L’Espresso 10.2.19
Quel bisogno di umiliare l’altro
di Natalia Aspesi
“Tollerare
l’omosessualità equivale ad accettare la pedofilia e il satanismo”.
Mah, povera signora, Silvana Mari, scrittrice fantasy, l’hanno
condannata a pagare una multa neanche troppo salata, 1500, euro per
questa stupidaggine. «Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay». Tipico
pensiero sgangherato di Vittorio Feltri, diventato il titolo di prima
pagina del suo Libero: vero tra l’altro, ma per quel che riguarda
l’economia chieda al governo e per i gay si vede che non deve essere
male. Ai miei tempi gli omosessuali non esistevano: tutti gli uomini che
conoscevamo erano fidanzati o si fidanzavano con noi, erano mariti
devoti e padri affettuosi; non c’era nemmeno la parola per eventualmente
definirli, al massimo una criptica nube di silenzio oscurava certi
giovanotti amanti dell’opera e soprattutto del balletto, fedeli alla
loro fidanzata morta vent’anni prima e che piacevano pazzamente alle
mamme di zitelline incollocabili. Quando nel 1937, mentre abbondavano i
pestaggi fascisti a gruppi di misteriosi giovanotti, uscì “La contessa
di Parma” di Blasetti, si pensò che Umberto Melnati facesse gestolini e
avesse l’erre moscia, simbolo perverso di chic da ridere, in quanto
sarto per ricche dame e non altro. Poi si sa i tempi cambiano, cambia
tutto e adesso, difficili e pericolosi decenni dopo, sono migliaia le
persone che lacrimando di commozione, hanno la gioia patriottica e
democratica di assistere tra decorazioni di fiori bianchi, assessore con
striscia tricolore, testimoni eleganti, alle unioni civili di cari
amici, due donne, due uomini anche ottantenni. Finalmente sposi! Persino
nella vecchia Italia peccatrice e sessuomane è accaduto: di colpo,
dopo mezzo secolo di terrorismo omofobo non si sa se più democristiano o
più semplicemente maschile nella difesa cieca della coppia mai
abbastanza procreatrice, il povero Renzi premier riuscì a far approvare
una legge di riconoscimento delle unioni omosessuali, mentre già in
molte nazioni il vero matrimonio era esteso a tutti: e forse anche per
questo suo successo civile Matteo, quello democratico, è tuttora
inesorabilmente detestato. Recente manifesto a Verona: “Zona altamente
inquinata da immondizia abbandonata e infestata da finocchi molesti”.
Pochi giorni fa nel giro elettorale in Abruzzo, il vice premier e
ministro dell’Interno: «Fin che campo difenderò il diritto dei bimbi ad
avere una mamma e un papà e combatterò contro utero in affitto e
adozioni gay». Ci si poteva aspettare che questo altro Matteo, per ora
adorato dal Popolo, proseguisse promettendo di difendere anche il
diritto dei bimbi a non essere ammazzati da babbo o mamma o privati
dalla mamma ammazzata da babbo. Sono momenti duri questi, di
incattivimento nuovo, irragionevole e passivo, che impedisce di
sopportare oltre la convivenza, la pace che dura da troppi decenni.
