Il Fatto 3.2.19
Il colpo di Stato mondiale
di Furio Colombo
Sta
finendo in queste settimane in Sud Africa il capolavoro di
pacificazione voluto da Nelson Mandela. Sta esplodendo una violentissima
contrapposizione, del tutto diversa dal passato, fra bianchi e neri. La
ragione è una vasta e bene orchestrata fake news che racconta il
complotto dei bianchi per fare ammalare i neri. La malattia è l’Aids, il
veicolo è il retro-virus detto Hiv. La diffusione avverrebbe, da un
lato, attraverso misteriose medicine delle case farmaceutiche del Nord
Europa e attraverso le vaccinazioni; dall’altro, l’intero mondo
industriale, finanziario e bancario del mondo si assumerebbe il compito
di provvedere, nel corso dei prossimi due decenni, a stroncare la
minacciosa popolazione nera del mondo. Chi ha letto queste righe avrà
notato che c’è qualcosa di vecchio e di tristemente universale (per
ragioni tuttora ignote): la lotta alle vaccinazioni viste come lo
strumento di dominio di alcuni potenti untori. E c’è qualcosa di nuovo.
Adesso sappiamo chi lo ha diffuso in Sud Africa, governi bianchi
dell’apartheid e poi governi bianchi liberal. Il populismo è la
ribellione di chi chiede, per ragioni che sembrano clamorose ma sono
solo narrazione di un nuovo tipo di movimento politico, cambiamento e
vendetta.
Queste due parole saldano il populismo sudafricano, cioè
del Paese più ricco dell’Africa, al populismo che sta percorrendo il
mondo come un ghibli che offusca la vista e spinge a mobilitazioni e
decisioni sempre più separate dalla realtà. Ho citato il Sud Africa
perché su quello che ho raccontato stiamo per vedere un film che si
chiamerà Cold Case Hammarskjöld. Racconta di un vasto complotto che
include reparti speciali sudafricani, della Cia e dei servizi segreti
inglesi, nell’assassinio del segretario generale dell’Onu il cui nome dà
il titolo al film. A quanto pare, la sua eliminazione era
indispensabile per la riuscita del complotto.
Naturalmente la
cultura politica sudafricana in questo momento si schiera contro i
vaccini, contro la scienza, contro le banche che hanno finanziato il
tutto e contro la sottomissione a poteri di altri Paesi, comprese le
Nazioni Unite, che non li riguardano. Il sovranismo bianco e quello nero
sono identici, salvo essere ognuno il pericolo intollerabile
dell’altro. Resta così svelato il perché, durante un bel giorno di
campagna elettorale presidenziale, negli Stati Uniti, uno dei candidati
alle primarie elettorali del Paese più importante del mondo ha
cominciato a definire “ladri, stupratori e inabili a ogni lavoro”
milioni di suoi cittadini (messicani e sudamericani), che sostengono
l’economia del suo Paese, ha cominciato a ridicolizzare la scienza e i
vaccini, ha cominciato a invocare un immenso muro per difendere
l’America dal pericolo del “mondo fuori”, ha proclamato gli articoli
fondamentali del sovranismo, ha gettato come un macigno sulla storia uno
slogan tipico dei deboli: “America First”.
E nel momento in cui
ha ingranato furiosamente la marcia contro ogni collaborazione,
tolleranza e accoglienza, una grande folla, fino a quel momento
nascosta, si è raccolta intorno a lui proclamandolo leader, nella
persuasione di avere patito un grande furto di ricchezza dalla
privazione di sovranità.
Ha trovato gli stessi nemici del
populismo italiano, di quello inglese, di mezza Europa (l’altra metà
giace inerte). In questo clima di programmata ostilità (che esiste prima
di sapere “ostile a chi”?) si diffonde sia negli Usa che in Europa la
leggenda di un finanziere ebreo di nome Soros: dobbiamo a lui la grande
miseria a cui il sovranismo deve opporsi con urgenza e, se necessario,
anche con fermezza (vedi la crudeltà nel mare italiano).
In
Venezuela, dove non si può decidere fra due contendenti al potere,
entrambi dal passato pre-sovranista, e in Brasile, dove una spinta netta
ha portato, come in Italia, il sovranismo al potere al primo colpo, si
vede meglio il quadro mondiale. Religioni (variazioni bizzarre del
cristianesimo) e superstizioni fanno la loro parte, cercando di portare i
credenti lontani dal Papa, che ha rifiutato di dare una mano alla
nuova, cieca visione del mondo. Nel ghibli che ci tormenta nessuno vede
l’altro, e quando lo vede, vede un nemico. Nel Senato italiano qualcuno
ha pensato che fosse il momento giusto per rimettere sul tavolo, bene in
vista, “I Protocolli dei Savi di Sion”. Ma le parole d’ordine sul
nemico (nemico è chiunque offra le prove sulle totali invenzioni del
sovranismo), le istruzioni per l’eliminazione del “prima”, il
cambiamento del passato e una narrazione adatta a un presente mondiale
chiuso in un sinistro indovinello (dove si va di qui?) sono uguali nel
mondo. Poiché viviamo circondati da un comportamento assurdo, non è
improprio concludere con una frase che sembra assurda: è in corso un
colpo di stato mondiale.