Il Fatto 9.2.19
Giggino, cultura Millenaria
L’ha
fatto notare Pietrangelo Buttafuoco, ospite di Otto e mezzo, su La7: da
un movimento che affida la sua promessa di democrazia diretta a una
piattaforma che si chiama “Rousseau” ci si aspetterebbe almeno una
rudimentale conoscenza della storia francese. Anche qui, invece, il capo
politico dei Cinque Stelle Luigi Di Maio è riuscito a inciampare
nell’ennesima gaffe. Nella lettera riparatoria a Le Monde, il ministro
ne ha scritta una grossa: descrivendo il rapporto di amicizia che lega
il popolo italiano e quello transalpino, Di Maio non ha potuto esimersi
dall’apprezzare “la tradizione democratica millenaria” dei francesi.
Ahia. Dovrebbe essere una nozione storica macroscopica, una data che
s’impara a memoria anche solo per l’estate di terza media: la
Rivoluzione francese inizia il 14 luglio 1789 e spazza via secoli di
monarchia e ancien régime. Il conto è facile: sono passati “appena” 230
anni, nemmeno il quarto di un millennio. E sì che l’ardore
rivoluzionario dovrebbe essere fonte di profonda ispirazione per i
“nostri”, quelli che promettevano di radere al suolo il vecchio sistema
per edificarne uno nuovo di zecca. Di Maio se la racconti così, magari
poi non se la scorda: nel 1789 i francesi aprirono la Bastiglia “come
una scatoletta di tonno”.