venerdì 1 dicembre 2006

l'Unità 1.12.06
INDULTO / Il premier: «Me ne assumo la responsabilità». E Mastella ringrazia


«Un politico si deve assumere le sue responsabilità e dunque me ne assumo tutta la responsabilità ancora una volta». Con queste parole il Presidente del Consiglio Romano Prodi ancora una volta rivendica la scelta dell’indulto, ricordando che si è trattato «di una scelta di civiltà», una legge, che però «non significa la depenalizzazione dei reati», ma è «il male minore», l’unico modo per «il risanamento del sistema penitenziario». Il Professore, replicando a una battuta di Mastella che ironizzava sul fatto che «sembra che l'indulto l'abbiamo fatto solo io e te...», ha spiegato: «Noi ci siamo assunti la responsabilità, nel bene e nel male. Si tratta di un indulto e non di un'amnistia, proprio per non creare situazioni di ingiustizia. Insomma, una decisione ben diversa dall'amnistia mascherata o dalla ex Cirielli». E ha ricordato: «La legge sull'indulto l'hanno votata maggioranza e opposizione, sapendo che non è una soluzione di lungo periodo di un problema. Ma quando non si hanno alternative, si deve scegliere il minor male assumendosene la responsabilità. E io mi assumo la responsabilità perchè non c'era alcuna alternativa. Ora dobbiamo lavorare per non essere mai più messi nelle condizioni di dover scegliere il male minore».
«Un pò di solitudine l'ho sofferta», ammette, ironico Mastella. E denuncia: eanche tra gli esponenti della Chiesa «alcuni mi sono stati vicini ma non sono stati tantissimi». «Non ho mai visto - osserva ironicamente il Guardasigilli - che uno surrogasse altri 705, perché tanti sono stati quelli che l'hanno votato, come se dipendesse solo da me la responsabilità di un atto che è del Parlamento e non del Governo». Perciò il Ministro della Giustizia ha ringraziato pubblicamente il presidente del Consiglio che, intervenendo prima di lui ha voluto condividere la responsabilità di quella scelta.
Mastella ha anche riferito di aver chiesto al Papa se «potesse venire a visitare un carcere. Lui mi ha detto che sarebbe venuto e ora concorderemo la visita».

l'Unità 1.12.06
Bioetica, una nuova spina nel fianco dell’Unione
Sulla conferma del cattolico D’Agostino da parte di Palazzo Chigi
gli «alt preventivi» di gran parte della sinistra: «Serve laicità»
di Edoardo Novella


