Il Fatto 2.2.19
Siria-Francia solo andata: tornano gli orfani del Califfo
di Luana De Micco
Circa
130-150 foreign fighters, uomini e donne detenuti dalle forze curde in
Siria, e con loro numerosi bambini, potrebbero rientrare in Francia
nelle prossime settimane. “Ci stiamo preparando all’eventualità. Abbiamo
fatto una scelta: preferiamo rimpatriarli”, ha detto la ministra della
Giustizia Nicole Belloulet. Finora Parigi era stata di un altro parere.
Quando, lo scorso anno, Mélina Boughedir, 27 anni, quattro figli,
partita a Mosul nel 2015 e in attesa di processo in Iraq, aveva
implorato la Francia di farla rientrare a casa, Parigi le aveva chiuso
la porto. A giugno la donna è stata condannata dal tribunale di Baghdad a
20 anni di reclusione: “Quando si parte per Mosul è per combattere. È
normale che madame Boughedir venga giudicata dal paese in cui ha
commesso i crimini”, aveva tagliato corto il ministro degli Esteri, Yves
Le Drian.
Nel frattempo la situazione è cambiata: Donald Trump ha
annunciato il ritiro delle truppe americane in Siria, circa 2.000
uomini, abbandonando gli alleati curdi. “Va da sé – ha spiegato la
Belloubet –che, se c’è un rischio che i francesi detenuti dai curdi
vengano rimessi in libertà e espulsi, è nostro interesse collettivo
tenerli sotto controllo piuttosto che lasciarli liberi senza sapere dove
sono”. In sintesi, meglio in carcere in Francia che in giro chissà
dove, liberi di fomentare nuove azioni.
Il ritorno dei jihadisti
però preoccupa i francesi. La Francia è il Paese che ha sofferto di più
negli ultimi anni della furia di Daesh. Dal 2015 a oggi più di 250
persone sono morte negli attentati e l’ultimo attacco, al mercato di
Natale di Strasburgo, non risale neanche a due mesi fa. Che fare degli
ex combattenti di Daesh una volta sbarcati all’aeroporto di Roissy?
“Verranno affidati alla giustizia e nella maggior parte dei casi – ha
assicurato il responsabile dell’Interno, Christophe Castaner – andranno
in prigione”. Una promessa rassicurante, fino a che punto? Le
sovraffollate carceri francesi sono diventate negli anni i principali
focolai della radicalizzazione di matrice islamista. È in prigione che
Chérif Kouachi, uno dei killer di Charlie Hebdo, si era radicalizzato e
aveva conosciuto Amedy Coulibaly, autore della strage al supermercato
kosher.
I jihadisti rimpatriati raggiungeranno i circa 500
detenuti per terrorismo islamista e 1200 radicalizzati che già contano
le prigioni francesi. Sconteranno la pena e un giorno torneranno liberi
come le decine di detenuti radicalizzati che già sono usciti di prigione
o stanno per uscire. Un’altra “trentina” nel 2019, per la ministra
Belloubet. Contro la radicalizzazione nelle prigioni, Parigi sta creando
dei quartiers étanches, “zone stagne”, con 1.500 posti, per isolare i
detenuti più pericolosi; 450 posti dovrebbero essere pronti per metà
2019. Basterà? Nel suo agghiacciante Les Revenants, il giornalista David
Thomson ha scritto: “Non si può essere mai sicuri della sincerità di un
jihadista, neanche quando si dice pentito”. C’è anche un’altra
questione delicata: che fare dei “leoncini di Daesh”? Tra gli estremisti
che la Francia aspetta non ci sono solo adulti, molti sono bambini, il
75% di loro avrebbe meno di 7 anni, secondo la ministra Belloubet.
Bimbi
arrivati nelle zone di guerra piccolissimi o nati lì, che hanno visto e
vissuto di tutto, che forse hanno già tenuto in mano un’arma e ucciso, e
che rientrano con traumi enormi. Per loro è previsto un “trattamento ad
hoc”: “Si studierà caso per caso – ha spiegato Le Drian – insieme alla
Croce Rossa internazionale e sotto il controllo delle autorità
giudiziarie francesi”. Molti saranno affidati a famiglie. Alcuni
esperti, come Gilles Kepel, specialista del mondo arabo, ritengono che,
se una risposta ottimale al problema dei jihadisti di ritorno non
esiste, quella di metterli nelle carceri francesi almeno denota buon
senso. È invece contraria al rimpatrio Marine Le Pen: “Il posto di quei
fanatici non è la Francia – ha detto la leader del Rassemblement
National – quante nuove reclute faranno in prigione? Di quanti nuovi
attentati saranno responsabili?”. Nicolas Dupont-Aignant, del partito
sovranista Debout la France, ha persino ipotizzato di esiliare gli
estremisti islamici nelle lontane isole Kerguelen, minuscoli territori
francesi nell’Oceano Indiano.