La Stampa 5.2.19
L’imam Yahya Pallavicini, presidente della Coreis (Comunità religiosa islamica italiana)
“Grazie al Pontefice, inizia la cooperazione tra fedi diverse”
L’imam
Yahya Pallavicini, presidente della Coreis (Comunità religiosa islamica
italiana), è il rappresentante del Italia al convegno di Abu Dhabi
sulla “Fratellanza”, promosso dal Consiglio Musulmano degli Anziani in
occasione della visita di papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti.
Qual è l’importanza di questa iniziativa?
«Rappresenta
un nuovo passo mai visto, se non forse 800 anni fa con san Francesco
d’Assisi e il sultano a Damietta. E’ l’azione di un pontefice aperto al
dialogo che riesce a incontrare nel mondo arabo islamico sia cristiani
sia musulmani che convergono da diversi orientamenti culturali,
nazionali, filosofici, spirituali. In un clima di riconoscimento che
esorta a smetterla con i settarismi e invita a convergere e cooperare
fraternamente per le sfide sociali del mondo contemporaneo».
Che significato ha il luogo della visita del Papa?
«Gli
Emirati Arabi Uniti stanno vivendo un processo di trasformazione e sono
anche autori di un coinvolgimento regionale in questa trasformazione.
Da 5 anni sono la capitale di un confronto teologico tra sapienti
musulmani, in parte guidato dall’Egitto dal Grande Imam di Al-Azhar,
Ahmad Al-Tayyb, ma anche con altri saggi sia del mondo arabo islamico
sia del mondo non arabo musulmano, delle minoranze islamiche
occidentali, americane ed europee».
Dopo l’incontro con Francesco, ora qual è la principale responsabilità delle fedi?
«La
coerenza. Il fatto di non permettere che questo evento sia riassorbito
in un teatrino. Bisogna portare con determinazione e coerenza il
riflesso di queste giornate sul piano delle responsabilità
istituzionali, delle relazioni con la politica, dell’educazione e
formazione delle nuove generazioni. I politici di oriente e occidente,
grazie a questo avvenimento e alla generosità di papa Francesco, hanno
una carta da giocare fondamentale: quella di stimolare la cooperazione,
la fratellanza, il riconoscimento delle diversità come patrimonio e la
collaborazione reciproca. Rispettando le diversità di grammatiche, di
culture, di identità spirituali, però lavorando insieme per un bene
comune universale. Non a parole ma nei fatti».
dom. aga.