire di aver vinto il Congresso con l’85% dei consensi». Tornando sulla questione politica Angius lancia, assieme alla neonata componente, tre proposte alla maggioranza del partito. Una fase costituente che non si concluda «prima della fine del 2008», un’ulteriore verifica congressuale al termine di questa («dovremo verificare gli esiti politici e lo scioglimento del nostro partito»), l’adesione al Pse. Sul tema Angius lancia una doppia proposta: i Ds dovranno chiedere ai partner politici, durante la fase costituente, l’adesione formale al Pse. Nel caso i «partner politici» rispondessero di «no», propone l’idea di un «referendum» tra gli iscritti di tutti i soggetti del patto costituente. Certo, annota, in una pagina intera di intervista all’Unità, «il segretario del partito è riuscito a non citarci neanche una volta, anche quando ha aperto alla minoranza» (il segretario Ds, in una intervista rilasciata ieri sera al Tg1 ha aperto anche alla componente Angius-Zani: «Vogliamo realizzare il Pd con tutta la ricchezza del nostro partito e quindi io dico sia alla mozione Angius che alla mozione Mussi e a chi le ha sostenute: state dentro il nostro partito, state con noi, siate parte della costruzione di questo progetto»). Ma Angius avverte: «Il manifesto dei saggi sul partito democratico è inaccettabile, un ostacolo insormontabile. Cacciari lo trovò orripilante». Avvisa: «Preoccupa la lotta di potere interna alla Margherita rispetto alla grandiosità dell’obiettivo». Spera «in un congresso che non sia una kermesse o una messa cantata». Ritiene che se il Pd si caratterizzerà come una «forza di centro, chi a sinistra proporrà nuove iniziative troverà vasti spazi». Non guarda verso il progetto del Prc. Non dispiace il progetto socialista di Boselli. Per adesso, però la prospettiva resta quella del Pd, democratico, laico e socialista.
e.d.b.

Corriere della Sera 29.3.07
Klee - Kandinsky, un’arte per due
di Arturo Carlo Quintavalle