IL NUOVO SCOGLIO per l’Unione si chiama Consiglio nazionale di bioetica. Non bastava il caos sul decreto Turco sulla cannabis e le ruggini sui Pacs. Non bastavano le divergenze su Welby, eutanasia e testamento biologico. Sulla conferma del professor
Francesco D’Agostino a presidente - data per imminente - si rischia ancora uno psicodramma politico. Primo: perchè D’Agostino - ordinario di Filosofia del diritto nella Facoltà di Giurisprudenza a «Tor Vergata» - è un cattolico deciso, tanto da averlo dimostrato sia sulla fecondazione che sulle staminali, appoggiando sempre posizioni filo-vaticane. Tanto da aver sostenuto - per dirne una - che «la distinzione tra bioetica cattolica e bioetica laica è inconsistente». Secondo: è stato nominato da Berlusconi, ed «ereditarlo» è indigesto per molte frange della maggioranza. E già da Rifondazione, Verdi e Radicali arrivano chiarissimi gli alt.
Fatto sta che il «lavoro istruttorio» sul nuovo Cnb preparato in questo periodo da un pool del sottosegretario Enrico Letta è pronto. «Vistati» e selezionati i candidati, D’Agostino sembra avere «convinto» più dell’altro «nome pesante» in ballo per la presidenza: quello di Stefano Rodotà. «Troppo laico» l’accusa che graverebbe sul nome dell’ex Garante della privacy. Per la nomina - che in un primo momento qualcuno annunciava già per oggi - ieri sera un piccolo empasse, uno slittamento. Motivato forse proprio dalla levata di scudi a sinistra.
«Non possiamo non dichiararci preoccupate per le indiscrezioni che vorrebbero D’Agostino alla presidenza del Comitato nazionale di Bioetica» dicono Maria Luisa Boccia e Elettra Deiana di Rc-Sinistra Europea: «È giunto il momento di dare una svolta all’indirizzo del Comitato nella sua composizione vanno tenuti saldi i principi di pluralismo e laicità dello Stato». E i Verdi, con Bulgarelli, rincarano: «Il Cnb ha un senso non solo se al suo interno c’è spazio per tutte le sensibilità, in primo luogo quella laica, ma anche se c’è un avvicendamento ai suoi vertici, che esprimono inevitabilmente l’indirizzo complessivo del Comitato».
Anche tra gli stessi bioeticisti laici c’è preoccupazione: preoccupazione per quello che disegnano un po’ meccanicamente come l’ennesimo patto con la Binetti e il blocco teodem, «tanto della bioetica non frega niente a nessuno, ma almeno il governo si prende un anno di vita garantito». Ma c’è un altro fronte a pesare. Quello del gelo che l’ipotesi D’Agostino suscita nei ministeri «sensibili». Tanto sul nome che sul metodo: «Senza nemmeno consultarci per un parere, un’informazione... ». Vero è che la nomina è tutta in capo alla presidenza del Consiglio, ma in molti vorrebbero maggior coinvolgimento. «Ed invece - accusa Cappato dei radicali, che assieme alla collega Bernardini è all’8° giorno di sciopero della fame per protesta - niente di niente. Quel che è poi grave è che il Cnb è scaduto da 6 mesi. E che tutto questo tempo non ci sia stata nessuna consultazione formale su ruolo e composizione: più scienziate e meno bioeticisti? Più o meno uomini di fede? Nulla».
Così nella maggioranza appare ancora una volta difficile la gestione dei temi sensibili. E D’Agostino? Il professore naturalmente si schermisce: «Io confermato? Non so, non mi sembra probabile... ». Ma ha sentito che ridda s’è scatenata nell’Unione? «Ma che posso dire, aspettiamo che scoppi davvero, anche se mi sembra tanto autolesionismo...». Appunto.

l'Unità 1.12.06
FECONDAZIONE / Bimbi in provetta, boom viaggi esteri dopo la legge 40


ROMA Sempre più coppie infertili vanno all’estero in cerca di un bambino «in provetta». E i viaggi, negli ultimi tre anni, sono quadruplicati: prima dell’approvazione della legge 40 sulla procreazione assistita erano 1066, oggi sono 4.173. Ma «in un caso su due questi viaggi della speranza diventano viaggi della delusione», ha detto Carlo Flamigni, pioniere della fecondazione assistita in Italia, commentando l’indagine dell’Osservatorio sul turismo procreativo. «Il ministro della Salute Livia Turco - ha quindi auspicato l’esperto italiano - dovrebbe istituire una commissione di studio per verificare quali siano le disparità generate dalla legge 40 del 2004. Gli italiani che vanno all’estero spesso si lamentano dei costi e dell’assistenza». Di pari passo al turismo procreativo cresce dunque il business della provetta. Secondo Flamigni nei centri esteri esiste il problema «di esami fatti senza una giustificazione scientifica vera. In alcuni paesi in cui è consentita la donazione di ovociti i costi stanno aumentando e gli ovociti di una stessa donatrice vengono utilizzati da più donne. Non solo. «Oggi molti pazienti vanno all’estero - ha detto Andrea Borini, presidente dell’Osservatorio e dei Cecos Italia - spinti dalla volontà di cercare migliori risultati, senza però che questo sia dimostrato». Uno dei rischi in agguato, per esempio, è il tentativo di far passare la diagnosi pre-impianto per una forma di amniocentesi precoce.
La Spagna resta la meta preferita (da 60 a 1.365 coppie negli ultimi tre anni). Un boom legato anche ai servizi: interpreti, medici italiani o bilingue. Intanto, gli esperti del Centro di procreazione medicalmente assistita Biogenisi Villa Europa (oggi in congresso a Roma) dicono: «Quando una coppia non riesce ad avere un bambino, nel 50% dei casi dipende dall’uomo».

