La Stampa 3.2.19
Al via la corsa, oggi la kermesse
I timori per la bassa affluenza
di Alessandro Di Matteo
La
corsa per le primarie del “dopo-Renzi” parte ufficialmente. Tra un mese
esatto gli elettori Pd andranno ai gazebo per scegliere tra Nicola
Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti, i tre candidati
premiati dal voto degli iscritti al partito, e adesso il vero
spauracchio per tutti è la partecipazione. Due anni fa, quando Matteo
Renzi venne riconfermato segretario nonostante la sconfitta al
referendum costituzionale, andarono a votare 1 milione e 800mila
persone. Un’affluenza che oggi è un miraggio: nel Pd la speranza è di
riuscire a non scendere sotto il milione di partecipanti, e non a caso
Zingaretti, il più votato dai tesserati, da settimane fa una campagna
continua su questo punto.
Un appello al voto che Zingaretti
dovrebbe ribadire anche oggi, durante la convenzione Pd che
ufficializzerà i risultati della prima fase del congresso, quella
appunto riservata agli iscritti nella quale il presidente della regione
Lazio è arrivato primo con il 47,9% dei voti, seguito da Martina con il
36,5% e da Giachetti con l’11,23%. Cifre, peraltro, che potrebbero
subire qualche correzione al termine delle verifiche della commissione
di garanzia, che proprio questa mattina si pronuncerà sui ricorsi
presentati da Francesco Boccia, uno dei candidati che non sono stati
ammessi alla fase delle primarie. Secondo indiscrezioni, alcuni ricorsi
verranno accolti e questo porterà a un ritocco dei risultati dei vari
candidati, anche se non cambierà il quadro complessivo.
L’affluenza
alle primarie sarà decisiva anche per la scelta del vincitore:
Zingaretti è convinto che più arriveranno voti “esterni” e maggiori
saranno le sue possibilità di successo. Per il governatore del Lazio è
importante non solo arrivare primo nei gazebo, ma anche superare il 50%
dei voti, perché lo statuto Pd prevede che al di sotto di quella soglia è
l’assemblea del partito a scegliere il nuovo segretario, con un
ballottaggio tra i primi due votati alle primarie.
Non a caso il
voto di Laura Boldrini ai gazebo ha scatenato i renziani. «Non esiste -
dice uno dei parlamentari vicini all’ex premier - la Boldrini in
Parlamento è nel gruppo di Leu... Allora lasci quel gruppo e venga nel
Pd, se vuole votare alle primarie». Zingaretti anche oggi insisterà su
un punto: «È tempo di ricostruire». Ma gli avversari sono pronti a
rinfacciargli le aperture a sinistra, agli ex Pd, fatte dal suo braccio
destro Massimiliamo Smeriglio. «Zingaretti - dice un renziano - vuole
usare le primarie per rifare la sinistra unita». Giachetti ha già
minacciato di andarsene, se il Pd dovesse «fare l’accordo con M5s e
riportare dentro D’Alema». Martina avverte: «In troppi stanno
scommettendo sul fallimento del Pd, immaginando che dalle macerie cresca
qualcosa».