il manifesto 7.2.19
La Marina porta l’industria delle armi in crociera nel Golfo
Difesa.
La fregata Margottini fa da vetrina alle compagnie italiane. Nel 2018
una missione analoga sponsorizzata dall’Aeronautica
di Luciano Bertozzi
Le
Forze armate sono al servizio degli interessi commerciali
dell’industria della difesa italiana nel promuoverne l’export? Sembra
proprio di sì.
LA FREGATA MARGOTTINI della Marina è partita per il
Medio Oriente e sarà anche una vetrina dell’industria della difesa
italiana. La crociera rappresenta, si legge nel sito della Marina,
«un’importante occasione per promuovere in modo integrato il “Sistema
Paese”, affiancando e supportando le attività di importanti
rappresentanti dell’industria nazionale per la difesa come Fincantieri,
Leonardo, Mbda ed Elettronica, la cui collaborazione con la Marina
Militare e la Difesa ha reso possibile la stessa campagna».
La
nave parteciperà alla fiera delle armi di Abu Dhabi (Idex 2019) e ciò
«dimostra l’attenzione della Marina militare – secondo il sito – verso
gli sviluppi tecnologici e il ruolo che ricopre nelle collaborazioni con
l’industria nazionale nella progettazione e realizzazione di
piattaforme e sistemi avanzati quali le unità della classe Fremm». La
nave andrà anche in Arabia saudita a Dammam e a Kuwait City.
IL
VIAGGIO INTERESSA Paesi tra i principali acquirenti di armi dell’Italia,
ma anche quelli coinvolti nella guerra in Yemen che ha prodotto immani
lutti e rovine e dove l’Arabia saudita ha anche utilizzato bombe
prodotte in Sardegna. Non solo: a marzo si terrà il primo Saudi Air Show
a Riyadh, importante esposizione con la partecipazione delle principali
industrie aeronautiche, comprese alcune società italiane: Leonardo,
AgustaWestland, Elettronica e Mbda. Evidentemente il governo «del
cambiamento» pensa in questo modo di rilanciare il Paese scegliendo di
non utilizzare la leva degli aiuti militari per imporre il rispetto di
quei diritti umani che, soprattutto in Arabia saudita, sono inesistenti.
ANCHE
CON L’ESECUTIVO giallo-verde sembra siano le grandi aziende statali
delle armi e dell’energia a guidare la politica estera italiana. Del
resto, anche l’Aeronautica ha fornito supporto all’industria: a fine
2018 si è svolta un’analoga missione dell’Aeronautica militare in
Kuwait, Bahrein e Qatar.
«Il tour – si legge nel sito
dell’Aeronautica – organizzato in collaborazione con Leonardo Spa si
pone a coronamento di programmi di cooperazione internazionale rivolti
in particolare al settore dell’addestramento e della formazione, che la
Difesa e l’Aeronautica Militare hanno da tempo avviato con tali Paesi».
NON
È ACCETTABILE questa sponsorizzazione, tanto più che la normativa
vigente vieta le vendite a Paesi belligeranti. Le vendite di armi
all’Arabia saudita, tuttavia, sono state pari (secondo i dati ufficiali
governativi) a 427 milioni di euro nel 2016 e a 52 milioni nel 2017;
agli Emirati arabi 59 milioni nel 2016 e 29 milioni nel 2017; al Kuwait,
grazie alla vendita di 28 aerei Eurofighter, ben 7,7 miliardi di euro
nel 2016 e 2,9 miliardi nel 2017.
IL GOVERNO ha anche consentito
la partecipazione di Leonardo e Fincantieri, due aziende peraltro
pubbliche, alla fiera delle armi del Cairo di fine 2018, nonostante
l’assassinio di Giulio Regeni. I 5Stelle hanno cambiato drasticamente
opinione: da opposizione erano contro il commercio di armi verso Paesi
in guerra o retti da regimi liberticidi, ma ora non creano problemi.
OCCORREREBBE
un sussulto di dignità della politica: è necessario troncare i rapporti
militari con i Paesi in conflitto, dando concreta attuazione alla legge
e alle mozioni del Parlamento europeo che si è espresso per porre fine
alle vendite di armi ai sauditi. I sindacati dovrebbero rilanciare la
riconversione dell’industria militare verso il civile, per migliorare la
qualità della vita invece che inventare armi sempre più distruttive.