Repubblica 25.2.19
Vaticano
Il Papa: basta coprire i pedofili Ma le vittime: sono solo parole
La condanna di Francesco: dietro gli abusi c’è Satana. Un Motu proprio con le nuove regole
di Paolo Rodari
CITTÀ
DEL VATICANO Dice « mai più insabbiamenti sugli abusi sessuali». E
promette la pubblicazione di una nuova legge in merito, insieme a un
vademecum e a una task force per proteggere i minori, il tutto partendo
dalle "Best Practices" formulate sotto la guida dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità. Ma le vittime insorgono: « Molti vescovi dopo
questi quattro giorni sarebbero dovuti uscire senza abito talare. Ci
aspettavamo di più. Siamo delusi».
Il summit in Vaticano dedicato
agli abusi sessuali del clero si chiude con un lungo discorso del Papa
che indispettisce le vittime per la mancanza di provvedimenti concreti. E
a poco valgono le parole di padre Federico Lombardi, moderatore del
summit, che annuncia misure nel prossimo futuro, in particolare un testo
papale in forma di Motu proprio. «Abbiamo ascoltato questi impegni per "
affrontare gli abusi" molte volte prima. Quando e come è ciò che
abbiamo bisogno di sentire, nel dettaglio», tuona Marie Collins,
irlandese, che all’età di 13 anni ha subito abusi sessuali da parte di
un prete e che ha fatto parte della Pontificia Commissione anti abusi
dalla quale si è dimessa in polemica con le resistenze interne.
«Chiacchiere pastorali», definisce le parole di Francesco la vittima
svizzera Jean-Marie Fürbinger.
La Sala Regia del Vaticano accoglie
i 190 vescovi per la messa conclusiva di un incontro nel quale, per la
prima volta, i capi delle conferenze episcopali di tutto il mondo sono
stati "costretti" ad ascoltare in silenzio le testimonianze delle
vittime. E anche se la supponenza nei confronti delle vittime che ha
caratterizzato alcuni non sembra esserci più, rimedi concreti ancora non
se ne vedono. Ed è su questo punto che le vittime si sentono tradite:
chiamate ad esporsi, vedono la speranza di fatti determinati al momento
disattesa. Anche se Francesco sembra deciso, le resistenze interne al
cambiamento esistono. Da tempo alcuni cardiali e vescovi minimizzano
sugli abusi, mentre altri arrivano ad affermare che la vera «piaga»
interna è quella dell’«omosessualità». Non a caso è l’arcivescovo di
Brisbane Mark Benedikt Coleridge, chiamato a tenere l’omelia della messa
finale, a paragonare il passo che serve alla Chiesa a «una rivoluzione
copernicana ».
Al termine della funzione è direttamente il Papa a
prendere la parola. Come già altre volte ha fatto dedica alla pedofilia
del clero pensieri durissimi. Paragona la piaga degli abusi ai sacrifici
di « riti pagani ». «Nessun caso — dice — dovrà più essere nascosto o
sottovalutato, come è invece successo in passato ». E arriva a
stigmatizzare le derive di certi ecclesiastici trasformatisi in «
strumenti di Satana » . È però giunto il momento, dice, di ascoltare
«l’eco delle grida silenziose dei piccoli» ritrovatisi davanti a «
carnefici dai cuori anestetizzati da ipocrisia e potere » . « Crimini
abominevoli che devono sparire dalla faccia della terra » , prosegue
lanciando un appello a lottare a tutti i livelli perché non si ripetano.
Padre Lombardi cita Giovanni Paolo II che nel 2002 disse che « la gente
deve sapere che nel sacerdozio e nella vita religiosa non c’è posto per
chi potrebbe far del male ai giovani » . Ma per molte vittime il
pontificato wojtyliano è ricordo dell’emergere di fatti deprecabili, a
cominciare dalle malefatte del fondatore dei Legionari di Cristo. Sulle
aspettative delle vittime dice la sua Charles Scicluna, arcivescovo di
Malta e segretario aggiunto della Dottrina della Fede: « Le aspettative
delle vittime sono fondamentali e devono essere anche le nostre».