Repubblica 19.2.07
"Neanche con la guerra fredda tanti soldati Usa in Italia"
Giordano: sì al confronto con Parisi sulla Difesa
intervista di Umberto Rosso
ROMA - Il governo, «e soprattutto un governo di centrosinistra deve ascoltare i movimenti che sono uno degli ingredienti della nostra democrazia». Il giorno dopo la grande manifestazione di Vicenza il ministro Fabio Mussi, leader della sinistra Ds, traccia una linea che non si discosta molto da quella di Rifondazione comunista. Ma soprattutto dichiara aperte le ostilità in vista del congresso della Quercia che dovrà pronunciarsi sulla nascita del partito democratico. E torna a minacciare la scissione.
Con toni inaspettamente duri Mussi lancia un attacco frontale al segretario Piero Fassino, contro il quale si è candidato per contrastare il progetto del Pd. «Mi ricordo che Occhetto - dice il ministro presentando ieri mattina al teatro Valle la sua mozione - dovette fare le valigie, e anche in fretta, per aver ottenuto il 16,7 per cento. Noi oggi siamo qui a celebrare i successi di un segretario che ci ha portato al 17 per cento». Insomma il partito, secondo Mussi (affiancato ieri da altri dirigenti della stessa mozione, come Cesare Salvi, Peppino Caldarola e Valdo Spini), come in un «gigantesco gioco dell´oca, è tornato al punto di partenza». Dunque il segretario ha fallito e il suo progetto, quello del Pd, è perdente.
Parole che non potevano passare sotto silenzio. E infatti qualche ora dopo arriva la replica risentita di via Nazionale, affidata al coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca, che chiede «da parte di tutti un maggiore rispetto per il lavoro svolto in questi anni», ricordando dopo la sconfitta del 2001 i Ds hanno vinto «tutte le competizioni elettorali». Un lavoro che è merito di tanti, certo, «ma anche, e in primo luogo, del segretario e del gruppo dirigente dei Ds». «Non è una questione di rispetto ma di dissenso» controreplica Carlo Leoni della minoranza diessina.
Ma l´impressione è che questa sia solo l´inizio di una battaglia congressuale che si annuncia avvelenata. Perché la posta in gioco, come ha ricordato Mussi ieri, è il via libera o il congelamento del partito democratico. «Noi vogliamo andare al congresso per vincerlo - dice il leader del correntone tra gli applausi dei suoi - e questo vuol dire ottenere la forza sufficiente per fermare il treno», perché noi «vogliamo restare dentro al campo del socialismo europeo». Dunque Fassino non si illuda. Se il segretario è convinto che alla fine tutti i Ds seguiranno il vertice nel Pd, Mussi gli ricorda che la scissione è tutt´altro che scongiurata. Non a caso lui già lancia un appello «ai molti che vengono dalla crisi del Partito socialista e a chi viene dal Pci», proponendo una riunificazione della sinistra.
«Io ti metto in guardia Piero, l´adesione a un nuovo partito è libera. Il bravo giocatore di scacchi - avverte il ministro - deve prevedere anche le 4 o 5 mosse successive, altrimenti rischia di perdere la partita». Mussi ne ha anche per D´Alema, che sostiene che il Pd deve andare oltre. «Anche io dico che dobbiamo andare oltre, ma per me vuol dire un po´ più a sinistra, non un po´ più a destra». Intanto c´è già qualcuno, come Caldarola, che si dice pronto a lasciare la Quercia: «Se vince la mozione Fassino io me ne vado e mi metto a disposizione di una costituente riformista e socialista».
Repubblica 19.2.07
Il leader della sinistra rilancia la scissione.
Quercia, l'affondo di Mussi "Fassino hai fallito, non ti seguo"
di Lavinia Rivara
ROMA - Il governo, «e soprattutto un governo di centrosinistra deve ascoltare i movimenti che sono uno degli ingredienti della nostra democrazia». Il giorno dopo la grande manifestazione di Vicenza il ministro Fabio Mussi, leader della sinistra Ds, traccia una linea che non si discosta molto da quella di Rifondazione comunista. Ma soprattutto dichiara aperte le ostilità in vista del congresso della Quercia che dovrà pronunciarsi sulla nascita del partito democratico. E torna a minacciare la scissione.
Con toni inaspettamente duri Mussi lancia un attacco frontale al segretario Piero Fassino, contro il quale si è candidato per contrastare il progetto del Pd. «Mi ricordo che Occhetto - dice il ministro presentando ieri mattina al teatro Valle la sua mozione - dovette fare le valigie, e anche in fretta, per aver ottenuto il 16,7 per cento. Noi oggi siamo qui a celebrare i successi di un segretario che ci ha portato al 17 per cento». Insomma il partito, secondo Mussi (affiancato ieri da altri dirigenti della stessa mozione, come Cesare Salvi, Peppino Caldarola e Valdo Spini), come in un «gigantesco gioco dell´oca, è tornato al punto di partenza». Dunque il segretario ha fallito e il suo progetto, quello del Pd, è perdente.
