La Stampa 1.2.19
“Nessuna ingerenza in Venezuela”
L’Italia non riconosce Juan Guaidó
Botta
e risposta fra i sottosegretari agli Esteri. Il grillino Di Stefano:
sono questioni interne Il collega leghista Picchi: Maduro è finito. M5S e
Lega, con il Pd, si astengono a Bruxelles
di Maria Rosa Tomasello
«L’Italia
non riconosce Juan Guaidó». Nel giorno in cui l’Europarlamento chiede a
larghissima maggioranza alla Ue di sostenere il presidente del
parlamento venezuelano che si è autoproclamato capo dell’esecutivo
contro Nicolas Maduro, il sottosegretario pentastellato agli Esteri
Manlio Di Stefano conferma la posizione equidistante di Roma: «É un atto
politico che rischia di far precipitare la crisi. Siamo totalmente
contrari al fatto che un Paese o un insieme di Paesi possa determinare
le politiche interne di un altro Paese: si chiama principio di non
ingerenza». Le tensioni nel governo confermano tuttavia che la posizione
è frutto di un equilibrio instabile. «Assurde e fuori dalla realtà le
dichiarazioni di certi esponenti Cinque stelle, anche di governo -
attacca il sottosegretario leghista agli Esteri Guglielmo Picchi,
dichiarando “finita” la presidenza Maduro -. La Lega è di tutt’altra
opinione e soffre le posizioni ideologiche. La linea del governo è
quella espressa da Moavero in Parlamento». L’Italia - aveva affermato in
aula il ministero degli Esteri - si riconosce «pienamente» nella
posizione Ue e punta a «elezioni libere».
Ma nonostante i
distinguo e l’insofferenza di Matteo Salvini per il «regime di fame» di
Nicolas Maduro, quattro giorni dopo il duro botta e risposta tra il
ministro dell’Interno e il battitore libero del M5S Alessandro Di
Battista sulla crisi, a Strasburgo a maggioranza si ricompatta. Lega e
Cinque Stelle si astengono sulla risoluzione che chiede alla Ue di
riconoscere Guaidó «come unico e legittimo presidente ad interim» fino a
nuove elezioni. «Il riconoscimento è una prerogativa degli Stati
membri» e non della Ue, precisa l’Alto rappresentante Federica
Mogherini.
«Moavero sconfessato di nuovo» osserva Annamaria
Bernini, capogruppo di Forza italia al Senato parlando di «inaccettabile
comportamento pilatesco». Gli eurodeputati leghisti difendono la
propria scelta: «Un voto positivo vorrebbe dire anche aumentare le
difficoltà socio-economiche alle quali andrebbero incontro i nostri
connazionali, e i molti europei, presenti in Venezuela fino alle
prossime elezioni».
L’indicazione dei parlamentari europei è però
netta: il testo passa con 439 voti a favore, 104 contrari e 88 astenuti.
Tra questi ultimi ci sono cinque deputati del Pd, Goffredo Bettini,
Brando Benifei, Cécile Kyenge, Andrea Cozzolino ed Elena Gentile, che
con la loro scelta mettono in subbuglio il partito, alle prese con un
difficile congresso. Simona Malpezzi, portavoce della mozione di
Maurizio Martina, interroga Nicola Zingaretti: «Che ne pensa, visto che
tra gli europarlamentari astenuti c’erano alcuni suoi sostenitori?».
Replica Bettini: «Tutti siamo contro Maduro. Con l’astensione abbiamo
voluto marcare una distanza rispetto a un riconoscimento unilaterale di
Guaidó che potrebbe accelerare una guerra civile devastante».