Riaffiora questo improvviso bisogno di sangue, di guerra, di trincea, di
assalto alla baionetta, meglio ancora di atomica, per i fortunati paesi
che ce l’hanno. Solo che non si sa più bene chi infastidire, chi far
soffrire, chi umiliare, chi escludere, e perché no chi ammazzare. E
siccome odiare i cosiddetti Poteri Forti assicura la sconfitta, e odiare
gli immigrati non dà risultati di strage promessa e innesca nuove
paure o addirittura nuovi rimorsi, e odiare l’Europa pare una impresa
pericolosa e odiare i cosiddetti radical chic sa un po’ di muffa, eccoli
lì i nuovi nemici, anzi i nemici di secoli, o meglio le facili vittime
di sempre: questi froci, questi culattoni, questi rottinculo, questi
anormali, questi malati, che si nascondono dentro un aspetto qualsiasi,
professioni qualsiasi, convivenze qualsiasi, anche famiglie qualsiasi,
quindi difficili da stanare. E quelle sporcaccione che appaiono anche
nel nuovo film di Eastwood, “the mule - Il corriere”? Una masnada di
motocicliste grasse, muscolose, rapate e in completo di cuoio nero, le
famose lesbiche degli incubi maschili? La nostra tivù, anche di Stato,
causa audience, ha sdoganato in fretta l’omosessualità, con una serie
di cronache sui matrimoni gay con interviste a genitori estasiati; in
certe trasmissioni molto seguite come Portobello, è capitato che si
aiutasse un ospite gay a trovare il suo partner, e fu un grande
successo, mi pare a un Festival di Sanremo, invitare una signora con
barba e baffi, dove in altra occasione aveva trionfato una coppia
malauguratamente etero con sedici figli. Poi una sera il presidente del
Popolo della Famiglia Mario Adinolfi chiese inutilmente che la Rai non
trasmettesse un film con Ornella Muti, in cui due uomini si baciavano
senza essere mafiosi, il che invece è consentito far vedere. Sempre in
difesa “dei nostri bimbi”, che se davvero piccini a quell’ora dovrebbero
essere a letto e se decenni sui loro telefonini ne vedono di ogni
colore. Non si sono ancora sentite proteste rilevanti per quel che si
vede al cinema forse frequentati dagli omo ma non dagli omofobi, e
neanche per le piattaforme streaming, come sul diffuso Netlix; dove per
esempio nella serie “Le Regole del Delitto Perfetto” due bei ragazzi
maschi innamorati passano tutto il tempo a togliersi le mutande e a
saltarsi addosso contentissimi. I siti gay confermano che stanno
aumentando l’odio, il disprezzo, la voglia di menare, sul web, nelle
lettere ai giornali, nelle parole di molti personaggi antichi del nuovo
parlamento e governo. Tra le tante lettere di insulti a me e al mondo,
che il signor Gianluca Bovi mi scrive da un paese alle porte di Salerno,
ce ne è una più illuminante delle altre: «Sono anche dichiaratamente e
orgogliosamente omofobo. Mi scusi, siete voi di sinistra a voler far
girare il mondo alla rovescia con le vostre teorie sul gender. E ci
tocca a noi “omofobi” subire tale epiteto con l’intento di essere
giudicati duramente e negativamente...». È omofobo, il signor Bovi, 47
anni, ma è pure razzista, «una persona che se ne vuole stare con la
propria etnia, nel mio caso quella caucasica...». Ma soprattutto odia le
donne: «Che le donne facciano schifo è un fatto oggettivo... Si chiede
se sono misogino? E come può un uomo non esserlo, visto quanto siete
viscide e subdole e rompiballe...le ho espresso il sentire del
popolo...». Anni fa ricevevo lettere di maschi orripilati dal
femminismo, adesso è tutto il genere femminile che odiano: e credo che
tutti questi nemici vengano intrecciati tra loro: stranieri, neri, gay,
donne. Non si è mai visto un governo più razzista, omofobo, misogino
di questo, neppure ai tempi dei democristiani più vaticani, e può
essere questo uno dei richiami più forti per il consenso del Popolo;
che può finalmente ribellarsi a tutto ciò che lo inquieta, e prima di
tutto le donne, che non sono come dovrebbero essere secondo il pensiero
di chi non vuole rinunciare al solo potere sicuro, quello di qualsiasi
maschio su qualsiasi femmina. Molto frequentato è il sito Sexodus,
dedicato «agli uomini che rinunciano alle donne e si ritirano dalla
società» con previsioni apocalittiche, il crollo delle istituzioni
perpetrato dalle donne dette femministe, il rifugio degli uomini nel
porno, nel feticismo, nella dipendenza dalle droghe e dai videogiochi...
Qualche giorno fa si è riunita una commissione della Lega per
intervenire sulla legge che consente l’interruzione della gravidanza:
tutti uomini maturi e un paio di signore. Un muro compatto di donne con
cartelli gridava contro la tavolata horror, e allora un tipo
grassottello si è alzato furibondo e si è scagliato contro le manife-
stanti: ancora non si era mai visto un attacco fisico contro le donne
che difendono la loro libertà e la loro vita.