lunedì 4 marzo 2019

Repubblica 25.2.19
Vaticano
Il Papa: basta coprire i pedofili Ma le vittime: sono solo parole
La condanna di Francesco: dietro gli abusi c’è Satana. Un Motu proprio con le nuove regole
di Paolo Rodari


CITTÀ DEL VATICANO Dice « mai più insabbiamenti sugli abusi sessuali». E promette la pubblicazione di una nuova legge in merito, insieme a un vademecum e a una task force per proteggere i minori, il tutto partendo dalle "Best Practices" formulate sotto la guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma le vittime insorgono: « Molti vescovi dopo questi quattro giorni sarebbero dovuti uscire senza abito talare. Ci aspettavamo di più. Siamo delusi».
Il summit in Vaticano dedicato agli abusi sessuali del clero si chiude con un lungo discorso del Papa che indispettisce le vittime per la mancanza di provvedimenti concreti. E a poco valgono le parole di padre Federico Lombardi, moderatore del summit, che annuncia misure nel prossimo futuro, in particolare un testo papale in forma di Motu proprio. «Abbiamo ascoltato questi impegni per " affrontare gli abusi" molte volte prima. Quando e come è ciò che abbiamo bisogno di sentire, nel dettaglio», tuona Marie Collins, irlandese, che all’età di 13 anni ha subito abusi sessuali da parte di un prete e che ha fatto parte della Pontificia Commissione anti abusi dalla quale si è dimessa in polemica con le resistenze interne. «Chiacchiere pastorali», definisce le parole di Francesco la vittima svizzera Jean-Marie Fürbinger.
La Sala Regia del Vaticano accoglie i 190 vescovi per la messa conclusiva di un incontro nel quale, per la prima volta, i capi delle conferenze episcopali di tutto il mondo sono stati "costretti" ad ascoltare in silenzio le testimonianze delle vittime. E anche se la supponenza nei confronti delle vittime che ha caratterizzato alcuni non sembra esserci più, rimedi concreti ancora non se ne vedono. Ed è su questo punto che le vittime si sentono tradite: chiamate ad esporsi, vedono la speranza di fatti determinati al momento disattesa. Anche se Francesco sembra deciso, le resistenze interne al cambiamento esistono. Da tempo alcuni cardiali e vescovi minimizzano sugli abusi, mentre altri arrivano ad affermare che la vera «piaga» interna è quella dell’«omosessualità». Non a caso è l’arcivescovo di Brisbane Mark Benedikt Coleridge, chiamato a tenere l’omelia della messa finale, a paragonare il passo che serve alla Chiesa a «una rivoluzione copernicana ».
Al termine della funzione è direttamente il Papa a prendere la parola. Come già altre volte ha fatto dedica alla pedofilia del clero pensieri durissimi. Paragona la piaga degli abusi ai sacrifici di « riti pagani ». «Nessun caso — dice — dovrà più essere nascosto o sottovalutato, come è invece successo in passato ». E arriva a stigmatizzare le derive di certi ecclesiastici trasformatisi in « strumenti di Satana » . È però giunto il momento, dice, di ascoltare «l’eco delle grida silenziose dei piccoli» ritrovatisi davanti a « carnefici dai cuori anestetizzati da ipocrisia e potere » . « Crimini abominevoli che devono sparire dalla faccia della terra » , prosegue lanciando un appello a lottare a tutti i livelli perché non si ripetano. Padre Lombardi cita Giovanni Paolo II che nel 2002 disse che « la gente deve sapere che nel sacerdozio e nella vita religiosa non c’è posto per chi potrebbe far del male ai giovani » . Ma per molte vittime il pontificato wojtyliano è ricordo dell’emergere di fatti deprecabili, a cominciare dalle malefatte del fondatore dei Legionari di Cristo. Sulle aspettative delle vittime dice la sua Charles Scicluna, arcivescovo di Malta e segretario aggiunto della Dottrina della Fede: « Le aspettative delle vittime sono fondamentali e devono essere anche le nostre».