lunedì 4 febbraio 2019

Il Fatto 4.2.19
Pd e Forza Italia uniti contro la riforma anti-voltaggabana
La modifica del regolamento blocca i cambi di casacca
di Ilaria Proietti


Tira una brutta aria a Montecitorio per la riforma del regolamento che Roberto Fico vorrebbe portare a casa al più presto. E che servirà ad avvicinare le regole di funzionamento della Camera a quelle già in vigore dalla fine del 2017 al Senato, magari anche per quel che riguarda lo stop ai cambi di casacca: a Palazzo Madama gli eletti che intendono lasciare il gruppo di appartenenza non possono mettersi in proprio, né godere di finanziamenti, neppure in caso di esodi di massa: la sola opportunità è confluire nel Gruppo misto.
Alla Camera invece il vincolo di appartenenza al gruppo con cui si è stati eletti non c’è ancora. In caso di scissioni interne o di fuoriuscite niente impedirebbe formazioni nuove di pacca, sotto insegne sconosciute agli elettori e che, naturalmente, parteciperebbero alla ripartizione del bottino da 30,9 milioni stanziati da Montecitorio ogni anno a titolo di contributi ai gruppi. Una discreta rete di protezione di questi tempi incerti: sono in molti a profetizzare che l’esito delle Europee potrebbero determinare crisi se non collassi interni ai partiti. C’è chi sta attraversando – è il caso del Pd – una travagliata stagione congressuale che lascia già intravedere la minaccia di strappi. E chi cerca – è il caso di Forza Italia – un rinnovamento di leadership atteso inutilmente da anni.
Insomma, per molti la possibilità di cambiare insegne senza finire nel limbo del Gruppo misto è una scialuppa da preservare a tutti i costi. E forse non è un caso che proprio Pd e Forza Italia abbiano minacciato barricate sulla riforma del regolamento.
Per dem e forzisti se ne potrà parlare solo dopo che verranno approvate le riforme costituzionali, ossia tra molti mesi. C’è chi dice addirittura un paio d’anni o più. Sempre che nel frattempo la maggioranza tenga nella composizione attuale e che la legislatura non finisca anzitempo.
Lo si è capito l’altro giorno alla prima riunione della Giunta del regolamento della nuova legislatura, in cui Fico ha proposto di allargare i lavori ai gruppi attualmente non rappresentati nell’organismo, ossia Fratelli d’Italia, LeU e il Gruppo misto. Il presidente della Camera l’ha spuntata, ma ha dovuto faticare per rassicurare che aumentando i componenti da 10 a 15 non si produrrà una eccessiva distorsione della corretta rappresentanza proporzionale dei Gruppi. Numeri a parte – comunque non una questione trascurabile quando si tratta di cambiare le regole – il nodo resta la “netta contrarietà e indisponibilità” a discutere della riforma del regolamento già manifestata da Pd e FI e dem. L’azzurro Roberto Occhiuto è stato chiarissimo: non se ne fa nulla prima che si sia concluso l’iter delle modifiche costituzionali che imporranno di rimettere mano anche al regolamento, quindi tanto vale attendere. Simone Baldelli, sempre di FI, ha avvertito Fico sul rischio che anche le regole della Camera possano offrire ulteriori occasioni di divisioni in un clima già teso tra maggioranza e opposizioni, paventando lo spettro di una riforma di parte “con inevitabile coinvolgimento della posizione del presidente”. Tesi sposata appieno dal dem Emanuele Fiano. Fico è avvertito.