Parole che non potevano passare sotto silenzio. E infatti qualche ora dopo arriva la replica risentita di via Nazionale, affidata al coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca, che chiede «da parte di tutti un maggiore rispetto per il lavoro svolto in questi anni», ricordando dopo la sconfitta del 2001 i Ds hanno vinto «tutte le competizioni elettorali». Un lavoro che è merito di tanti, certo, «ma anche, e in primo luogo, del segretario e del gruppo dirigente dei Ds». «Non è una questione di rispetto ma di dissenso» controreplica Carlo Leoni della minoranza diessina.
Ma l´impressione è che questa sia solo l´inizio di una battaglia congressuale che si annuncia avvelenata. Perché la posta in gioco, come ha ricordato Mussi ieri, è il via libera o il congelamento del partito democratico. «Noi vogliamo andare al congresso per vincerlo - dice il leader del correntone tra gli applausi dei suoi - e questo vuol dire ottenere la forza sufficiente per fermare il treno», perché noi «vogliamo restare dentro al campo del socialismo europeo». Dunque Fassino non si illuda. Se il segretario è convinto che alla fine tutti i Ds seguiranno il vertice nel Pd, Mussi gli ricorda che la scissione è tutt´altro che scongiurata. Non a caso lui già lancia un appello «ai molti che vengono dalla crisi del Partito socialista e a chi viene dal Pci», proponendo una riunificazione della sinistra.
«Io ti metto in guardia Piero, l´adesione a un nuovo partito è libera. Il bravo giocatore di scacchi - avverte il ministro - deve prevedere anche le 4 o 5 mosse successive, altrimenti rischia di perdere la partita». Mussi ne ha anche per D´Alema, che sostiene che il Pd deve andare oltre. «Anche io dico che dobbiamo andare oltre, ma per me vuol dire un po´ più a sinistra, non un po´ più a destra». Intanto c´è già qualcuno, come Caldarola, che si dice pronto a lasciare la Quercia: «Se vince la mozione Fassino io me ne vado e mi metto a disposizione di una costituente riformista e socialista».
Corriere della Sera 19.2.07
Attacco a Fassino: «Occhetto fece le valigie con il suo 16%»
Mussi: «I Ds sono diventati forza marginale»
Il ministro «No al Partito democratico. L'alternativa è la riunificazione della sinistra».
ROMA - «I Ds sono diventati un gigantesco gioco dell'oca in cui si è tornati al punto di partenza. Occhetto con il suo 16 per cento dovette fare le valigie mentre ora si celebrano i successi di un segretario che ci fa fare il 17,2 per cento». È stato durissimo l'attacco di Fabio Mussi al segretario dei Ds, Piero Fassino, durante la presentazione della mozione 'A sinistra, per il socialismo europeo', al Teatro valle di Roma. Il ministro dell'Università e della Ricerca ha messo in allerta il leader della Quercia: «Siamo diventati una forza marginale del Paese, siamo oggi un partito degli eletti. Nelle nostre sezioni si discute di più delle liste che della situazione in Medio Oriente».
SINISTRA UNITARIA - Mussi ha poi ribadito la sua opposizione alla nascita del Partito democratico. «Dobbiamo vincere il congresso, no al partito democratico e no al manifesto presentato nei giorni scorsi». L'alternativa, dice Mussi, potrebbe essere la riunificazione della sinistra. «Non è scontato - osserva il ministro - che la sinistra in Italia debba essere divisa. Se continua a essere divisa, per lei è la rovina. Si può trovare una prospettiva unitaria per i molti che vengono dalla crisi del Partito socialista e per chi viene dal Pci». Ma che può coinvolgere anche una sinistra nuova, i movimenti nati negli ultimi anni. «Le logiche di nicchia o di trincea - insiste il leader della sinistra Ds - di chi difende il proprio 2% o il 2,1% non lasceranno sopravvissuti. Bisogna rimetterci tutti in discussione e riaprire la prospettiva di un grande partito di sinistra, di ispirazione socialista».
«PIU' RISPETTO» - A Mussi risponde Maurizio Migliavacca, coordinatore della segreteria nazionale dei Democratici di sinistra. «Il congresso dei Ds è l'occasione per un confronto libero e democratico su come costruire in Italia una grande forza riformatrice che svolga la stessa funzione politica e copra lo stesso spazio elettorale che in Europa è esercitato dai grandi partiti socialisti». «La trasformazione dell'Ulivo in un soggetto politico democratico e riformista - prosegue l'esponente della Quercia - risponde a questa esigenza: dare all'Italia quella forza riformatrice di cui ha bisogno». «Le proposte presentate da Mussi non mi pare vadano oltre un aggiustamento del quadro esistente. Quanto alle affermazioni sui risultati elettorali e sul ruolo dei Ds - sostiene Migliavacca - occorre da parte di tutti un maggiore rispetto per il lavoro svolto in questi anni. Un lavoro che dopo la sconfitta del 2001 ha visto i Ds vincere tutte le competizioni elettorali ed essere protagonisti della ricostruzione dell'Ulivo e del centrosinistra. Un lavoro che è merito di tanti - conclude - ma anche, e in primo luogo, del segretario e del gruppo dirigente dei Ds».