venerdì 1 febbraio 2019

Repubblica 1.2.19
La nuova tv pubblica
Dal Pci a Trump così Maglie è diventata il volto dei sovranisti
La giornalista condurrà la striscia informativa dopo il Tg1 che fu di Biagi
di Goffredo De Marchis


ROMA All’inizio sarà lei il messaggio. Più di quello che dirà al pubblico vastissimo della prima serata di Rai1, subito dopo il Tg. Maria Giovanna Maglie rappresenta l’occupazione del potere sovranista sulla rete principale della tv pubblica. Un nuovo mainstream. Leghista. Darà voce alla pancia del Paese. Come Salvini. Per questo i grillini soffrono. Avrebbero voluto bilanciare la sua presenza con una conduzione a staffetta. Il Tg1 si sente usurpato. Ma niente da fare. Il programma, nei foglietti della direttrice di Rai1 Teresa De Santis, si chiama "la striscia".
Nome provvisorio. Partirà probabilmente lunedì 25 febbraio. Sette minuti al giorno per cinque giorni a settimana.
Entrerà nelle case di milioni di italiani, è lo spazio più ambito.
Quello che garantisce una penetrazione quotidiana nell’opinione dei cittadini. Lì dove c’era Enzo Biagi ci sarà la giornalista 67enne veneziana trasferita molti anni fa a Roma, dal curriculum eccessivo, pieno di svolte, innamoramenti e disamoramenti.
Da giovane comunista fu nel cuore di Giancarlo Pajetta, allora responsabile Esteri del Pci e cooptata nel corpo scelto di quel movimento, l’Unità. Lavora al quotidiano dal 1979 al 1987, si specializza in politica internazionale. Poi approda al craxismo e come molti ex esprime soprattutto un sentimento rivalsa personale contro il passato. Questa cifra potrebbe ispirare anche il ritorno in Rai. A Viale Mazzini Maglie è già stata, dal 1989 (raccomandata da Craxi al Tg2 per sua stessa ammissione) al 1993 quando si dimise dall’azienda. Dimissioni obbligate visto che pendeva la minaccia di licenziamento per una questione di note spese truccate. Lo disse chiaro e tondo il direttore generale di allora Gianni Locatelli. Lei, corrispondente da New York, rispose: sono dimissioni non un licenziamento mascherato. Finì male, comunque. Il procedimento giudiziario per truffa fu archiviato: non c’erano prove di falsificazioni. Ma il magistrato scrisse: le spese sono molto ingenti, per la gestione della sede di New York 1 miliardo e 700 milioni di lire nel 1992 e mezzo miliardo nei primi mesi del ‘93, senza contare gli stipendi. Due milioni e mezzo di lire al mese di giornali, 6,3 milioni di taxi mensili nonostante una macchina in leasing. L’inchiesta interna della Rai fu più feroce: un informatore pagato con i soldi dell’azienda risultò ubicato all’indirizzo di un noto parrucchiere. La leggenda del super tenore di vita in trasferta non era una novità per la Maglie.
Era nata durante la prima guerra del Golfo. Ma nell’epilogo della storia non fu certo estraneo ciò che succedeva intorno alla tv pubblica, e di più importante: Craxi declinava colpito da Tangentopoli, i craxiani erano bersagli facili. Anche in Rai.
Maglie ebbe il coraggio di dirlo al mondo.
Detto questo, ora torna sul luogo del delitto. La svolta sovranista non è dell’ultima ora. Se ne trovano mille tracce nel percorso seguito dalla Maglie dopo il ‘93.
Diventa berlusconiana e viene ospitata sulle pagine del Giornale.
Tiene viva la memoria di Oriana Fallaci e ne cura le commemorazioni. Ospite frequente di talk show anticipatori come la "Gabbia".
Nel 2007 fa l’opinionista all’Isola dei Famosi con Signorini (la pancia del Paese). Però diventa anche condirettore della Discussione, organo del Ccd. Si occupa del caso di Denise Pipitone, la bambina scomparsa in Sicilia, e difende Alessandra Mussolini quando il marito finisce nei guai per le baby squillo dei Parioli. La sua passione resta la politica estera, ma gli sconfinamenti non sono casuali.
Rispondono al bisogno di connettersi con gli istinti della gente comune, con le notizie pop. Sempre dalla parte più provocatoria. Non poteva che incontrare sulla stessa strada Matteo Salvini e soprattutto Donald Trump. Sul sito Dagospia, dove collabora regolarmente, è stata la prima a prendere le parti del tycoon. Tra le poche a immaginarne il successo. Ha vinto davvero. Ha vinto anche lei.
Che continua a spiegarne le mosse come quelle di un impareggiabile stratega, tanto più in confronto ai derelitti del Partito democratico americano.
Perché la cifra di Maria Giovanna Maglie resta sempre quella: andare contro il politically correct, contro le élite, contro "quelli là". Lo sbarco a Rai1 è in sè il simbolo di questa vittoria.