La Stampa 6.2.19
A Frascati caccia all’altro fotone per snidare la materia oscura
di Valentina Arcovio
Fisica
astroparticellare. È la strada, forse, che porterà a stanare la materia
oscura. Questa disciplina, nata dall’incontro tra studiosi
dell’infinitamente piccolo e studiosi dell’infinitamente grande, tra
fisici delle particelle e astrofisici, potrebbe risolvere uno dei
maggiori misteri dell’Universo.
Si ipotizza che la materia oscura
costituisca oltre l’85% della massa del cosmo. «Ma non sappiamo come è
fatta o che aspetto hanno le sue particelle», conferma Antonio Masiero,
vicepresidente dell’Infn. Per una sfida così ardua si è quindi deciso di
unire le forze: è nato l’Institute for Fundamental Physics of the
Universe (Ifpu), con sede nella Scuola Internazionale Superiore di Studi
Avanzati, la Sissa di Trieste.
Il nuovo istituto nasce
dall’accordo di quattro importanti istituzioni: oltre la Sissa, l’Abdus
Salam International Centre for Theoretical Physics (sempre di Trieste),
l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e l’Istituto Nazionale di
Astrofisica. «È importante sottolineare l’aspetto interdisciplinare
dell’iniziativa, che avrà nella raccolta e nella comprensione dei dati,
organizzati con algoritmi innovativi, un punto di forza», aggiunge
Stefano Ruffo, direttore della Sissa.
Ma per cercare un fantasma
si procede per tentativi. Nel Modello Standard, la principale teoria
fisica, non c’è spazio per la materia oscura. In una serie di nuove
teorie sì, anche se non sappiamo ancora quale sia quella giusta.
Nell’esperimento «Padme» (acronimo di «Positron Annihilation into Dark
Matter Experiment»), da poco inaugurato nei Laboratori di Frascati
dell’Infn, si ipotizza che la materia oscura risponda a un nuovo tipo di
forza, una quinta, che non rientra tra le quattro fondamentali
(elettromagnetica, debole, forte e gravitazionale). A questa è associata
una particella messaggera, il «fotone oscuro», che a differenza del
fotone ordinario sarebbe dotato di una piccola massa. Con «Padme» la
caccia avverrà facendo scontrare positroni, le antiparticelle degli
elettroni: lì verranno prodotte altre particelle e i fisici sperano di
trovare indizi anche dell’esistenza del fotone oscuro.
Il cuore
del test, costruito a Lecce da Università del Salento e Infn, è un
bersaglio di diamante. Quanto all’esito, si dovrà attendere la fine
dell’anno. «Avremo bisogno della collaborazione tra fisici teorici e
fisici sperimentali - sottolinea Masiero -: i primi interpreteranno i
risultati, i secondi le verificheranno».