lunedì 4 febbraio 2019

La Stampa 4.2.19
Le mani su Siena
Così il petrolio russo si compra la città
Questa è la storia di due tesori. Un tesoro d’arte e di bellezza che sta cercando forza e risorse per risollevarsi da una lunga crisi. E di un altro tesoro, questa volta fatto di dollari e petrolio, usato per comprare, pezzo dopo pezzo, il primo tesoro.
di Gianluca Paolucci


Questa è la storia di due tesori. Un tesoro d’arte e di bellezza che sta cercando forza e risorse per risollevarsi da una lunga crisi. E di un altro tesoro, questa volta fatto di dollari e petrolio, usato per comprare, pezzo dopo pezzo, il primo tesoro.
Il tesoro d’arte e di bellezza è Siena ma prima di arrivarci c’è da compiere un tortuoso giro per una mezza dozzina di Paesi tra l’ex Unione Sovietica, l’Europa e i Caraibi per raccontare chi e come sta comprando la città.
Tutto alle Isole Vergini
Si parte in Estonia nel 2011. In quell’anno, il principale esportatore dell’Estonia è stata una società di trading di prodotti petroliferi, la Baltic International Trading (Bit). Nel 2011 ha esportato gasolio e altri derivati del petrolio per 1,34 miliardi di dollari. Di questi, 1,294 miliardi - più del 98% del totale - li ha venduti in un unico Paese: le Isole Vergini Britanniche. L’anno prima la stessa Bit era solo secondo, sempre con le Isole Vergini come primo cliente, ma in un anno ha raddoppiato i volumi.
Da qui si arriva fino a una delle piazze più belle del mondo, piazza del Campo, dove troviamo un’altra società che si chiama Sielna spa. La Sielna è la società che sta comprando uno dopo l’altro i locali che si affacciano sulla piazza del Palio. Su 15 locali - bar, ristoranti e gelaterie - che si affacciano sulla piazza almeno 10 sono diventati, nell’arco di due anni, in proprietà o in gestione, della Sielna. Una campagna acquisti che continua anche in questi giorni. Nel novembre scorso ha comprato anche uno storico negozio di fotografia e uno di scarpe, uno accanto all’altro, che dovrebbero diventare un ennesimo ristorante, questa volta di nuova concezione, con annesso mulino e pastificio ad uso e consumo dei milioni di turisti che ogni anno arrivano a Siena. Non c’è solo piazza del Campo. Al gruppo fanno capo anche una mezza dozzina di bar in città e un albergo alle porte di Siena. Nei suoi piani prevede inoltre l’apertura di un hotel a Firenze e di un agriturismo a Monteriggioni. Nei giorni scorsi si è parlato anche di un interesse del gruppo senese per la Pernigotti.
Le mani sul commercio
Per tornare nella città toscana, da qualche mese fa parte del gruppo anche la Nannini, storico marchio della pasticceria senese della famiglia di Gianna e del pilota Alessandro. Il piano di rilancio della Nannini, annunciato nel novembre scorso, prevede investimenti per 40 milioni, l’apertura di una serie di locali del marchio in Italia e due stabilimenti per la produzione dei dolci tipici del marchio, con l’assunzione di 200 persone. Tanto davvero, per una città che sta cercando faticosamente di risollevarsi dalla devastante crisi del Monte dei Paschi. L’uomo dietro tutto questo si chiama Igor Bidilo. È un cittadino kazako ma grazie agli investimenti fatti a Tallin ha un visto estone che gli consente di muoversi liberamente in tutta l’Unione europea (vedi altro pezzo nella pagina). È anche il principale azionista della Sielna, con l’80% delle quote. Il suo nome compare negli Offshore Leaks - il database di documenti relativi a società basate in una serie di paradisi fiscali - come azionista di una società con sede a Mosca, Somitekno Ltd. Cosa fa la Somitekno? Trading di prodotti petroliferi.