Coniugarono spiritualità e astrazione fondando la modernità

Due importanti mostre, «Kandinsky e l'astrattismo in Italia 1930-1950» a Palazzo Reale, curata da Luciano Caramel e «Paul Klee teatro magico» alla Fondazione Mazzotta, sono una occasione eccezionale che Milano offre per comprendere le matrici dell'arte moderna, ben al di là dell'esplicito racconto di Pablo Picasso.
Se le radici della astrazione, e non solo di quella in Italia, sono nella pittura di Wassily Kandinsky, quali sono le discendenze, chi sono i creati di Paul Klee? C'è un dialogo fra Klee e Wols, fra Klee e molti fra i protagonisti dell'Informale, fra i pittori dell'Action Painting e in genere con gli artisti che operano sulle «scritture»?
Le vicende di Kandinsky e di Klee sono diverse ma le loro storie si intrecciano nel secondo decennio e poi nel periodo della Bauhaus, negli anni Venti. Li accomuna lo studio nell'atelier Von Stuck a Monaco, ma il momento nodale del loro incontro coincide con la pubblicazione de Lo spirituale nell'arte di Kandinsky e poi con la collaborazione dello stesso Klee all'Almanacco del Cavaliere Azzurro (1912) curato dal russo insieme a Marc. Nel saggio sullo Spirituale, l'idea che arte sia espressione di un sentire globale che attraversa le forme e i colori, e li trasforma, suggerisce un dialogo dell'opera dipinta nella direzione della poesia espressionista fino a Trakl e del racconto letterario da Hoffmann in avanti, e propone le idee che erano di Wörringer nel volume Astrazione e empatia (1908), dove il peso delle forme determinerebbe le emozioni in chi guarda. La posizione di Kandinsky si trasforma; dopo il periodo di Murnau attorno al 1908-1910, progressivamente l'artista sceglie di abbandonare la figurazione per l'astrazione: niente più titoli descrittivi, niente più immagini definite, ma la scomposizione progressiva delle forme fino al dialogo del dipinto con la creazione musicale da cui si assumono coloriture, temi, ritmi.
Klee, d'altro canto, sceglie una strada diversa: dopo qualche tangenza con le ricerche cubista e futurista fra 1911 e 1912, e dopo il dialogo a Parigi con Robert Delaunay che gli farà scoprire il colore (che poi l'artista mitizzerà come scoperto nel viaggio in Tunisia del 1914), eccolo concepire la funzione del pittore come alchimista, dunque interprete del mondo. Per lui, quindi, la pittura è un microcosmo, sia essa orto botanico, giardino, città, e questo durerà per tutti gli anni Venti. Kandinsky e Klee collaborano alla Bauhaus e il russo sente il peso della ricerca di Klee: lo provano ad esempio alcune opere esposte a Palazzo Reale come Discreto 1, Falce, Moto scuro, tutte del 1926.
Ma nella seconda parte del decennio Kandinsky si avvia per strade diverse, quelle che teorizza in Punto Linea Superficie (1926) e da questa ricerca deriva appunto la idea di pittura astratta che si diffonde in Italia e in Europa nei tardi anni Venti e nei Trenta, arte come costruzione misurata, arte come racconto estraniato, assoluto.
Diversa la storia di Klee: per lui a partire dagli anni Trenta e fino alla morte, nel 1940, si apre una via nuova, che intende la pittura come scrittura che attraversa le tecniche più disparate con cui si trasforma, quasi alchemicamente, la materia. Per Klee il disegno è traccia quasi spermatica della ricerca, evocazione delle origini che attinge a modelli psicoanalitici. Klee era partito da una ricostruzione in chiave freudiana della propria infanzia nei Diari ma, nel corso del secondo decennio, la sua lettura del mondo assume valenze diverse, junghiane, che gli fanno scoprire il mondo come sistema di segni simbolici, di scritture possibili. Quando Wols riscopre la ricerca di Klee comprende il valore di quei nuclei, di quei grovigli di segni che diventano in lui emozioni, e muovono sempre da Paul Klee molti altri, da Jackson Pollock a Mark Tobey, per non parlare degli altri protagonisti della Action Painting fino a Rothko. L'idea dunque che dipingere sia prima di ogni altra cosa scrittura, magari tenendo conto di ritmi diversi, per Klee quelli di Mozart oppure di Bach, per Pollock i suoni delle culture centroamericane, per Tobey recupero delle grafie e dei ritmi estremo-orientali, va davvero alle radici dell'arte moderna e distingue in essa due grandi strade, quella del mondo come ragione e nello stesso tempo tensione verso l'assoluto che caratterizza la complessa, importante storia della astrazione, e quella dell'arte come dialogo con la materia, dell'arte in cui si condensano eventi simbolici dove ogni forma diventa un segno.
Per Picasso dipingere non era cercare, ma trovare; per Kandinsky era proporre un ordine nel dilatato espandersi del suono dipinto; per Klee dipingere era avvicinarsi, senza mai raggiungerlo, al centro della creazione, come a dire a quell'inconscio delle culture che Jung scopriva in Simboli di trasformazione (1912). Queste, credo, fino ai concettuali da un lato e ai graffitisti dall'altro, ancora oggi, sono le due strade dell'arte moderna.

saluteuropa.it 29.3.07
Cresce la bulimia tra le giovanissime e l'anoressia colpisce sempre più le "over 40"


Sono soprattutto donne, circa il 90% dei casi. E di ogni ceto sociale, a differenza di un tempo quando anoressia e bulimia riguardavano la fascia medio alta della popolazione. Diversa poi la localizzazione. L'anoressia è presente ovunque, nelle metropoli come nei piccoli paesi. Mentre la bulimia è più diffusa nelle grandi città. Inaspettata anche l'incidenza. Tra le giovani è prepotente la presenza della bulimia: nella fascia d'età tra i 12 e i 25 anni ne soffrono l'1% delle donne, contro lo 0,5% di chi ha un problema di anoressia. Nelle ultraquarantenni, invece, pressoché inesistente la bulimia: chi è in conflitto con il cibo, è anoressica. Devono far riflettere questi dati perché per la prima volta mostrano un identikit vero di chi soffre di mal di cibo. Se ne è parlato oggi nel corso dei lavori del 19° Congresso Nazionale dell'Andid, l'Associazione Nazionale dei Dietisti, in corso a Roma all'Aurelia Congress Center.

