Corriere 2.3.19
la famiglia chiede nuovi controlli
Il mistero Orlandi porta a una tomba dentro il Vaticano
di Fiorenza Sarzanini
Una
tomba antica nel cimitero teutonico dentro le mura vaticane. Conduce lì
l’ultimo mistero collegato alla scomparsa di Emanuela Orlandi. Alcune
segnalazioni giunte mesi fa ipotizzano possa custodire i resti della
giovane sparita nel 1983. E ora la famiglia chiede alla segreteria di
Stato, in particolare al cardinale Pietro Parolin, di aprire quel
loculo.
Roma Porta a una tomba antica che si trova nel cimitero
teutonico all’interno delle mura vaticane l’ultimo mistero collegato
alla scomparsa di Emanuela Orlandi. Perché alcune segnalazioni giunte
qualche mese fa accreditano l’ipotesi che possa custodire i resti della
giovane sparita nel 1983. E adesso la famiglia ha presentato formale
istanza alla segreteria di Stato, in particolare al cardinale Pietro
Parolin per conoscere la storia di quel loculo, e — se i risultati non
saranno certi — per ottenerne l’apertura. Una richiesta inviata anche al
promotore di giustizia della Santa Sede, proprio nella speranza che
vengano svolte ulteriori indagini e trovino risposte tutti gli
interrogativi rimasti ancora insoluti. Per questo è stato allegato
l’elenco degli alti prelati che negli anni potrebbero aver avuto un
ruolo o comunque essere venuti a conoscenza di informazioni preziose per
scoprire che fine abbia fatto la quindicenne svanita nel nulla il 22
giugno 1983 .
La statua dell’angelo: «Requiescat in pace»
Appoggiato
a una parete del cimitero c’è la statua di un angelo che tiene un
foglio con la scritta in latino «Requiescat in pace», «Riposa in pace».
Per terra una lastra con una scritta funeraria dedicata alla principessa
Sofia e al principe Gustavo von Hohenlohe che nel 1857 fu nominato
arcivescovo da papa Pio IX. L’estate scorsa una lettera con allegata la
foto della tomba è stata recapitata all’avvocatessa Laura Sgrò che
assiste la famiglia Orlandi: «Cercate dove indica l’angelo». A quel
punto sono state avviate indagini difensive effettuando verifiche sullo
stato dei luoghi e si è scoperto che la tomba è stata aperta almeno una
volta e che la datazione della statua è diversa da quella della lastra.
Ma si è soprattutto «verificato che alcune persone erano state informate
della possibilità che i resti di Emanuela Orlandi fossero stati
nascosti nel cimitero teutonico», come spiega la stessa avvocatessa.
La Gendarmeria e gli atti archiviati
«Alcune
fonti — è scritto nell’istanza depositata dall’avvocatessa Sgrò il 25
febbraio scorso — riferiscono che più persone da anni sono solite
deporre i fiori in segno di pietà nei confronti dell’Orlandi che lì
sarebbe seppellita. Per fugare ogni dubbio sul contenuto, si ritiene
opportuno una ricerca negli archivi di ogni documento relativo a tale
loculo per individuare chi vi risulti essere stato sepolto. In ogni caso
si chiede l’apertura della tomba alla presenza della sottoscritta di un
rappresentante della famiglia Orlandi e del nostro consulente tecnico,
il dottor Giorgio Portera, affinché possa partecipare alle operazioni
con tutte le garanzie necessarie vista la gravità del caso».
La
scelta di rivolgersi al cardinale Parolin è stata fatta proprio perché
autorizzi la Gendarmeria ad acquisire il fascicolo relativo al loculo,
tenendo conto che il cimitero è la fondazione tedesca più antica e per
statuto «hanno diritto di sepoltura i membri della Arciconfraternita, i
membri di molte case religiose di origine tedesca e dei due collegi
tedeschi Anima e Germanico», che si trovano nella Capitale. Dunque non è
escluso che — se l’istanza sarà accolta — dovranno essere interessate
anche le autorità tedesche. Non a caso il legale si rivolgerà anche «al
Governatorato proprio per verificare sia la extraterritorialità in
favore della Santa Sede sia le piantine che possano consentire di
ricostruire eventuali alterazioni».
La lista dei prelati nei ruoli apicali
Nella
premessa dell’istanza, l’avvocatessa Sgrò ribadisce al cardinale
Parolin la «supplica» della famiglia Orlandi «di dissipare le ombre che
hanno coinvolto, sin da subito e non immotivatamente, la Santa Sede
nella scomparsa di Emanuela». E per questo, dopo aver ricordato come le
rogatorie della Procura di Roma siano sempre state respinte, chiede di
«autorizzare l’audizione di tutti i prelati che hanno ricoperto ruoli
apicali e in questa veste si sono occupati negli anni delle vicende
legate al rapimento di Emanuela». Nell’elenco ci sono il cardinale
Giovanni Battista Re, il cardinale Eduardo Martinez Somalo, il cardinale
Angelo Sodano, il cardinale Tarcisio Bertone e monsignor Pietro Vergari
che ebbe un «ruolo chiave nella vicenda che coinvolge Enrico De Pedis,
il boss della banda della Magliana, sepolto incredibilmente nella
Basilica di Sant’Apollinare».
L’obiettivo è sempre quello di
verificare «quali trattative ci siano state tra le alte gerarchie e i
rapitori di Emanuela dopo la sua sparizione», ma l’interesse della
famiglia riguarda in particolare «che cosa è accaduto negli anni
successivi e di accedere a tutti gli atti custoditi presso la Segreteria
di Stato che riguardino il “caso Orlandi”». Qualche mese fa, di fronte a
un’analoga richiesta, l’allora sostituto monsignor Angelo Becciu disse
che «il Vaticano era pronto a consegnare tutto, ma quando abbiamo saputo
che il Movimento 5 Stelle chiedeva una commissione d’inchiesta ci siamo
fermati». La commissione parlamentare non è stata istituita e dunque la
famiglia Orlandi adesso chiede nuovamente di poter visionare i dossier
rimasti segreti .