sabato 9 febbraio 2019

La Stampa 9.2.19
“Mettete il tricolore francese alle finestre”
La rivolta delle bandiere parte dal Nord-Ovest
Si moltiplicano i gesti di appoggio a Parigi
L’appello del rettore di Torino: “Riempiamo la città di stendardi”
di Federico Callegaro e Lodovico Poletto


Il sindaco di Imperia, l’ex ministro Claudio Scajola ieri ha atteso il crepuscolo e poi ha illuminato la facciata del suo municipio con luci blu, bianche e rosse. Quelle del tricolore francese. Il rettore dell’ateneo di Torino, Gianmaria Ajani, invece, ha fatto mettere la bandiera della République sulla facciata del rettorato, accanto a quella italiana, già in mattinata. Quando dice: «Se dovessi fare un appello potrei dire che mi piacerebbe vedere Torino con mille vessilli francesi appesi alle finestre». Il sindaco di Cuneo, invece, la sua protesta l’aveva già inscenata giovedì, ma poi è intervenuta la prefettura e lo stendardo è stato tolto da fuori e sistemato all’interno. Visibile, ovviamente. Ma un po’ meno. Santena, diecimila abitanti in provincia di Torino, paese natale del conte Camillo Benso la bandiera, invece, l’ha lasciata. E con orgoglio, rivendicando una scelta che ha ragioni antiche: gli accordi di Plombières, tra piemontesi e francesi: anno 1858. Con il conte di Cavour da una parte e l’imperatore Napoleone III, per sconfiggere gli austriaci.
Era dei tempi dell’attento a Charlie Hebdo che non c’erano così tanti tricolore d’oltralpe in giro. E forse non è neanche un caso se proprio da qui, da Piemonte e Liguria, adesso arrivino testimonianze di vicinanza tra i due popoli. Perché, a ben guardare, Piemonte e Liguria sono entrambe terre di confine e di commistione. Di migrazioni e tradizioni contaminate, di dialetti che s’intrecciano con le lingue dei Paesi confinanti. Lo spiega bene Scajola quando dice che Imperia ha più di 5 mila frontalieri che vanno ogni giorno a lavorare tra Mentone e Nizza. O quando insiste sul fatto che queste sono terre amiche, oltre che confinanti. Che si vive un po’ da una parte e dall’altra come se fosse un unico grande territorio. Lo ribadisce il rettore Ajani quando parla di «Rinnovato spirito europeo» e spiega che: «L’emigrazione italiana oltre confine è stata negli anni enorme». E che: «Molti nostri ragazzi sono cresciuti lì e altri ancora stanno studiando e si stanno formando in Francia. È evidente cioè quanto questo legame sia da mantenere ben saldo per entrambi i popoli». Scajola si scandalizza per ciò che è accaduto: «Le controversie si risolvono con confronto, linguaggio corretto e istituzionale». Ajani rincara la dose dicendo che: «La ricerca è libera dai confini. Posso fare l’esempio di Israele. I nostri atenei continuano una proficua collaborazione che non è mai stata scalfita dalle incertezze politiche o dalle tensioni che a volte si registrano in quell’area. Ci siamo sempre confrontati con tutti e abbiamo sempre puntato sulla condivisione dei saperi e non alla creazione di tensioni».
E allora ben vengano le bandiere se questo può contribuire ad abbassare il livello di tensione. Ben venga l’incontro tra il primo cittadini di Mentone quello di Imperia tra un paio di giorni. E intanto da Santena arriva la sentenza del sindaco Ugo Baldi: «L’Italia è un alleato storico di Parigi e uno dei Paesi fondatori dell’Unione Europea. I valori più profondi dell’Europa non possano essere messi in discussione». E allora ecco le bandiere.