"Dati certi sulle over 40 non ce ne sono ancora dal momento che si tratta di una situazione recente - ha spiegato la dr.ssa Giovanna Cecchetto, Presidente Andid - ma notiamo un aumento di richieste di aiuto proprio in questa fascia di età e in alcuni casi persino dopo i 55-60 anni". È la punta estrema di un iceberg in continua espansione. Una vera e propria epidemia, come sono state definite l'anoressia e la bulimia. Perché riguarda adolescenti che non vogliono diventare "grandi". Ma anche donne che non sopportano l'arrivo della menopausa, vissuta come inizio della vecchiaia.

"In particolare per quanto riguarda le ultraquarantenni - ha continuato la Cecchetto - il cattivo rapporto con il cibo e il corpo ha di solito origini remote. Se infatti si ricostruisce il periodo dell'adolescenza della donna, si scopre che spesso aveva già avuto dei momenti se non di anoressia vera e propria, comunque di disequilibrio per quanto riguarda il comportamento alimentare".

Il conflitto con il cibo, dunque, è spesso alimentato dall'adesione a diete troppo severe. "Diete che - ha aggiunto - creano una vera e propria "dipendenza" dal grammo e portano a demonizzare proprio i cibi più appetibili e graditi (dolci, snack salati, bibite, ecc.) anziché fornire abilità di gestione e capacità di controllo sulle occasioni pericolose (ristorante, occasioni conviviali, ecc…). Diete che, essendo troppo restrittive e povere di calorie, affamano l'organismo e aumentano il desiderio dei cibi "proibiti", favorendo comportamenti variabili tra la restrizione e la perdita di controllo e di conseguenza, oscillazioni continue di peso, senso di insoddisfazione e scarsa stima di sé".

"Qualunque sia l'età d'esordio - ha spiegato il prof. Massimo Cuzzolaro, dipartimento fisiologia medica, Università degli studi La Sapienza di Roma - l'anoressia e la bulimia sono legate a una profonda sofferenza interiore. È difficile però che gli altri se ne rendano conto, tranne quando iniziano a manifestarsi i sintomi "visibili" della malattia.

Più eclatanti, quella dell'anoressia: magrezza eccessiva con un peso inferiore all'85% di quello ideale, pelle disidratata e con un colorito tendente al giallo, occhi cerchiati e arrossati, capelli opachi. Meno facili da individuare, quelli della bulimia, perché difficilmente si verificano oscillazioni significative di peso. Al contrario dell'anoressia, infatti, il segnale che fa riconoscere la bulimia è il desiderio irrefrenabile di mangiare. Le abbuffate sono delle vere e proprie crisi incontrollabili. Che, a seconda dei casi, possono avvenire tutti i giorni e anche più volte nell'arco della stessa giornata, oppure anche solo un paio di volte alla settimana, sia di giorno che di notte, alternate a giorni di digiuno con l'idea di bilanciare in questo modo ciò che si è ingerito. Si innesca così una spirale senza fine: le abbuffate danno piacere perché vengono vissute come una trasgressione, ma scatenano vergogna, stato di disgusto per se stesse, paura di ingrassare ed enormi sensi di colpa, che a loro volta portano a nuove crisi".

La cura consiste per ambedue le forme da una parte nel far affiorare il problema che ha scatenato la sofferenza e risolverlo. E dall'altra nella rieducazione a un'alimentazione equilibrata, rompendo la schiavitù della malattia e gli schemi che si auto-impongono i pazienti. "Un aspetto fondamentale della malattia - ha sottolineato la Cecchetto - sono i pensieri disfunzionali. In sostanza, sono pensieri di controllo del cibo e di manipolazione del corpo che vanno contro le naturali funzioni dell'organismo. Hanno un importante ruolo sia nella manifestazione, sia nel mantenimento della malattia. Affrontarli e riuscire a "scardinarli" con professionisti competenti e preparati come il dietista, lo psichiatra, e lo psicologo può risultare decisivo ai fini del trattamento".

