venerdì 8 febbraio 2019

Repubblica 8.2.19
Storia di Stella, ebrea delatrice al servizio della Gestapo
Il romanzo di Takis Würger, oggetto di feroci stroncature in Germania
di Tonia Mastrobuoni


BERLINO Marcel Reich-Ranicki riteneva che ogni stroncatura, anche la peggiore, fosse sempre un regalo, «una difesa aggressiva» della letteratura. E la foga con la quale le maggiori firme delle pagine culturali tedesche si sono scagliate in queste settimane contro
Stella (Feltrinelli), il secondo romanzo del giornalista dello
Spiegel Takis Würger, ricorda effettivamente i tempi del temutissimo re della critica letteraria tedesca — Reich-Ranicki era noto per le sue poderose stroncature. E tipicamente, oggi come allora, il romanzo più bocciato dalla critica sta scalando tutte le classifiche dei libri più venduti.
Erano anni che non si vedeva un tale fuoco di sbarramento contro un romanzo: la Sueddeutsche Zeitung ha definito Stella «il simbolo di un’editoria che ha ormai perso ogni bussola estetica ed etica», persino «un affronto, un’offesa o forse un crimine». Il settimanale Zeit l’ha bollato come «un orrore scritto nello stile dei libri per bambini»; per il Deutschlandfunk il romanzo è puro Holokaustkitsch — un’espressione che non ha bisogno di essere tradotta — ma anche «una lagna nazista». E la palma della perfidia (e dell’esagerazione) va senza dubbio alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, che ha definito l’autore un Relotius Reloaded, con riferimento al giornalista dello Spiegel, Claas Relotius, che ha falsificato decine di articoli.
Stella è dichiaratamente un romanzo, cosa c’entri Würger con un suo ex collega dello Spiegel messo all’indice per aver preso in giro i lettori con storie completamente inventate e spacciate per inchieste giornalistiche, è un mistero. Anche se un corto circuito c’è, in Stella. E non si capisce se per superficialità o per un calcolo mostruosamente cinico.
Il romanzo di Würger racconta la storia di Federico, un artista svizzero che si trasferisce a Berlino per sfuggire alla madre alcolista e fanatica di Hitler e si innamora di Kristin, una ragazza misteriosa che lo trascina nella selvaggia e torbida Berlino dell’inizio degli anni ’40. Fin qui il racconto di Würger: non esaltante e caratterizzato da figure piuttosto bidimensionali come l’amico Ss dalle tendenze sadiche Tristan von Appen. Un libro che probabilmente non avrebbe ottenuto l’enorme — e meritato — successo del suo primo romanzo, Der Club, se non avesse usato un espediente che molti critici, non a torto, considerano spregiudicato. Ad un certo punto il protagonista si rende conto che Kristin, la protagonista dell’intreccio amoroso, altri non è che Stella, una ragazza ebrea che denuncia altri ebrei alla Gestapo. Il problema è che Stella è una figura realmente esistita.
Stella Goldschlag fu catturata dalla Gestapo nel 1943, a 21 anni. Per salvare i genitori e il marito dalla deportazione nei campi, cominciò a collaborare con la polizia segreta denunciando, persino arrestando — la Gestapo le aveva fornito una pistola — tra 600 e 3000 ebrei berlinesi.
Essendo stata clandestina prima della cattura, ne conosceva i nascondigli e i luoghi di ritrovo, appariva persino ai funerali per stanarli, più spesso prometteva di aiutarli per poi consegnarli ai nazisti. Non riuscì a salvare la sua famiglia dalla deportazione, eppure continuò a fare la delatrice fino alla Liberazione. Dopo la guerra fu condannata a dieci anni di carcere per collaborazionismo. La figlia, nata nel ‘45, non volle mai più rivederla dopo averne saputo la vera storia ed emigrò in Israele. Lei si sposò cinque volte, si convertì al cattolicesimo ma nel 1994 si tolse la vita gettandosi dalla finestra. Aveva 72 anni.
Trattare una figura così controversa è spaventosamente difficile, usarla come figura di richiamo per un romanzo d’amore ambientato in tempi di guerra, è un’operazione effettivamente discutibile. E non perché, come insinua qualcuno, Würger è nato nel 1985 e non può capire. Molti autori nati dopo la guerra hanno scritto o filmato capolavori sul nazismo. È che non basta innamorarsi con sicuro istinto giornalistico di una storia grandiosa perché diventi un buon romanzo.