Il Sole Domenica 10.2.19
Ricostruzioni. Uno studio lo libera dai residui di cent’anni di socialismo
Il pensiero di Karl Marx attraverso la biografia
di Giuseppe Vacca
La
fine dell’Unione Sovietica interruppe la pubblicazione delle Opere
Complete di Marx ed Engels che aveva avuto inizio a Mosca negli anni
Venti, ma poco tempo dopo, quando ancora non s’erano placate le futili
dispute sulla «fine della storia», il progetto editoriale fu ripreso in
Europa. Esso si giova di una mole di scritti inediti ancora più grande e
di una rete di studiosi di tutto il mondo che lo stanno portando a
termine alacremente, con acribia filologica e grande dedizione.
Marcello
Musto s’inserì in quella rete quando era ancora un giovane dottorando e
da quindici anni si dedica allo studio della vita e del pensiero di
Marx per “liberarlo” dalle sedimentazioni di cent’anni di socialismo. La
sua biografia, pubblicata in Italia da Einaudi, è un esempio perspicuo
della storiografia internazionale che procede a ripristinare e innovare
la figura del filosofo di Treviri, argomentandone la perdurante
vitalità.
Il pensiero di Marx scaturì dalla mondializzazione della
modernità europea nella seconda metà dell’Ottocento e Musto sottolinea
la coincidenza temporale fra l’avvio della critica dell’economia
politica e la prima crisi economica mondiale innescata dal capitalismo
americano nel 1857. La sua vitalità si misura nell’analisi dei processi
mondiali odierni, caratterizzati dall’esaurimento della centralità
globale dell’Occidente. La ricostruzione rigorosamente storiografica del
pensiero marxiano è stata concepita da Musto in modo da interessare le
diverse aree del mondo, limitandosi al periodo in cui Marx elaborò la
critica dell’economia politica. Nell’attuale congiuntura mondiale,
segnata da una impressionante ripresa dell’interesse per Marx, considero
feconda la scelta di utilizzare la disponibilità di nuove fonti, di una
nuova ermeneutica e di una nuova filologia per ricostruire la genesi e
la stesura del Capitale.
Musto ha incrociato le ricerche
economiche, storiche, filosofiche, teorico politiche, antropologiche di
Marx con l’analisi minuta della sua attività di leader politico della
Prima Internazionale. In tal modo ha tolto ogni alibi a chiunque voglia
continuare a “filosofeggiare” sul pensiero marxiano ignorandone
l’interazione con la biografia. E non sono meno importanti la
restituzione degli affetti domestici, delle incredibili sofferenze
procurategli dai malanni e dagli stenti, la memoria delle tragedie
familiari fra cui si dipanò in quegli anni la sua esistenza poiché la
conoscenza dell’umanità di Marx è un antidoto altrettanto valido sia
contro le mitizzazioni, sia contro le perduranti demonizzazioni del suo
“fantasma”.
Quello di Musto è dunque uno scavo imprescindibile per
accostarsi all’opera fondamentale del pensatore di Treviri che, com’è
noto, quando era in vita pubblicò solo il primo libro del Capitale,
mentre la pubblicazione degli altri tre volumi, avvenuta dopo la sua
morte, avviò la crescente “invadenza” degli inediti alimentando le più
varie e selettive letture, “revisioni” e “combinazioni” del suo pensiero
che ne hanno condizionato e distorto l’immagine e la ricezione per
oltre un secolo.
La storia degli ultimi centocinquant’anni è
solcata dal contrasto fra il cosmopolitismo dell’economia e il
nazionalismo della politica ma la vita intellettuale è rimasta
fortemente ancorata alle vicende politiche nazionali. In Italia la
diffusione delle opere di Marx ebbe un vero exploit subito dopo la
seconda guerra mondiale, ma la loro interpretazione fu influenzata da
correnti filosofiche attratte e contaminate dagli scritti giovanili
pubblicati prevalentemente negli anni Trenta. Fra gli anni Cinquanta e
Sessanta ci fu una nuova fioritura di pubblicazioni che introdussero Il
Capitale nella cultura filosofica italiana. Ma anche essa fu
condizionata dal dibattito filosofico europeo che non nutriva interessi
storiografici per i nessi fra la vita e il pensiero di Marx. Si verificò
quindi un fenomeno paradossale: la preponderanza dell’inedito giunse a
bandire Il Capitale dalla ricerca culturale. Ne presero il posto i
Grundrisse, cioè i lavori preparatori, che meglio si prestavano a nuove
combinatorie filosofiche culminate, alla fine degli anni Settanta, nella
proclamazione della “crisi della ragione”.
Nel lavoro di Musto la
ricostruzione storiografica degli scritti marxiani si svolge invece
attraverso un costante riscontro degli inediti sugli editi, ritessendo
le fila d’una ricerca incompiuta ma ininterrotta, che proseguì fino alla
fine dei suoi giorni. Un work in progress, che dimostra come Marx non
si fermasse all’analisi dei rapporti di produzione, ma proiettasse il
suo sguardo su quelli che già allora apparivano gli aspetti distruttivi
della natura e della vita generati dalla globalizzazione del
capitalismo.
La struttura del libro dà conto pienamente del
perché, «tra i classici del pensiero economico e filosofico, Marx sia
quello il cui profilo è maggiormente mutato nel corso degli ultimi
anni». L’autore parte dalla critica dell’economia politica affiancandovi
subito la ricostruzione dell’attività politica di Marx nel quindicennio
considerato, esplora poi le ricerche antropologiche dell’ultimo
triennio e conclude ripercorrendo la teoria politica che attraversa
tutta la sua vita. L’afflato “militante” della biografia di Musto si
risolve quindi nella rivitalizzazione del laboratorio analitico
marxiano, fondamentale per giungere a una narrazione storica sensata del
mondo contemporaneo, distinta e distante dalle diatribe correnti sulla
“globalizzazione” e sul “disordine mondiale”.
Karl Marx. Biografia intellettuale e politica (1857-1883) Marcello Musto Einaudi, Milano, pagg.344,€ 30