l'Unità 1.12.06
Napolitano: «L’Occidente non è una civiltà superiore»
Idi Vincenzo Vasile


LA STRADA DEL PREGIUDIZIO e della chiusura non porta da nessuna parte. Ormai la crescita globale del pianeta è guidata dalle economie asiatiche, che contribuiscono al prodotto lordo mondiale per il 21 per cento, con un sorpasso rispetto agli Usa di 2
punti, che prevedibilmente è destinato ad aumentare. Giorgio Napolitano, ospite d'onore alla seconda Giornata dell'Asia e del Pacifico, a Villa Madama, davanti a una platea di ambasciatori asiatici, lancia l'invito a raccogliere le sfide che vengono dall'Oriente, sfide non solo economiche. Con questi Paesi, dice, dobbiamo confrontarci senza rinunciare ai nostri valori, ma «senza vecchie presunzioni e senza devianti e paralizzanti timori». Cioè senza accodarsi ai pregiudizi teocon o iper-protezionisti; senza «presumere di essere portatori, come occidentali, di una civiltà superiore, aprendoci a un ben maggiore sforzo di conoscenza di civiltà non meno ricche»; senza chiusure settarie tra le forze politiche.
Il capo dello Stato ha ascoltato e apprezzato quanto poco prima ha affermato il vicepremier e ministro degli Esteri, Massimo D'Alema: «L'Italia intende essere più vicina all'Asia e al Pacifico, a dispetto della distanza che ci separa» e il meeting di Villa Madama vuole «evidenziare in maniera tangibile l'importanza che per l'Italia riveste l'intensificazione delle relazioni con i paesi di un'area distante da un punto di vista geografico ma sicuramente vicina dal punto di vista degli interessi e degli obiettivi di politica estera». Non si parte da zero. «L'Italia si è trovata molto spesso al fianco di numerosi paesi asiatici e del Pacifico nella sua campagna per la riforma dell'Onu. Adesso che, per i prossimi due anni, l'Italia avrà il privilegio di sedere nel Consiglio di sicurezza punterà molto al rafforzamento della cooperazione con i paesi dell'Asia, convinti che possano portare un contributo prezioso al raggiungimento di un multilateralismo efficace, che è un traguardo fondamentale della nostra politica estera».
Questo impegno, ha osservato Napolitano, non può essere solo di un governo, ma deve trasformarsi in «un impegno permanente e di lungo periodo cui è chiamata l'Italia nel suo complesso. Non possono esservi a questo proposito contrapposizioni di parte». È un auspicio di intese bipartisan, di soluzioni condivise: il presidente della Repubblica, oltre che alla platea di diplomatici asiatici si rivolge, cioè, alle forze politiche e parlamentari. Infatti, osserva come nel corso dei passati decenni si sia affermata via via «la continuità dell'interesse generale del paese nei principali orientamenti della politica estera italiana». Questa è una strada da non abbandonare: «Così confido che possa nel prossimo futuro riconoscersi egualmente l'interesse generale rappresentato da una nuova linea e prospettiva di sviluppo delle nostre relazioni con la decisiva regione dell'Asia e del Pacifico».
Per il presidente si tratta, dunque, di un filone di iniziativa che deve essere segnato dalla continuità: sin dal dopoguerra «l'Italia assunse come ancore» della sua collocazione internazionale «l'alleanza con gli Usa e l'adesione al processo di integrazione europea. Ma ciò non significò mai rinchiudersi in un esclusivo orizzonte euro-atlantico. E tanto meno può significarlo ora, dinanzi ai radicali mutamenti» dello «scenario mondiale». Tanto più nel quadro europeo.
Stanno accadendo nel mondo «fatti straordinari», come l'impetuosa crescita dei paesi asiatici, con tutti gli effetti che si riverberano sull'economia italiana. Si tratta di sfide che «mettono a non facile prova gli assetti produttivi e i livelli di benessere cui siamo pervenuti nel passato, ma nello stesso tempo racchiudono in sé le più ricche e inedite prospettive». Ma si sbaglierebbe a «non dare il giusto peso all'esigenza di un pieno riconoscimento» di quei paesi come protagonisti, «come attori di prima grandezza delle relazioni internazionali».

