il manifesto 3.2.19
Gantz, il generale che bombardò Gaza sfida Netanyahu
Elezioni
israeliane. Appena qualche settimana fa il primo ministro era certo di
vincere le elezioni del 9 aprile. Ma l'ex capo di stato maggiore delle
offensive contro Gaza nel 2012 e nel 2014 continua a crescere nei
sondaggi. Intanto si spacca la Lista araba unita
di Michele Giorgio
GERUSALEMME
Forse è esagerato parlare di «colpo di stato» dei militari contro
Benyamin Netanyahu, come fa Carolina Landsmann su Haaretz. Ma ci sta.
Sono anni che i capi delle forze armate e dei servizi d’intelligence
israeliani, o almeno alcuni di essi, si mostrano insofferenti nei
riguardi del primo ministro, da dieci anni al potere. E uno di questi,
l’ex capo di stato maggiore Benny Gantz, appena entrato in politica
sembra già in grado di intercettare consensi sufficienti da mettere in
discussione l’ennesima vittoria di Netanyahu quando il 9 aprile gli
israeliani andranno alle urne per eleggere la nuova Knesset. A maggior
ragione se si tiene conto delle voci, sempre più insistenti, che
vorrebbero il procuratore generale Avishai Mandelblit approvare prima
del voto l’incriminazione di Netanyahu per corruzione richiesta dalla
polizia. Gantz, leader del neonato Homed L’Israel (Resilienza di
Israele), si è alleato con un altro ex capo di stato maggiore, Moshe
Yaalon, e diversi sondaggi, dopo il primo vero discorso elettorale
pronunciato a metà settimana, lo danno in forte ascesa, alla pari con il
premier nel gradimento degli elettori israeliani. Vola anche Homed
L’Israel dietro di 6-9 seggi al partito Likud guidato da Netanyahu.
Tutti ne sono convinti. Nei prossimi due mesi la campagna elettorale
vedrà i fuochi d’artificio.
Gantz accusa Netanyahu di aver
spaccato Israele. Afferma di voler creare maggiore unità tra tutti i
cittadini, tra laici e religiosi, tra le varie componenti ebraiche della
popolazione. E promette di “correggere” la legge su Israele-Stato del
popolo ebraico, approvata lo scorso luglio e tanto voluta dal premier e
dalla sua coalizione, che ha sancito nero su bianco lo status di
cittadini di serie B per i palestinesi e i drusi nello Stato ebraico. Ma
i “buoni” propositi si fermano alla politica interna. Se parliamo di
occupazione militare dei Territori palestinesi, di sicurezza e di
diplomazia Gantz è decisamente spostato a destra. L’ex generale si
presenta sorridente e conciliante, spesso appare con la camicia aperta
sul collo come i vecchi leader sionisti per darsi una immagine di
“pioniere” e “combattente” contrapposto al politico scaltro e navigato
Netanyahu. «Per me – ripete – Israele viene prima di tutto. Unisciti a
me e insieme percorreremo nuove strade. Perché abbiamo bisogno di
qualcosa di diverso e insieme faremo qualcosa di differente». Strade
nuove ma non nei confronti dei palestinesi.
L’ex generale, 60
anni, capo dell’esercito dal 2011 al 2015, ha guidato due offensive
contro Gaza: “Colonna di nuvola” (2012) e “Margine Protettivo” (2014). E
della seconda ha usato, peraltro in modo illegale, immagini girate da
palestinesi che mostrano distruzioni immense a Gaza con scritte che
ricordano quanti “terroristi” sono stati uccisi e la “lezione” data ad
Hamas. Una famiglia palestinese intende portarlo in giudizio all’Aja per
uno dei tanti massacri di civili avvenuti in quella guerra. Gantz nel
suo discorso elettorale non ha espresso la volontà di voltare pagina.
Anzi, insiste sul pugno di ferro e afferma una linea intransigente:
Valle del Giordano, Gerusalemme Est e vaste porzioni di Cisgiordania
sotto il controllo di Israele, così come il territorio siriano delle
alture del Golan occupate nel 1967. Con lui al potere la posizione di
Israele verso i palestinesi resterà la stessa, anche se mettesse insieme
una ipotetica maggioranza con i resti del partito laburista (in caduta
libera) e i partiti centristi Yesh Atid, Hatnua e Gesher, guidati da
Yair Lapid, Tzipi Livni e Orly Levy-Abekasis.
Di sicuro, come
vuole una regola non scritta della politica israeliana, non chiederà di
unirsi a una sua coalizione i partiti non sionisti che rappresentano la
minoranza palestinese (20% della popolazione) in Israele. Che si sono
spaccati. La Lista unita araba a inizio gennaio ha perduto uno dei suoi
tre pezzi, il partito Taal del deputato Ahmed Tibi che, confortato dai
sondaggi, ha deciso di andare da solo al voto e di abbandonare le
formazioni progressiste Hadash e Tajammo.