domenica 3 febbraio 2019

Corriere 3.2.19
Il sondaggio
Un italiano su 2 boccia le misure economiche
di Nando Pagnoncelli


Il 54 % degli interpellati boccia le misure economiche adottate dal governo, su tutte il reddito di cittadinanza che «non aiuta la crescita». Anche il «decreto dignità» divide il Paese: favorevoli il 48 %, contrari il 40. Più in generale, stando al sondaggio Ipsos, solo il 33 % è del parere che l’esecutivo sia in grado di favorire lo sviluppo dell’Italia, mentre il 61 % si augura che arrivi la tanto sospirata riduzione delle tasse per le imprese assieme agli incentivi per le assunzioni. Tuttavia resta alta la fiducia nel governo Lega-M5S.
L a Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il 28 gennaio il testo del decreto che contiene le norme riguardanti la riforma delle pensioni e il reddito di cittadinanza, i due provvedimenti simbolo della legge di Bilancio. Il dibattito, talora molto aspro, che ha accompagnato questa fase e la formulazione finale delle due misure hanno determinato qualche cambiamen to nelle opinioni dei cittadini.
Nel sondaggio di fine settembre «Quota 100» risultava apprezzata dal 55% degli italiani e il reddito di cittadinanza, pur avendo più detrattori che sostenitori, veniva giudicato positivamente dal 44%. Oggi la riforma delle pensioni polarizza maggiormente le opinioni (47% i giudizi positivi e 45% i negativi) e fa registrare un aumento di coloro che esprimono un parere negativo, aggiungendo ai detrattori iniziali coloro che si mostrano delusi per il provvedimento rispetto alle aspettative suscitate. Quattro elettori su cinque della maggioranza si dichiarano soddisfatti, come pure il 56% degli altri partiti di centrodestra, mentre nel centrosinistra il 18% è a favore e il 76% contro.
Il reddito di cittadinanza continua a ottenere più giudizi negativi (54%) che positivi (40%); il consenso più elevato si registra tra i pentastellati e, sia pure con valori più contenuti, tra i leghisti (56%). Ma ottiene un consenso tutt’altro che trascurabile tra gli elettori dell’opposizione di centrodestra (33%) e di centrosinistra (20%).
Anche il «decreto dignità» divide il Paese (48% i pareri negativi, 40% quelli favorevoli), con accentuazioni tra i diversi elettorati analoghe a quelle rilevate per il reddito di cittadinanza.
In generale l’operato del governo in materia economica non lascia presagire un miglioramento complessivo nella maggioranza dei cittadini. Infatti, solo il 33% ritiene che l’esecutivo stia favorendo la crescita (il 54% è convinto del contrario), il 32% è del parere che contribuisca a creare nuovi posti di lavoro (contro il 53%) e il 37% pensa che agisca positivamente per la tenuta dei conti pubblici (contro il 48%).
E riguardo a quella che da molto tempo rappresenta la priorità degli italiani, cioè l’occupazione, il 61% auspica la riduzione delle tasse per le imprese e incentivi all’assunzione, mentre il 26% pensa che gli imprenditori dovrebbero mostrarsi disponibili ad assumere anche a costo di ridurre i loro profitti per un certo periodo.
Insomma, il quadro macroeconomico non è positivo, i pronostici dei cittadini su crescita, lavoro e conti pubblici non sono improntati all’ottimismo e i provvedimenti su pensioni, lavoro e reddito di cittadinanza dividono le opinioni.
Alla luce di questi dati ci si potrebbe aspettare un calo di consenso per il governo, mentre non è affatto così: i giudizi positivi si attestano al 54% (stessa percentuale di fine dicembre), quelli negativi passano dal 36% al 37% e l’indice di gradimento cala di un punto (da 60 a 59). È interessante sottolineare la sintonia con l’esecutivo di due terzi degli elettori di opposizione del centrodestra (63%), e di un quarto (24%) di quelli di centrosinistra.
Sono diversi gli aspetti che spiegano queste incongruenze nell’opinione pubblica: innanzitutto, questo è un governo che, agli occhi del 56% degli italiani, è capace di rispettare il programma che si è dato, giudizio condiviso dalla quasi totalità degli elettori della maggioranza ma anche dal 64% di quelli del centrodestra e dal 36% del centrosinistra.
In secondo luogo, le tensioni all’interno della maggioranza non sembrano intaccare più di tanto i giudizi sul grado di intesa tra le due forze di governo: il 51% ritiene il governo coeso, con punte più elevate tra i pentastellati (92%) rispetto ai leghisti (79%).
Infine, continua a prevalere l’immagine di un governo che pur tra mille difficoltà sta dalla parte dei cittadini e, in tal senso, la semplificazione del linguaggio, i toni e lo stile comunicativo inducono la gran parte degli italiani a identificarsi con i leader della maggioranza, Salvini in primis, e contribuiscono a ridurre la distanza tra élite e popolo. La riprovazione e le alzate di sopracciglio, che pure non mancano, contribuiscono a radicalizzare le posizioni.
In questa epoca di cambiamento le opinioni dei cittadini non procedono per linee rette, e immaginare che siano basate solo sulla razionalità, su una sorta di bilancio costi-benefici, significa guardare al presente con le lenti di un passato che sembra difficile possa tornare. Oggi è più premiante che il leader sia «uno di noi».