Repubblica Firenze 1.12.06
I Cézanne di Palazzo Strozzi
Una grande mostra su due collezioni disperse


«Cézanne a Firenze». A Palazzo Strozzi, restaurato con l´ambientazione di una ricca dimora neorinascimentale. Tra giochi di luci bianche e grigie, caminetti e saloni arredati con i dipinti dell´artista di Aix-en-Provence, come erano esposti nelle case fiorentine di due collezionisti nei primi del ‘900. «Cézanne a Firenze» è una mostra che non celebra tanto il grande artista nel centenario della sua morte, tra l´altro già ricordato in altre esposizioni internazionali. E neppure si pone come evento acchiappaturisti innamorati degli Impressionisti.
La rassegna che si annuncia a Palazzo Strozzi dal 2 marzo al 29 luglio 2007, presentata ieri dai curatori Monica Bardazzi e Carlo Sisi, con il direttore della Fondazione Palazzo Strozzi James Bradburne, il soprintendente Cristina Acidini e il presidente dell´Ente Cassa di Risparmio Edoardo Speranza (che ha finanziato l´evento con 3 milioni e mezzo di euro), nasce da un lavoro critico durato quasi 10 anni, per ricostruire il clima culturale, artistico e intellettuale fiorentino di fine ‘800 e primi del ‘900, quel milieu amato da Henry James, Edith Wharton e Bernard Berenson, immerso nelle suggestioni del sogno rinascimentale eppure centro vivo di modernità e fermenti contemporanei. E toglie dall´oblio due collezionisti americani, Egisto Paolo Fabbri e Charles Alexander Loeser, che proprio nelle loro abitazioni avevano raccolto 50 opere dell´artista "padre della pittura moderna", acquistando i suoi quadri quando era ancora in vita, deprecato dall´epoca e tenuto fuori dai Salon parigini.
Due storie singolari quelle di Fabbri e Loeser, trasferiti in riva d´Arno con alle spalle la ricchezza familiare del sogno americano: Fabbri arriva nel 1885, frequenta Edoardo Gordigiani, Alfredo Muller, nel ´95 si trasferisce a Parigi e inizia a collezionare Cézanne acquistando le opere da Vollard, torna a Firenze con ben 32 importanti quadri. Loeser arriva nel ´90, ex compagno di Harvard di Berenson, colleziona 16 dipinti di Cézanne. E del 1910 la prima mostra italiana sull´Impressionismo, voluta da Soffici al Lyceum di Firenze, con le loro opere esposte, tra interesse e diffusione crescenti, che le vedranno anche alla Biennale di Venezia nel ‘20.
Dove sono oggi quei quadri? Venduti, passati in altre sedi. Dopo che entrambi spesero la loro vita in altre direzioni. Fabbri «artista, architetto, filosofo» come sintetizza la lapide al cimitero degli Allori. Spetta ora alla mostra fiorentina riunire con prestigiosi prestiti internazionali (uno dalla Casa Bianca) ben 22 Cézanne, per ripercorrere quella fortunata stagione culturale, intrecciata alla storia e al gusto dei due collezionisti, arricchita di foto e documenti rintracciati dagli eredi, contestualizzata nella fortuna critica che suscitarono a Firenze, tra copisti e artisti che elaborarono quel nuovo linguaggio d´Oltralpe. Non solo opere di Cèzanne, ma anche di Degas, Pisarro, Van Gogh e Sargent, sculture e dipinti di Rosai, Soffici, Muller, Gordigiani, Carena, Ghiglia, Andreotti e Medardo Rosso. Per riscoprire Firenze immersa nella modernità, per rintracciare quella contemporaneità che si annuncia esplorata nel programma triennale della Fondazione Strozzi, ciclo di eventi che sarà presentato a gennaio 2007.

