il manifesto 24.2.19
Preti pedofili, j’accuse del vescovo Marx: il Vaticano ha insabbiato
Corpus
demoni. Al Sinodo l’alto prelato tedesco schierato con Bergoglio:
«Dossier sulle violenze distrutti o mai creati». Scontro con i
conservatori
La Chiesa ha messo in atto un’azione sistematica di
copertura degli abusi sessuali commessi dal clero per proteggere i preti
pedofili, «calpestando» le vittime
di Luca Kocci
La
severa accusa alle gerarchie ecclesiastiche è arrivata dal cardinale
Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco-Frisinga e presidente della
Conferenza episcopale tedesca, intervenuto ieri mattina in Vaticano,
all’incontro mondiale sulla «Protezione dei minori nella Chiesa». Una
relazione, quella di Marx, in sintonia con il grido che, fuori dall’aula
del Sinodo dove sono riuniti i 190 presidenti delle conferenze
episcopali e superiori generali di tutto il mondo, si è levato dalle
vittime degli abusi riunite nel network internazionale Eca global
(Ending clerical abuse) le quali, in una marcia da piazza del Popolo a
piazza San Pietro, hanno chiesto «tolleranza zero», invocando «la fine
dell’impunità e degli insabbiamenti degli abusi da parte della Chiesa».
«Gli
abusi sessuali nei confronti di bambini e giovani sono dovuti all’abuso
di potere», ha detto Marx. L’amministrazione ecclesiastica, ha
aggiunto, «non ha compiuto la missione della Chiesa, al contrario, l’ha
oscurata, screditata e resa impossibile. I dossier che avrebbero potuto
documentare i terribili atti e indicare il nome dei responsabili sono
stati distrutti o nemmeno creati. Invece dei colpevoli, a essere riprese
sono state le vittime ed è stato imposto loro il silenzio. I
procedimenti per perseguire i reati sono stati deliberatamente
disattesi, anzi cancellati o scavalcati.
I diritti delle vittime
sono stati calpestati». Si riferiva in particolare alle diocesi
tedesche, ha precisato in conferenza stampa, sottolineando però che «la
Germania non è un caso isolato».
Sono indispensabili «trasparenza e
tracciabilità», per chiarire «chi ha fatto cosa, quando, perché e a
quale fine, e cosa è stato deciso», ha proseguito l’arcivescovo di
Monaco, secondo il quale non ci sono obiezioni che tengano: né rispetto
al «segreto pontificio» (non vale per «i reati riguardanti l’abusi di
minori») né alla preoccupazione di «rovinare la reputazione di sacerdoti
innocenti o del sacerdozio e della Chiesa»: la «presunzione di
innocenza», la «tutela dei diritti» e «la necessità di trasparenza non
si escludono a vicenda». Anzi «non è la trasparenza a danneggiare la
Chiesa, ma gli abusi commessi, la mancanza di trasparenza,
l’insabbiamento».
È stata anche la volta delle donne.
Prima
la testimonianza (venerdì sera) di una vittima che ha subito abusi da
quando aveva undici anni da parte di un prete della sua parrocchia: «Da
allora – ha raccontato – io che adoravo i colori e facevo capriole sui
prati spensierata non sono più esistita», «restano incise nei miei
occhi, nelle orecchie, nel naso, nel corpo, nell’anima tutte le volte in
cui lui bloccava me bambina con una forza sovrumana, io mi
anestetizzavo, restavo in apnea, uscivo dal mio corpo, cercavo
disperatamente con gli occhi una finestra per guardare fuori, in attesa
che tutto finisse». «Dobbiamo trovare il coraggio di parlare e
denunciare – ha concluso –, pur sapendo che rischiamo di non essere
credute o di dover vedere che l’abusatore se la cava con una piccola
pena», «non può e non deve essere più così».
Poi la relazione di
Veronica Openibo, religiosa nigeriana, superiora della Società del santo
bambino Gesù, che ha rimarcato l’esistenza di un fenomeno conosciuto
già da qualche anno ma ancora in ombra: la violenza subita dalla suore
da parte di preti e religiosi, soprattutto in Africa. La Chiesa sta
facendo qualcosa, ma «non è ancora abbastanza», ha aggiunto suor
Openibo, che ha indicato alcuni problemi da affrontare, come «l’abuso di
potere, il clericalismo, la discriminazione di genere», e alcune prassi
da abolire: nascondere «per evitare di portare alla luce uno scandalo e
gettare discredito sulla Chiesa»; e «la scusa che si debba rispetto ad
alcuni sacerdoti in virtù della loro età avanzata e della loro posizione
gerarchica».
Oggi il summit termina, con la messa e l’intervento
del papa. Le posizioni sono emerse con chiarezza. I conservatori puntano
il dito sull’omosessualità: sarebbe questa la causa degli abusi
sessuali (però così non spiegano le violenze sulle donne). La
maggioranza filo-Francesco indica invece nel clericalismo e nel potere
la radice degli abusi e chiede creazione di strutture di ascolto
autonome con il coinvolgimento di laici e donne, collaborazione e
denuncia alle autorità civili, riforma del segreto pontificio, rimozione
di preti colpevoli e vescovi collusi o complici.
Nemmeno sfiorato
il tema del celibato obbligatorio – per molti osservatori il vero nodo
del problema –, ma su questo punto anche Francesco è inamovibile.
Proposte concrete, però, sono state avanzate. L’incontro non ha valore
deliberativo, si tratterà quindi di vedere se ora diventeranno regole
scritte. «Non crediamo che solo perché abbiamo iniziato a scambiare
qualcosa tra di noi, tutte le difficoltà siano eliminate», ha concluso
la giornata, con la celebrazione penitenziale. il vescovo ghanese Philip
Naameh.