Ma a che cosa stare attenti? Ci sono dei segnali caratteristici di tutte e due le forme. Presenti sempre, a qualsiasi età. "Il più comune - ha spiegato il prof. Cuzzolaro - è relativo all'esercizio fisico che viene praticato in modo esagerato. In pratica, non ha niente a che vedere con l'abituale attività che viene effettuata normalmente due, tre volte alla settimana. Agli esercizi invece si dedica del tempo tutti i giorni in modo maniacale, con crisi di astinenza se non si riesce ad andare un giorno in palestra".

Altrettanto diffuso è il vomito. "Chi soffre di anoressia - ha continuato - lo fa quando non riesce ad evitare di sedersi a tavola e a mangiare. Chi invece ha un problema di bulimia si induce il vomito dopo le abbuffate, per eliminare il troppo cibo ingerito".

Anche l'uso di farmaci è una caratteristica che riguarda ambedue i disturbi. C'è infatti un ricorso piuttosto elevato a lassativi e diuretici. "Nel caso dell'anoressia - ha spiegato - servono per accelerare la perdita di peso. Per quanto riguarda la bulimia invece, è il rimedio utilizzato per eliminare ciò che è stato ingerito con le abbuffate. Oltre ai farmaci, vengono anche utilizzati rimedi naturali con lo stesso scopo, come crusca, tisane, fibre".

In più, si modifica l'abbigliamento. C'è la tendenza a preferire abiti informi, larghi e di colori scuri, per nascondere il proprio corpo. Infine, ultimo ma non meno importante, c'è la tendenza a isolarsi, a ridurre al minimo i contatti sociali e a vedere raramente persino gli amici più cari.

Affari Italiani 29.3.07
Anoressia/ Sempre più precoce l'ossessione per la magrezza: inizia a 12 anni


Ragazzi - Il campione è costituito dagli allievi delle scuole superiori di Civitavecchia: Istituto professionale di Stato industria e artigianato (I.p.s.i.a.) “Luigi Calamatta”, Istituto onnicomprensivo: Istituto d’Arte, Alberghiero, Professionale Contabile-Turistico (I.i.s.) “Via Adige”, Liceo Psico-pedagogico “P. Alberto Guglielmotti”, Liceo Scientifico “Galileo Galilei”. I questionari presi in considerazione, in quanto compilati correttamente sono 530 (196 maschi, 334 femmine) suddivisi in tre diverse fasce d’età 15 anni (86 maschi, 132 femmine), 16 anni (68 maschi, 131 femmine) e 17 anni (42 maschi, 113 femmine). Sono stati esclusi quelli dei ragazzi di 14 e 18 anni in quanto non presenti in tutte le scuole. Dall’Edi sc (Symptom checklist) compilato dalle ragazze emerge, anche a conferma di quanto evidenziato dai dati precedenti, che moltissime di loro si limitano nell’assunzione di cibo perché preoccupate per la forma o il peso del corpo; iniziano a sottoporsi a queste limitazioni già in giovanissima età (media 12 anni).

Gran parte di loro, pratica attività fisiche tre volte a settimana, sia come forma di controllo del peso corporeo che per divertimento. Sono moltissime quelle che non praticano nessuna attività sportiva. Per quanto riguarda la “abbuffate” le ragazze affermano di aver avuto e di avere, con una frequenza almeno settimanale, episodi angosciosi di non controllo della quantità di cibo ingerito, in cui sentono di non potersi fermare, o di provarne piacere, ma non riescono a individuarne con precisione l’età d’inizio. Pur comparendo come pratica di “compenso”, non risulta frequentissimo il ricorso al vomito autoindotto mentre sono usati con una certa frequenza lassativi, pillole dimagranti, diuretici, integratori. Molte, alla domanda: “Che tipo di pillole dimagranti prendi?”, hanno risposto: barrette, preparati da sciogliere in acqua sostitutivi del pasto.

Molte ragazze hanno avuto difficoltà a rispondere alla domanda relativa l’anamnesi mestruale, tante sono le risposte non date, mostrando poca attenzione, interesse e conoscenza per un aspetto così importante di sé.

