La Stampa 7.2.19
In Siria i missili russi capaci di abbattere i jet di Gerusalemme
di Giordano Stabile
La
Siria attiva i sistemi di difesa anti-area S-300 e il premier Benjamin
Netanyahu annuncia che andrà Mosca per incontrare Vladimir Putin. La
battaglia nei cieli siriani non è finita e il confronto fra Israele e
Iran coinvolge sempre più direttamente la Russia.
Il nuovo allarme
è scattato quando la società ImageSat International ha pubblicato
immagini satellitari che mostrano tre dei quattro lanciatori dislocati a
Masyaf, nella Siria nordoccidentale, in posizione operativa. Un quarto
lanciatore è ancora coperto dai teli mimetici. Quando a settembre Mosca
ha annunciato che avrebbe fornito i sistemi a Damasco, gli analisti
avevano previsto che ci sarebbero voluti circa sei mesi prima che
fossero pronti. A conferma di ciò fonti siriane ribadiscono che
l’addestramento dei militari siriani dovrebbe concludersi a marzo e a
quel punto la Siria, sotto supervisione russa, sarebbe in grado di
abbattere i cacciabombardieri israeliani fino a 150 chilometri di
distanza, in pratica anche se attaccassero senza entrare nello spazio
aereo siriano.
È un cambio degli equilibri che preoccupa il
premier Benjamin Netanyahu. Il 21 febbraio ci sarà un vertice con
Vladimir Putin a Mosca. È il primo incontro dall’abbattimento per errore
di un aereo militare russo il 17 settembre scorso, durante un raid
israeliano. Subito dopo Putin ha deciso di fornire gli S-300 a Damasco e
ha avuto soltanto colloqui telefonici, anche burrascosi, con Netanyahu.
I rapporti però non si sono mai interrotti. Dopo una pausa di alcuni
mesi i bombardamenti israeliani contro obiettivi iraniani sono ripresi,
in «coordinazione» con le forze armate russe che hanno il controllo dei
cieli siriani. Prima limitati, questi attacchi hanno assunto proporzioni
mai viste un mese fa, quando ondate di bombe di precisione e missili
hanno causato gravi danni all’aeroporto internazionale di Damasco.
Almeno 21 persone sono morte compresi, secondo fonti dell’opposizione al
regime, 12 Pasdaran.
I raid hanno distrutto parte delle difese
anti-aeree di fabbricazione russa attorno a Damasco: alcuni vecchi S-125
e un più moderno lanciatore Pantsir S-1. Nulla di paragonabile però
agli S-300, che costituiscono una seria minaccia anche alle versione più
avanzate degli F-15 e F-16 di fabbricazione americana. L’aviazione
israeliana ha ribadito di essere in grado di aggirare queste difese ma
il rischio che si ripeta l’abbattimento di un cacciabombardiere, come è
avvenuto con un F-16 il 10 febbraio dell’anno scorso, è reale. Mosca
cerca di tenere una posizione equidistante. Ha fatto pressioni, almeno a
parole, sull’Iran perché allontani i suoi consiglieri militari a 100
chilometri dalla frontiera israeliana. La scorsa settimana sono arrivati
in Israele l’inviato speciale per la Siria Alexander Lavrentiev e il
viceministro degli Esteri Sergey Vershinin con l’obiettivo di allentare
le tensioni e proporre una «coordinazione» più avanzata fra russi e
israeliani in Siria. Ma i nodi dovranno essere sciolti da Netanyahu e
Putin.