mercoledì 13 febbraio 2019

il manifesto 13.2.19
Consiglio d’Europa: «Roma minaccia la libertà di stampa»
Rapporto sull'informazione nel Vecchio Continente. Governo nel mirino per il «taglio ai finanziamenti» e l’atteggiamento negativo verso i media. L’Italia osservata speciale con Russia, Turchia e Ungheria. Preoccupazione per la linea e i toni dell’esecutivo. «Di Maio e Salvini usano regolarmente sui social una retorica ostile nei confronti dei giornalisti»
di Guido Caldiron


In Italia, nel corso dell’anno appena trascorso, la libertà di stampa «si è chiaramente deteriorata» e, in ogni caso, si è «ridotta». È un allarme preciso, circostanziato, inquietante, quello contenuto nel rapporto diffuso ieri da associazioni e ong che animano la Piattaforma per la protezione e la salvaguardia del giornalismo che opera per conto del Consiglio d’Europa – tra loro, la Federazione internazionale dei giornalisti, l’Associazione dei giornalisti europei e Reporter senza frontiere -, raccogliendo denunce e monitorando a livello continentale lo stato della libertà di stampa.
NEL DOCUMENTO, intitolato «Democrazia a rischio: minacce e attacchi contro la libertà dei media in Europa», che raccoglie un lungo elenco di pressioni, abusi e violenze che arrivano fino all’omicidio – i casi di morte violenta descritti sono quelli di Jan Kuciak, Jamal Khassogi, Viktoria Marinova e Maksim Borodin, cronisti uccisi rispettivamente in Slovacchia, Turchia, Bulgaria e Russia nel corso del 2018 -, colpisce prima di tutto che la situazione del nostro Paese sia presa in esame con un report specifico accanto a quelli di realtà come l’Ungheria, la Turchia e la Russia. Il motivo di questa scelta è presto detto: l’Italia è «tra i Paesi con il maggior numero di segnalazioni pubblicate sulla piattaforma» nel corso dello scorso anno, «lo stesso numero della Federazione Russa». Cifre inoltre più che triplicate rispetto al 2017.
Complessivamente, il rapporto valuta «la situazione della libertà dei mezzi d’informazione in Europa sulla base di 140 gravi violazioni segnalate alla piattaforma nel corso del 2018», episodi e vicende che si iscrivono spesso in una drammatica continuità di repressione e violenza verso i rappresentanti della stampa indipendente, come ad esempio nel caso del regime di Erdogan in Turchia.
Per il caso italiano permangono ad esempio le indicazioni di pericolosità relative alla presenza delle organizzazioni mafiose – 21 i giornalisti minacciati di morte e per questo sottoposti alla protezione delle forze dell’ordine -, anche se le novità che hanno valso alla Penisola questa sinistra menzione speciale hanno tutte a che fare con il quadro politico definito dall’esecutivo gialloverde. Da questo punto di vista, il rapporto non potrebbe essere più esplicito. «La maggior parte degli allarmi registrati nel 2018 – si legge nel documento -, sono stati inviati dopo l’insediamento ufficiale del nuovo governo di coalizione il 1° giugno». Non solo, «i due vice premier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, usano regolarmente sui social media una retorica particolarmente ostile nei confronti dei media e dei giornalisti».
QUELLA CHE È CHIARAMENTE indicata come l’attitudine negativa del governo italiano nei confronti della libertà di stampa e degli stessi giornalisti è sottolineata a più riprese e con diversi esempi. A partire dall’«abolizione dei sussidi pubblici alla stampa», il vero e proprio attacco alle voci libere (più volte denunciato da questo giornale) che si è tradotto nella cancellazione dei contributi all’editoria non profit deciso dal governo con la recente legge di bilancio. Ci sono poi «gli insulti» rivolti da Di Maio all’indirizzo dei giornalisti o la minaccia di «rimuovere la protezione della polizia per il giornalista investigativo Roberto Saviano», più volte evocata da Salvini.
Un clima, quello che si respira nel nostro Paese, che secondo la Fnsi, citata nel rapporto, espone «i professionisti dei media» ad «un rischio costante di violenza», «alimentato dalla retorica ostile dei membri del governo e dei partiti della maggioranza».
MA SUL GIORNALISMO italiano, come ha ricordato in questi giorni Concita De Gregorio a partire dalla vicenda che la vede suo malgrado protagonista, continua a pesare, accanto alle pressioni politiche e alle minacce violente, il rischio di vedere limitata la propria autonomia e libertà da richieste di risarcimenti danni esorbitanti in cause civili che hanno l’evidente scopo di intimidire o punire le voci scomode dell’informazione.