La Stampa 1.12.06
Anime bulle depresse o confuse?
Bullismo e depressione sono spesso convergenti, entrambi maschere d’insopportabile vulnerabilità. Peggiore è il rischio di epidemia del vuoto interiore
di Gabriel Levi*


Il disagio psicologico dei ragazzi sta assumendo contorni sempre più complessi. Anche i disturbi psicopatologici sono cambiati negli ultimi vent’anni. La cronaca riporta situazioni di bullismo e violenza, e situazioni di angoscia e depressione in ragazzi sempre più piccoli. La rabbia verso il mondo e la rabbia dentro se stessi sembrano due soluzioni opposte e inconciliabili che i ragazzi trovano come risposta alla banale fatica del crescere. Bullismo e depressione sono due facce della stessa medaglia trasparente, fenomeni spesso sovrapposti e convergenti. Sul piano individuale: perché molti bulli diventano depressi, e perché molti depressi combattono la paralisi emozionale facendo i buffoncelli. Sul piano micro-sociale: perché bulli e depressi tendono a convivere in gruppo, spesso scambiandosi le parti.
Vomitando emozioni o ruminando dolore
Bulli e depressi: due modalità estreme. La modalità di buttarsi del tutto fuori, vomitando emozioni e debolezze. La modalità di buttare il mondo dentro, ruminando dolore e desiderio, sino a renderli nebbiosi e opachi, anche se egualmente acuti e dissanguanti. Da quando esiste la memoria, sono le maschere fondamentali delle piccole commedie umane. Comprese quelle dei ragazzi che scoprono di essere persone, cioè anche maschere. Le cose tuttavia si complicano, sia all’interno del conflitto sociale sia quando il dramma precipita dentro aree di insopportabile vulnerabilità. Per esempio, quando una delle due maschere riceve un forte sostegno sociale e l’altra viene umiliata da una forte disapprovazione. Allora la libertà di movimento del singolo si allenta, specie un po’ prima dell’adolescenza, quando ragazze e ragazzi debbono fare la faccia giusta, per indovinare quello che c’è dietro la faccia degli altri. E quando il gioco del gruppo si spinge troppo in là e diventa più rigido, i soggetti più esposti debbono concretamente scegliere tra il diventare vittima o il diventare persecutore. A meno di riuscire a nascondersi nel coro degli spettatori e dei suggeritori.
Attenti alle mute richieste di aiuto
Dobbiamo prendere anche atto con chiarezza che in alcuni casi (per fortuna i meno frequenti) ci troviamo di fronte a storie segnate e annunciate da una patologia psichiatrica, nascente o emergente. Esistono ragazzi e bambini che esprimono una violenza che trabocca da un’incompatibilità interna tra regole, bisogni e condotte. Esistono anche ragazzi e bambini che crescono, crescendo la loro tristezza o incompetenza a vivere le emozioni. Persino in queste situazioni di vulnerabilità precostituita e a valanga, esistono evidenti tentativi di formulare messaggi di confronto e mute richieste d’aiuto.
La nostra medaglia ha una terza faccia. Tra i bulli e tra i depressi, esistono anche i confusi: sono già tanti, stanno crescendo di numero e incubando la prossima epidemia. I ragazzi problematici, che non riescono a costruirsi un ruolo chiaro come il bullo o il depresso, oscillano tra la paralisi dei sentimenti e la fuga nelle azioni, si inaridiscono in un vuoto interiore e in comportamenti a rischio preoccupanti. Abbiamo il tempo per prepararci a prevenire questa nuova piaga sociale.

*Ordinario di Neuropsichiatria dell’Età Evolutiva Università degli Studi di Roma «La Sapienza»