L’Espresso 3 febbraio 2019
La crisi della democrazia. Psicosi 2.0 e altri deliri
"La politica nel vuoto. Democrazia senza partiti?"
Rabbia. Rancore. Paura. E silenzio della politica. Così il populismo si è fatto strada. E va all'attacco della verità
Esce il 5 febbraio il saggio "La politica senza politica" di Marco Revelli
di Pierluigi Longo
NON
PUÒ SFUGGIRE IL NESSO quantomeno d'implicazione, se non di causalità
diretta, tra la dissolvenza, anzi questo vero e proprio vuoto - «buco»
direbbe Lacan - apertosi nello spazio politico e sociale, e il disordine
emerso nel discorso pubblico e conseguentemente nello stato mentale di
quanto si muove nella sfera del «Politico». Stato mentale - come si
constata ogni giorno - con tutta evidenza disturbato. Attraversato da
onde emozionali irrazionali, da paure solo in parte giustificate ma
perlopiù enfatizzate, da rapidi e spesso inspiegabili mutamenti d'umore;
dall'incomunicabilità crescente e da costruzioni fantasmatiche, in
qualche caso allucinatorie, infine da vere e proprie patologie di tipo
psicotico: complessi di persecuzione, ossessioni vittimarie, dietrologie
paranoidi, incredulità verso ciò che fino a ieri era considerato dato
di realtà condiviso. Insomma tutti gli ingredienti di quel mood che
connota appunto la sindrome populista. A testimonianza del fatto che è
venuto meno un significante condiviso; un nominatore autorevole che
àncori le rappresentazioni individuali dell'esperienza a un qualche
principio unitario di senso.
Le ricadute di questo scollamento
dell'immaginario degli individui e dei gruppi da un piano discorsivo
normato e normativo, sono molteplici. Le più evidenti - e sgangherate -
sono le ormai sempre più diffuse dietrologie paranoidi incarnate dalle
varie teorie del complotto. La prima delle quali, se non
cronologicamente quantomeno a livello di audience - tanto che potremmo
chiamarla «la madre di tutte le teorie del complotto» - è la George
Soros Conspiracy Theory. La narrazione, assai simile a quella diffusa
all'inizio del secolo scorso dai cosiddetti (e falsi) protocolli dei
Savi di Sion, che ha per oggetto il miliardario di origine ungherese
George Soros, definito di volta in volta Lord of chaos, Rothschild
Agent, Violent Marxist Revolution Organizer, Zionist conspirator. Una
narrazione costruita prevalentemente intorno al suo Open Society
Institute, la cui azione pubblica e occulta avrebbe tramato ai danni dei
popoli dell'Occidente, addirittura al fine di mutarne la struttura
antropologica e razziale, o comunque per destabilizzarne i governi
nazionali in nome di un mondialismo dominato dal denaro (e dunque da
lui). Si tratta di una narrazione particolarmente efficace nel generare
sciami di haters su scala globale («È un burattino miliardario della
famiglia Rothschild che destabilizza intere nazioni finanziando
programmi destinati alla giustizia sociale e corrompendo politici», «È
un tizio che vuole distruggere tutto ciò che c'è di bello nel mondo...»,
«Se non vado errato è il cugino del diavolo. Finanzia ogni causa
spregevole a cui puoi pensare e lo fa in nome del denaro e
dell'influenza globale», sono alcuni dei post pubblicati nella sezione
«Conspiracy» del frequentatissimo sito Reddit). I teorici del complotto
lo scorgono dietro le primavere arabe, le «rivoluzioni colorate» - la
White Revolution contro la Russia e la Purple Revolution contro Trump -,
il caos in Ucraina, i racial riots a Ferguson, Baltimora, Charlotte;
dietro Occupy Wall Street e dietro l'acquisto di 800 mila voti di
migranti illegali a favore di Hillary Clinton. Soprattutto lo accusano -
è questo il principale capo d'imputazione - di muovere attraverso la
rete delle Ong nel Mediterraneo i giganteschi flussi di migranti (a cui
pagherebbe anche il viaggio) che «invadono l'Europa» e in particolare
l'Italia secondo un «piano» - degno di un romanzo di fantascienza
distopica o, anche, di un delirio paranoide - volto a «sostituire la
popolazione italiana con immigrati da utilizzare come operai a basso
costo». Un delirio giunto a contaminare gli stessi circuiti ufficiali
della politica, se è vero che l'attuale vice primo ministro Matteo
Salvini ha dichiarato alla stampa (dal CARA di Mineo): «Sono sempre più
convinto che sia in corso un chiaro tentativo di sostituzione etnica di
popoli con altri popoli: è semplicemente un'operazione economica e
commerciale finanziata da gente come Soros. Per quanto mi riguarda
metterei fuorilegge tutte le istituzioni finanziate anche con un solo
euro da gente come Soros».