I giacimenti in Baschiria
All’inizio del decennio, la piccola e poco conosciuta Somitekno sfida la concorrenza di colossi del settore come Glencore, prende una serie di contratti miliardari con Bashneft, la società petrolifera statale della Baschiria, una delle repubbliche che fanno parte della Federazione russa. Situata a Nord del Kazakistan, tra il Volga e gli Urali, nel suo territorio si trovano importanti giacimenti sfruttati da Bashneftgaz, che controlla anche gli impianti di raffinazione. Nel marzo del 2012, ad esempio, Bashneft conclude un contratto da 1,7 miliardi con Somitekno per la consegna di prodotti petroliferi. Nell’agosto ne conclude altri due, entrambi di un anno, per 5,5 miliardi di dollari in totale. Uno da 1,9 miliardi e l’altro, da 4,4 miliardi, per il solo export di carburante diesel.
Al momento dell’annuncio, gli analisti stimano che l’ammontare del contratto era tale da coprire l’intero export annuo di diesel di Bashneft. A sua volta, Somitekno vendeva, almeno in parte, alla Baltic International di Tallin. Controllata da una società cipriota, Cind Holding, anche questa riferibile a Bidilo e altri soci. Prima di Somitekno c’era la Atek, riferibile a Bidilo e al fratello Evgeni, che fino al 2009 aveva un contratto per processare 200 mila tonnellate al mese di petrolio negli impianti di raffinazione della Baschiria, di proprietà statale. Un articolo del 2012 di una testata russa specializzata nell’oil & gas, (Oilru.com) riferisce della vicinanza dei fratelli Bidilo a Ural Rakhimov, figlio di Murtaza Rakhimov, ex presidente dal 1993 al 2010 della Baschiria. Rakhimov entra poi nel board di Sistema, la holding dell’oligarca Vladimir Yevtushenko, che nel frattempo ha acquisito Bashneft. Nel 2014 gli asset di Bashneft vengono sequestrati dal governo russo. E nel 2015 Baltic International finisce in liquidazione.
Per dire cos’è Bashneft - finita adesso nell’orbita del colosso Rosneft di Igor Sechin - e quanto strategica sia non solo economicamente, basterà aggiungere che, nel novembre del 2016, la lotta per il controllo della società ha portato fino all’arresto del ministro dell’Economia russo allora in carica, Alexey Ulyukaev, accusato di aver preso una tangente da 2 milioni di dollari in quello che i media internazionali hanno descritto come uno scontro ai massimi livelli del potere russo.
Prima delle elezioni
Cind Holding, la società cipriota che controllava Baltic International, è invece ancora operativa. Tramite una srl italiana, Ufficio Bocchetto, è proprietaria di 250 metri quadri per negozi nel cuore di Milano, a pochi passi da piazza Affari e da Cordusio, del valore di svariati milioni di euro. Amministratore della Ufficio Bocchetto è Maxim Constatin Catalin, che fino a qualche anno fa lavorava per una struttura di accoglienza per anziani. Adesso ha il 20% della Sielna, è amministratore unico della società e prima dell’ultimo aumento di capitale, qualche mese fa, aveva il 50%. Poi il 23 ottobre scorso Bidilo ha staccato un assegno da 2,9 milioni ed è salito dal 50% all’80%.
Il nome di Bidilo compare per la prima volta nelle cronache italiane alla fine del febbraio scorso. Salvatore Caiata, imprenditore del settore della ristorazione basato a Siena, presidente del Potenza Calcio, candidato «eccellente» dei Cinquestelle alle elezioni politiche risulta indagato per riciclaggio dalla procura di Siena. Caiata è stato eletto lo stesso, ha lasciato i Cinquestelle e siede tra i banchi del gruppo Misto.
L’inchiesta a suo carico è stata archiviata in estate e nulla risulta a carico di Bidilo. Ma, spiega una fonte investigativa, proprio le indagini su Caiata hanno appurato che Bidilo era «il principale, praticamente l’unico» finanziatore delle attività di Caiata. Ovvero, una parte di bar e ristoranti che adesso sono parte del gruppo Sielna.