lunedì 4 febbraio 2019

L’Espresso 3 febbraio 2019
La crisi della democrazia.  Psicosi 2.0 e altri deliri
"La politica nel vuoto. Democrazia senza partiti?"
Rabbia. Rancore. Paura. E silenzio della politica. Così il populismo si è fatto strada. E va all'attacco della verità
Esce il 5 febbraio il saggio "La politica senza politica" di Marco Revelli
di Pierluigi Longo


NON PUÒ SFUGGIRE IL NESSO quantomeno d'implicazione, se non di causalità diretta, tra la dissolvenza, anzi questo vero e proprio vuoto - «buco» direbbe Lacan - apertosi nello spazio politico e sociale, e il disordine emerso nel discorso pubblico e conseguentemente nello stato mentale di quanto si muove nella sfera del «Politico». Stato mentale - come si constata ogni giorno - con tutta evidenza disturbato. Attraversato da onde emozionali irrazionali, da paure solo in parte giustificate ma perlopiù enfatizzate, da rapidi e spesso inspiegabili mutamenti d'umore; dall'incomunicabilità crescente e da costruzioni fantasmatiche, in qualche caso allucinatorie, infine da vere e proprie patologie di tipo psicotico: complessi di persecuzione, ossessioni vittimarie, dietrologie paranoidi, incredulità verso ciò che fino a ieri era considerato dato di realtà condiviso. Insomma tutti gli ingredienti di quel mood che connota appunto la sindrome populista. A testimonianza del fatto che è venuto meno un significante condiviso; un nominatore autorevole che àncori le rappresentazioni individuali dell'esperienza a un qualche principio unitario di senso.
Le ricadute di questo scollamento dell'immaginario degli individui e dei gruppi da un piano discorsivo normato e normativo, sono molteplici. Le più evidenti - e sgangherate - sono le ormai sempre più diffuse dietrologie paranoidi incarnate dalle varie teorie del complotto. La prima delle quali, se non cronologicamente quantomeno a livello di audience - tanto che potremmo chiamarla «la madre di tutte le teorie del complotto» - è la George Soros Conspiracy Theory. La narrazione, assai simile a quella diffusa all'inizio del secolo scorso dai cosiddetti (e falsi) protocolli dei Savi di Sion, che ha per oggetto il miliardario di origine ungherese George Soros, definito di volta in volta Lord of chaos, Rothschild Agent, Violent Marxist Revolution Organizer, Zionist conspirator. Una narrazione costruita prevalentemente intorno al suo Open Society Institute, la cui azione pubblica e occulta avrebbe tramato ai danni dei popoli dell'Occidente, addirittura al fine di mutarne la struttura antropologica e razziale, o comunque per destabilizzarne i governi nazionali in nome di un mondialismo dominato dal denaro (e dunque da lui). Si tratta di una narrazione particolarmente efficace nel generare sciami di haters su scala globale («È un burattino miliardario della famiglia Rothschild che destabilizza intere nazioni finanziando programmi destinati alla giustizia sociale e corrompendo politici», «È un tizio che vuole distruggere tutto ciò che c'è di bello nel mondo...», «Se non vado errato è il cugino del diavolo. Finanzia ogni causa spregevole a cui puoi pensare e lo fa in nome del denaro e dell'influenza globale», sono alcuni dei post pubblicati nella sezione «Conspiracy» del frequentatissimo sito Reddit). I teorici del complotto lo scorgono dietro le primavere arabe, le «rivoluzioni colorate» - la White Revolution contro la Russia e la Purple Revolution contro Trump -, il caos in Ucraina, i racial riots a Ferguson, Baltimora, Charlotte; dietro Occupy Wall Street e dietro l'acquisto di 800 mila voti di migranti illegali a favore di Hillary Clinton. Soprattutto lo accusano - è questo il principale capo d'imputazione - di muovere attraverso la rete delle Ong nel Mediterraneo i giganteschi flussi di migranti (a cui pagherebbe anche il viaggio) che «invadono l'Europa» e in particolare l'Italia secondo un «piano» - degno di un romanzo di fantascienza distopica o, anche, di un delirio paranoide - volto a «sostituire la popolazione italiana con immigrati da utilizzare come operai a basso costo». Un delirio giunto a contaminare gli stessi circuiti ufficiali della politica, se è vero che l'attuale vice primo ministro Matteo Salvini ha dichiarato alla stampa (dal CARA di Mineo): «Sono sempre più convinto che sia in corso un chiaro tentativo di sostituzione etnica di popoli con altri popoli: è semplicemente un'operazione economica e commerciale finanziata da gente come Soros. Per quanto mi riguarda metterei fuorilegge tutte le istituzioni finanziate anche con un solo euro da gente come Soros».