Non si possono in quest'ottica
trascurare altri deliri allucinatori di prima grandezza ad ampia
circolazione mediatica, come il celebre Pizzagate e lo strano caso di
QAnon3. Il primo innescato dalla sottrazione di migliaia di mail
dall'account del capo della campagna di Hillary Clinton e pubblicate da
WikiLeaks, su cui si è innestata una costruzione allucinatoria la cui
trama portava a una pizzeria di Washington, la Comet Ping Pong, dove -
speculando sul fatto che l'espressione Cheese Pizza è usata in codice
dai pedofili per dire Child prostitution e che i collaboratori della
candidata democratica si scambiavano messaggi con appuntamenti a cena -
si è giunti a fantasticare di festini a luci rosse con minori, di messe
sataniche e di cannibalismo in vere e proprie kill rooms nel retro del
locale con protagonisti personaggi di primo piano dell'entourage
clintoniano. Una fantasia pulp, appunto, che tuttavia è stata
enfatizzata e diffusa massicciamente, da complottisti di mestiere come
Alex Jones, sui canali radiofonici e web, in particolare nelle sezioni
hot di "4Chan". Jones è un produttore di fakes seriale, diffusore a
ampio spettro di teorie del complotto - dall'allunaggio, agli attentati
dell'11 settembre, fino ai vaccini - ma certo non parla solo a se
stesso. Il suo programma radiofonico The Alex Jones Show raccoglieva nel
2010 una media di 2 milioni di ascoltatori alla settimana, e il suo
sito Infowars può contare su circa 10 milioni di visite al mese.
Soprattutto - questo è il fatto significativo - i suoi messaggi
dietrologici non rimangono nel circuito a sé dell'esoterismo
tradizionale ma intersecano massicciamente i canali, un tempo presidiati
da un certo grado di razionalità, della politica (il suo contributo
alla vittoria di Donald Trump non è stato irrilevante). Come
significativa, nella produzione del clima che sta caratterizzando la
politica americana, è stata la comparsa in scena di QAnon e della sua
narrazione che va sotto il nome di The Storm.
QAnon è il nickname
di un utente anonimo (forse più di uno) di "4Chan", che il 28 ottobre
del 2017 ha incominciato a postare enigmatici messaggi nella sezione
dedicata alla politica, notizie del tutto infondate - l'imminente
arresto di Hillary Clinton, il rapimento di centinaia di bambini da
parte dei democratici, l'acquisizione delle prove della connivenza di
Barack Obama con la Russia, ecc. - apparentemente folli ma accreditate
dall'uso di un'espressione in codice (Q clearence) che sembrava alludere
alla facoltà di accesso a livelli alti di segretezza. Si tratta di fake
news connesse tra loro da un denominatore comune, costituito dal ruolo
salvifico di Donald Trump, l'eroico difensore dei valori e della
democrazia americana contro il deep state, la Washington collusa con le
forze del male e con i nemici dell'America. Forse il primo caso di
trolls che fabbricano teorie complottiste non contro ma a favore di chi
sta al potere.
Questi sono i più recenti e clamorosi esempi di
grave psicosi collettiva. Ma l'elenco delle distonie tra la dimensione
reale dei fenomeni e quella percepita e dei disturbi mentali collettivi
che ne conseguono potrebbe continuare a lungo. Ne è affetto anche quel
75 per cento di italiani che crede che gli immigrati extracomunitari nel
nostro Paese siano il 25 per cento della popolazione quando in realtà
non raggiungono il 7 per cento (una sovrastima di quasi quattro volte);
così come quelli convinti che i musulmani in Italia superino il 20 per
cento mentre non arrivano al 5 per cento; oppure quella parte di
elettorato sempre più preoccupata per la criminalità nonostante il
numero di omicidi e di rapine sia diminuito sensibilmente («non c'erano
mai stati così pochi omicidi dall'unità d'Italia, cioè da quando abbiamo
statistiche valide per tutto il Paese»), e determinata perciò a
sostenere anche le peggiori politiche securitarie. A tutta questa massa
di persone vanno aggiunte le nicchie - più estreme e irrazionali - degli
ostili alle vaccinazioni, dei creduloni convinti che gli aerei
disseminino scie chimiche, e persino dei terrapiattisti, tenacemente
convinti che il pianeta sia piatto e che le immagini sferiche siano
prodotte dagli effetti speciali di Hollywood. Ciascuno di questi è
determinato a spendere le proprie ferree credenze nel circuito di
un'opinione pubblica (per usare un eufemismo) segmentata e disseminata
di «bolle», e a giocarsi i propri gruzzoli di verità privata sul mercato
politico.