lunedì 4 febbraio 2019

La Stampa 4.2.19
Anno Accademico 1938-1939
“Espulsi solo perché ebrei”
Riabilitazione per 10 medici
di Alessandro Mondo


Vennero liquidati con un breve ringraziamento: preludio ad una decisione odiosa, forse appena temperata dall’imbarazzo di chi la pronunciava. Senza citarne i nomi, il professor Luigi Bobbio, presidente dell’Accademia di Medicina di Torino, indirizzò loro il proprio «particolare saluto e il ringraziamento vivissimo per la loro attiva collaborazione di tanti anni ai nostri lavori, ritenendo con questo di essere interprete sicuro e sincero al riguardo di tutta l’Accademia».
La censura
Loro erano 10 Soci, tutti autorevoli e taluni molto anziani, espulsi durante l’inaugurazione dell’Anno Accademico 1938-1939: non per qualche pecca scoperta nei loro curricula, per errori medici o per atteggiamenti sconvenienti ma a seguito della promulgazione delle leggi razziali , il cui contenuto fu annunciato a Trieste il 18 settembre 1938. Una settimana dopo, come molti altri, persero il lavoro: il lavoro, la dignità, la considerazione, il rispetto della maggioranza dei concittadini. E questo, nonostante avessero onorato la cultura medica con onestà e trasparenza. Purtroppo contava altro, nel buio dell’Italia dell’epoca.
Ecco perchè la decisione dell’Accademia di Medicina, che in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico ha voluto riammettere ex-post e riabilitare quei 10 soci, colpevoli solo di essere ebrei, ha un valore che va al di là dell’atto in sè e per sè: il valore della memoria, il riscatto - benchè tardivo - di una vergogna che in quegli anni terribili coinvolse il mondo scientifico alla parti degli apparati statali. E che brucia ancora sulla pelle di questo Paese. «Abbiamo ritenuto necessario compiere un gesto, sebbene postumo, di riconoscimento di un grave torto che l’Accademia di allora rese a danno di illustri e coltissimi colleghi - spiega il professor Gian Carlo Isaia, presidente dell’ente, citandoli per nome durante il suo intervento -. Giusto ricordarne le figure, in questa stessa aula, e, citandoli, sentirli ancora presenti fra noi in questa antica istituzione». Un modo per sottolineare «la vergogna di una legge che, a parte la sua intrinseca iniquità, costituì la premessa per ulteriori tragedie nazionali ed internazionali».
Il riscatto
Eccoli, i dieci luminari considerati dei reietti e condannati dall’emanazione della leggi «per la difesa della razza». Leggi in base alle quali, spiegavano i giornali, «l’ebreo non può prestare servizio militare, dirigere grandi aziende, possedere terre con estimo superiore a 5 mila lire, avere persone di servizio ariane, avere impieghi statali o parastatali», e via di questo passo.
Niente da fare per Amedeo Herlitzka, professore di Fisiologia, suo fratello, Livio Herlitzka, libero docente in Ostetricia e Ginecologia, Giuseppe Levi, professore di Anatomia Umana Normale,Benedetto Morpurgo, professore di Patologia Generale, Nino Valobra, libero docente in Patologia Speciale Medica e Patologia Nervosa, Mario Donati, professore di Clinica Chirurgica, Carlo Foà, professore di Fisiologia Umana, Cesare Sacerdoti, professore ad interim di Patologia Generale,Arturo Castiglioni, professore di Storia della Medicina,Tullio Terni, professore di Anatomia Umana Normale all’Università. La gran parte di loro insegnavano all’Ateneo torinese. Soci ordinari, onorari o corrispondenti dell’Accademia: cacciati perchè ebrei, come tali indegni. Finalmente la Storia, e l’Accademia, si sono ricordate anche di loro.