La Stampa 10.2.19
Gonfiare le cifre serve solo a alimentare l’odio
di Eric Gobetti
Si
è parlato in questi giorni di «negazionismo delle foibe», accusando
Anpi e amministrazioni locali di offrire tribune pubbliche a storici
schierati politicamente per sminuire la tragedia delle foibe e
dell’esodo. La colpa di questi studiosi sarebbe quella di voler
contestualizzare il fenomeno, spiegandone le radici con la violenza
fascista e la guerra, analizzando puntualmente i fatti, cercando
spiegazioni, non giustificazioni. Purtroppo però la terribile tragedia
vissuta dalle popolazioni dell’Alto Adriatico in quegli anni è sempre
più spesso strumentalizzata.
Si è imposta, a livello politico e
mediatico, una versione distorta e in gran parte errata dei fatti. Si
tende a semplificare forzatamente le «complesse vicende del confine
orientale» menzionate nella legge istitutiva del Giorno del Ricordo,
parlando sbrigativamente di massacri e di pulizie etniche, senza alcuno
sforzo di comprensione. Con analoga sufficienza si tratta il conteggio
delle vittime delle foibe e dell’esodo. Ovviamente non importa quante
siano state le vittime: anche solo due sono troppe, quando si tratta di
vittime innocenti o di violenze gratuite. Tuttavia gonfiare le cifre a
dismisura, raddoppiando o triplicando il numero dei morti, non rende
giustizia alle vittime e finisce con l’alimentare un dibattito sterile,
basato su dati falsati.
Nonostante infatti le comprensibili
differenze interpretative tra studiosi di diversa estrazione e
orientamento politico, sui dati di fatto c’è ampia concordanza di
vedute. Nel «vademecum» scaricabile on line dal sito dell’Istituto
storico della Resistenza di Trieste (prodotto con l’ausilio di numerosi
storici riconosciuti a livello nazionale, tra cui spicca Raoul Pupo) si
parla di tremila-quattromila uccisi. Secondo la stessa fonte sarebbero
circa 250.000 i profughi da quelle regioni. Non sono cifre esatte, per
una serie complessa di ragioni, ma rendono l’idea della grandezza del
fenomeno.
Discostarsi da queste cifre, come viene spesso fatto sui
molti media e purtroppo anche ad alto livello istituzionale, è un
errore storico grossolano. Perché dunque si continua a sbagliare? Perché
la fiction prodotta dalla Rai Il cuore nel pozzo parla di 10.000 morti?
Perché il più recente Rosso Istria, andato in onda venerdì su Rai 3,
continua a parlare di 7000 vittime? Perché la cifra di 300.000 o 350.000
esuli continua a essere la più usata quando tutte le ricerche serie
hanno appurato la verità?
Purtroppo questo uso strumentale della
storia non serve a nessuno e finisce solo col suscitare nuovo odio.
Capire è molto più difficile che odiare. Negare la verità, ignorare il
pensiero complesso, covare la rabbia… ci siamo già passati molte volte,
in passato, ed è sempre finita male.