I dati emersi dall’Edi Sc (Symptom checklist), evidenziano delle differenze comportamentali dei ragazzi: alcuni dichiarano di limitare l’assunzione di cibo per preoccupazioni legate alla forma o al peso del corpo, moltissimi praticano esercizio fisico con assiduità, ma sono pochi quelli che lo fanno per controllare il peso, riguardo le “abbuffate”, i ragazzi sembrano averne con più frequenza rispetto alle ragazze, (anche 2/3 alla settimana) non accompagnate tuttavia da sensazioni di perdita di controllo o di angoscia, compare pochissimo l’induzione al vomito, il ricorso a lassativi e diuretici come pratiche di compensazione, mentre compare l’uso di pillole dimagranti.

Un dato che è interessante sottolineare è quello relativo la domanda:”Prendi abitualmente farmaci prescritti dal medico?”, a cui i ragazzi hanno risposto indicando come farmaco gli integratori.

Bdc/Adnkronos Salute 29.3.07
ANORESSIA: LO PSICHIATRA, VALUTARE RICORSO A RICOVERO OBBLIGATORIO


Roma, 29 mar. (Adnkronos Salute) - "In Italia è necessario riaccendere il dibattito sul ricovero obbligatorio per i casi gravi di anoressia. Non solo per prevenire la morte del paziente, ma anche per evitare le complicanze tipiche di questa malattia, fra cui ad esempio l'osteoporosi, molte delle quali sono irreversibili". Lo ha affermato lo psichiatra Massimo Cuzzolaro, del Dipartimento di Fisiologia medica dell'università 'La Sapienza' di Roma, durante un incontro stampa organizzato oggi nella Capitale in occasione del 19esimo Congresso nazionale dell'Associazione nazionale dietisti (Andid). (... )

LatinaOggi 29.3.07
La ricerca sulle immagini
Il maestro del cinema Bellocchio spiega agli studenti del Liceo Classico
di Licia Pastore


BELLOCCHIO, artista al di là e al di sopra delle etichette». E lo ha dimostrato davvero Marco Bellocchio sottoponendosi generosamente al fuoco incrociato delle numerosissime domande degli studenti del Classico «Alighieri». L’occasione è arrivata grazie all’iniziativa promossa dal preside Giorgio Maulucci, che ha proposto una rassegna partita il 26 marzo e conclusa ieri con il dibattito incontro. Quattro proiezioni che hanno ricostruito una parte del percorso artistico del maestro delle immagini Marco Bellocchio. Si tratta di «I pugni in tasca», di «Addio al passato», «Sorelle» e «Buongiorno notte». Una scelta che ha visto il Liceo «Alighieri» promotore di altre iniziative dedicate a Bellocchio, tornato tra gli studenti del Classico per la terza volta in pochi anni. Ed è stato proprio con «Buongiorno notte» che si è aperto il confronto con il regista piacentino. «Non è un film a tesi (il delitto del caso Moro). E’uno dei film più problematici e centrati di Bellocchio, un film per certi aspetti brechtiano, in cui prevale il controluce che obbliga il pubblico ad interrogarsi, a pensare». Il preside Maulucci ha presentato i lavori di Bellocchio sottolineando diversi aspetti con precisione certosina. «Guardando al percorso sia artistico che esistenziale del registra - ha detto il preside - compreso il periodo della collaborazione con lo psichiatra Massimo Fagioli, al quale risalgono i film più apertamente psicanalitici, Diavolo in Corpo del 1986 e il Sogno della Farfalla del 1994, oggi ci rendiamo conto che egli non ha rinnegato affatto il suo passato di ‘arrabbiato’. Si è semplicemente, sapientemente evoluto, approdando ad una maturità d’artista e di cineasta indiscussa e unanimamente riconosciuta. Per tale motivo continua a rimanere una delle voci più significative ancora aggressive ed attuali del cinema, prerogativa, questa, di ogni autore autentico». E il filo del dibattito si è sviluppato sull’accostamento delle musiche alle scene, la centralità della figura femminile, le scelte attuali della sinistra e il linguaggio delle immagini originali proposte da Bellocchio. Stimoli a saperne sempre di più. E gli studenti si sono lasciati sedurre dai discorsi di Bellocchio che ha fatto più volte riferimento all’Analisi Collettiva di Massimo Fagioli, elemento centrale della sua ricerca artistica e personale.