Il Fatto 8.2.19
Il Festival sotto l’ipnosi di Salvini (e della noia)
Ospiti Venditti, Vanoni, Raf, Tozzi. E oggi arrivano i Gilet gialli
di Silvia Truzzi
Dopo
lungo meditare riusciamo finalmente a dare un significato
all’espressione “sovranismo psichico”, evocata dall’ultimo rapporto
Censis sull’Italia, che a prima vista ci era sembrata un po’ una cazzata
ma non avevamo ancora visto il Festival. Tre giorni sono passati e
possiamo dirlo: questo Sanremo 69 è un caso di ipnosi collettiva. Si
parla di Matteo Salvini da mane a sera, dalla conferenza stampa del
mattino al palco della puntata: è lui che detta l’agenda (e la scaletta)
sia che lo si voglia adulare, sia che lo si voglia criticare. L’effetto
di questa epidemia è un po’ comico, e non solo nei casi di servitù
volontaria (un grande classico dei corridoi Rai). Quel che resta della
satira si concentra su di lui: il monologo di Bisio la prima sera, che
incrociava i versi delle canzoni di Baglioni con la questione degli
sbarchi, era così gentile e sfumato che nemmeno i fedelissimi sono
riusciti a definirlo attacco. La seconda puntata Michelle Hunziker e il
medesimo Bisio hanno cantato una vecchia canzone di Rocco Tanica, La
Lega dell’amore (esibizione che ha scomodato persin l’Ufficio legale
della Rai, perché i vertici di Rete non erano sicuri che fosse in regola
con la par condicio delle elezioni in Abruzzo. Poveri noi). E ancora il
numero di Pio e Amedeo con Baglioni per metà era dedicato al
vicepremier: “Claudio, nel tuo spettacolo di qualche tempo fa come ti
chiamavi? Colonnello? Maresciallo? No, eri capitano coraggioso, come
quello là. Nello spot di Sanremo eri vestito da vigile, con la divisa.
Strizzi l’occhio. Dilla tutta, che così il Festival l’anno prossimo lo
facciamo al 100%. Prima chi?”. “Prima gli italiani”.
Nel punto
stampa al Roof, l’ombra del vicepremier aleggia in metà delle risposte,
nell’altra metà Salvini è citato in chiaro. Affermazioni che innescano
reazioni a strascico, come quando Bisio gli ha fatto la dichiarazione
d’amore: “Matteo è spiritoso, Matteo è molto carino”. Bisio era molto
nervoso, al debutto, avvertiva “le pressioni”. “Non volevo pestare
merde”, ha detto spiegando perché in puntata aveva chiesto al “mondo Rai
di chiudere le polemiche”. Un clima di tensione (e questo è
innegabile), accusa il dem Anzaldi. “Basta rileggere le numerose
dichiarazioni del ministro dell’Interno nelle ultime settimane, condite
di avvertimenti più o meno velati, per capire perché Bisio si sia
autocensurato”. Ieri il comico, per la seconda volta, ha letto i tweet
degli haters (stavolta senza citare i cognomi, per fortuna). Hanno
scoperto che nell’Internet la gente si comporta male. E siccome Salvini
mercoledì sera ha postato un’immagine che lo ritraeva davanti alla tv
dove campeggiavano Pio e Amedeo (con il commento “evviva #Sanremo”),
ieri il povero Baglioni ha dovuto rispondere a una domanda sulla fine
delle ostilità. Tra lui e Salvini: “Da parte mia non c’è mai stata
alcuna guerra. Sono felice che ci sia un telespettatore così illustre
che guarda il Festival”. Ovviamente il vicepremier, che non è per niente
narciso, ha preso tutte queste palle al balzo: “Ieri mattina mi sono
svegliato a Siena, sono andato a Terni poi a Roma e dopo all’Aquila.
Arrivo in camera a mezzanotte, accendo la tv proprio mentre a Sanremo
stavano parlando di chi? Di Salvini. Tra l’altro sono stonato come una
campana”. L’ultimo comizio, ieri a Pescara, l’ha chiuso sulle note di
note di Questo piccolo grande amore, annunciando anche che fa il tifo
per i ragazzi abruzzesi del Volo (un uomo che non teme il kitsch).
Il
presidente della Rai Foa, in partenza per la Riviera, loda gli ascolti
(anche per la seconda serata sono in linea con quelli 2018) e invita
(probabilmente invano) a non caricare troppo il Festival di significati
altri: “Sanremo non è una tribuna politica. Tendiamo a politicizzare
tutto ma ci sono momenti in cui la gente vuole semplicemente ascoltare
le canzoni e divertirsi”.
E mentre infuria la polemica con tanto
di ritiro dell’ambasciatore tra Italia e Francia a causa dell’incontro
di Luigi Di Maio con una delegazione di Gilet gialli, altri Gilet gialli
sono attesi a Sanremo nel pomeriggio di oggi “per dimostrare che il
contatto tra Di Maio con la lista di Ingrid Levavasseur non è
rappresentativo del movimento”, spiega su Facebook Maxime Nicolle, uno
dei leader. Forse però qui si continuerà a parlare di Salvini. Non
temono la noia. O è solo assenza di autonomia intellettuale?