il manifesto 6.2.19
Cgil, Cisl e Uil pronti per piazza San Giovani
Sabato a Roma. Buone risposte dai territori. Ieri la critica a Quota 100: penalizza le donne
Cgil,
Cisl e Uil scaldano i motori per la manifestazione in programma sabato a
Roma. I segnali che arrivano dai territori sono positivi e hanno
portato i sindacati confederali a spostarsi dall’iniziale piazza del
Popolo alla più capiente piazza San Giovanni. Con i pullman già
organizzati si stimano già circa 500mila presenze. Il concentramento del
corteo è previsto alle ore 9 a piazza della Repubblica da dove partirà
il corteo verso la storica piazza San Giovanni dove parleranno i
segretari generali: ad aprire alle 11 sarà il neo segretario della Cgil
Maurizio Landini, poi parlerà Annamaria Furlan della Cisl mentre la
chiusura spetterà a Carmelo Barbagallo della Uil.
Il carattere
unitario della manifestazione è confermato dal fatto che i pensionati di
Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp – che manifestano anche contro il blocco
della rivalutazione delle pensioni – hanno preparato un unico striscione
e sfileranno insieme.
La conferenza stampa di presentazione ci
sarà domani alla sede della Uil ma nel frattempo tutti i segretari
generali stanno girando l’Italia per promuoverla. Lunedì Maurizio
Landini ha tenuto una affollata assemblea alla Vodafone di Ospedaletto
(Pisa) mentre oggi sarà alla Perla – azienda di intimo che ha cambiato
proprietà – di Bologna. «Noi siamo per il lavoro, c’è il problema di
crearlo: la critica che facciamo alla manovra è che non c’è un piano
straordinario di investimenti e non si inverte la tendenza rispetto alle
manovre sbagliate degli anni precedenti», ha detto ieri Landini.
Sempre
ieri i sindacati sono stati ascoltati in commissione al senato anche su
Quota 100, denunciando come si penalizzano i lavoratori del Sud e le
donne perché difficilmente riescono a totalizzare almeno 38 anni di
contributi. Riguardo alle 21mila domande già presentate di cui il 41 per
cento al Sud, secondo i sindacati è probabile che la prima ondata di
domande sia stata fatta soprattutto da coloro che hanno perso il lavoro e
da persone che fanno i conti con un costo della vita più basso e quindi
ipotizzano di andare in pensione anche con un assegno minore. «Ma non è
escluso – come ha spiegato la presidente dell’Inca Cgil, Morena
Piccinini – che molte domande siano state fatte con riserva in attesa di
capire se possano essere accolte e con quale importo», come accadde per
l’Ape social di due anni fa con il 30 per cento di domande non
accettate.
Secondo i sindacati il requisito contributivo dovrebbe
riconoscere la maternità e il lavoro di cura (con uno sconto quindi
rispetto ai 38 anni minimi). Cgil, Cisl e Uil chiedono «un intervento
organico basato sulla flessibilità in uscita a partire dai 62 anni di
età, la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contribuzione a
prescindere dall’età e il riconoscimento della diversa gravosità dei
lavori».