Non si possono in quest'ottica trascurare altri deliri allucinatori di prima grandezza ad ampia circolazione mediatica, come il celebre Pizzagate e lo strano caso di QAnon3. Il primo innescato dalla sottrazione di migliaia di mail dall'account del capo della campagna di Hillary Clinton e pubblicate da WikiLeaks, su cui si è innestata una costruzione allucinatoria la cui trama portava a una pizzeria di Washington, la Comet Ping Pong, dove - speculando sul fatto che l'espressione Cheese Pizza è usata in codice dai pedofili per dire Child prostitution e che i collaboratori della candidata democratica si scambiavano messaggi con appuntamenti a cena - si è giunti a fantasticare di festini a luci rosse con minori, di messe sataniche e di cannibalismo in vere e proprie kill rooms nel retro del locale con protagonisti personaggi di primo piano dell'entourage clintoniano. Una fantasia pulp, appunto, che tuttavia è stata enfatizzata e diffusa massicciamente, da complottisti di mestiere come Alex Jones, sui canali radiofonici e web, in particolare nelle sezioni hot di "4Chan". Jones è un produttore di fakes seriale, diffusore a ampio spettro di teorie del complotto - dall'allunaggio, agli attentati dell'11 settembre, fino ai vaccini - ma certo non parla solo a se stesso. Il suo programma radiofonico The Alex Jones Show raccoglieva nel 2010 una media di 2 milioni di ascoltatori alla settimana, e il suo sito Infowars può contare su circa 10 milioni di visite al mese. Soprattutto - questo è il fatto significativo - i suoi messaggi dietrologici non rimangono nel circuito a sé dell'esoterismo tradizionale ma intersecano massicciamente i canali, un tempo presidiati da un certo grado di razionalità, della politica (il suo contributo alla vittoria di Donald Trump non è stato irrilevante). Come significativa, nella produzione del clima che sta caratterizzando la politica americana, è stata la comparsa in scena di QAnon e della sua narrazione che va sotto il nome di The Storm.
QAnon è il nickname di un utente anonimo (forse più di uno) di "4Chan", che il 28 ottobre del 2017 ha incominciato a postare enigmatici messaggi nella sezione dedicata alla politica, notizie del tutto infondate - l'imminente arresto di Hillary Clinton, il rapimento di centinaia di bambini da parte dei democratici, l'acquisizione delle prove della connivenza di Barack Obama con la Russia, ecc. - apparentemente folli ma accreditate dall'uso di un'espressione in codice (Q clearence) che sembrava alludere alla facoltà di accesso a livelli alti di segretezza. Si tratta di fake news connesse tra loro da un denominatore comune, costituito dal ruolo salvifico di Donald Trump, l'eroico difensore dei valori e della democrazia americana contro il deep state, la Washington collusa con le forze del male e con i nemici dell'America. Forse il primo caso di trolls che fabbricano teorie complottiste non contro ma a favore di chi sta al potere.
Questi sono i più recenti e clamorosi esempi di grave psicosi collettiva. Ma l'elenco delle distonie tra la dimensione reale dei fenomeni e quella percepita e dei disturbi mentali collettivi che ne conseguono potrebbe continuare a lungo. Ne è affetto anche quel 75 per cento di italiani che crede che gli immigrati extracomunitari nel nostro Paese siano il 25 per cento della popolazione quando in realtà non raggiungono il 7 per cento (una sovrastima di quasi quattro volte); così come quelli convinti che i musulmani in Italia superino il 20 per cento mentre non arrivano al 5 per cento; oppure quella parte di elettorato sempre più preoccupata per la criminalità nonostante il numero di omicidi e di rapine sia diminuito sensibilmente («non c'erano mai stati così pochi omicidi dall'unità d'Italia, cioè da quando abbiamo statistiche valide per tutto il Paese»), e determinata perciò a sostenere anche le peggiori politiche securitarie. A tutta questa massa di persone vanno aggiunte le nicchie - più estreme e irrazionali - degli ostili alle vaccinazioni, dei creduloni convinti che gli aerei disseminino scie chimiche, e persino dei terrapiattisti, tenacemente convinti che il pianeta sia piatto e che le immagini sferiche siano prodotte dagli effetti speciali di Hollywood. Ciascuno di questi è determinato a spendere le proprie ferree credenze nel circuito di un'opinione pubblica (per usare un eufemismo) segmentata e disseminata di «bolle», e a giocarsi i propri gruzzoli di verità privata sul mercato politico.